La scarpa numero 42
Una sera ricevo un sos per un’amica che deve essere dimessa dall’ospedale l’indomani, dopo un intervento ai piedi. Allora sposto un impegno che non crea problema e mi offro di accompagnarla.
La mattina seguente molto presto esco di casa. Ho in mente un percorso preciso con i mezzi pubblici per raggiungere l’ospedale. Dopo avremmo preso un taxi per tornare a casa. Purtroppo, confondo il numero con una linea express e il bus mi porta in quartieri che non conosco. Cerco di stare calma e provo a consultare il percorso col cellulare. Mi sembra di intravedere un’alternativa.
Alla fine, cambiando mezzi e strada, perdendo un po’ di tempo, arrivo a destinazione. Mentre sto per entrare in ospedale, ricevo la telefonata della mia amica che ha bisogno di una scarpa tutore post-operatoria perché quella che lei si è procurata, numero 41-42, è troppo piccola. Il medico ha ordinato di prendere un numero più grande.
Esco dall’ospedale e vado nella farmacia vicino all’ingresso. Non ha il numero 43-44. Mi indica un negozio vicino di articoli sanitari. Vado e purtroppo non ha quel numero. Mi indica un’altra farmacia un po’ più lontano. Non ha quel tipo di scarpe. Mi indica un altro negozio di ortopedia sanitaria. Vado e trovo la serranda abbassata, non c’è scritto l’orario di apertura.
Entro in un centro medico accanto per chiedere informazioni. Alla reception la signora chiede cosa mi serve. Le rispondo e lei mi dice: «Venga con me, le apro io». «Ma è lei la proprietaria?». «No, ma è dello stesso titolare, il negozio sta per chiudere». Un colpo di fortuna, penso dentro di me e spero anche per la scarpa. Invece no, ha solo un numero ancora più grande, il 45-46. Chiamo l’amica e spiego la situazione. Comincia un giro di telefonate. La signora mi suggerisce di fare una foto. Fatto, ma poi dalla foto non si capisce bene. Si misura la scarpa, ma ci sembra davvero troppo grande. Non avendo altra possibilità, penso di comprarla. Prima di pagare, la signora, molto disponibile e sincera, chiede ancora: «È sicura? Ho solo questa in negozio e non si può cambiare». Siccome senza questo tutore l’amica non può uscire dall’ospedale, decido di prenderla comunque.
Torno in ospedale e cerco il reparto. Davanti all’ascensore una signora mi dice: «Non funziona da questa mattina». «Come è possibile?». «Sì, ma lei può andare all’altro reparto, salire e passare nel corridoio». Per carità, penso, questo ospedale è enorme, se vado dall’altra parte non so se riesco a ritrovare il posto giusto, poi in questo tempo di emergenza sanitaria non so se mi lasciano attraversare tutti i corridoi! Allora decido di salire a piedi. Sono al quarto piano e devo raggiungere il decimo. All’ottavo faccio una pausa. Guardo sul cellulare il messaggio del Passaparola – una frase breve che qualcuno mette a disposizione ogni mattina per aiutarci a vivere in modo più positivo la giornata –, quello di oggi è «Crescere nella comunione fra tutti». Azzeccato, per me questa è un’occasione per far crescere amicizia, empatia e vicinanza.
Finalmente arrivo al reparto e consegno la scarpa all’infermiera, sperando che vada bene. Dopo un po’ di suspense esce l’amica, molto grata mi dice che effettivamente ci vuole la misura grande, tutto ok! Allora andiamo a casa. Passo alla farmacia per le medicine e rimango con lei ancora un paio d’ore, finché un’altra amica arriva per prendersi cura di lei.
Riprendo la strada verso casa. È da non crederci… faccio di nuovo inutilmente dei giri in più! Tutto sommato non è così male, è una bella giornata di sole e ho fatto un tour di Roma by bus!