La Sardegna sceglie di abolire le province
Domenica la Sardegna andrà al voto non per le amministrative, spostate incredibilmente al prossimo mese, ma per 10 quesiti referendari. Ai sardi verrà chiesto di abrogare le quattro nuove province istituite con legge regionale e che hanno determinato, quindici anni fa, la redefinizione delle circoscrizioni provinciali. Così alle storiche province Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano si erano aggiunte Carbonia – Iglesias (Sulcis Iglesiente), Medio Campidano, Ogliastra e Olbia Tempio, tutte e quattro con doppio capoluogo di provincia.
La consultazione referendaria è arrivata dopo la raccolta di firme avviata da un comitato composto da diversi esponenti della società civile e dai Riformatori sardi, formazione politica vicino a Mario Segni, anche se alcuni politici di livello nazionale, come Arturo Parisi, hanno sostenuto il referendum.
Da un lato quindi il comitato referendario, dall’altro l’Unione delle Province Sarde, che ha tentato in tutti i modi di bloccare il voto, fino a venerdì sera con una serie di ricorsi ai tribunali, tutti respinti. «Quanto deciso dal tribunale – ha affermato Michele Cossa esponente dei riformatori – ha bloccato una volta per tutte l’assalto al voto da parte di chi pensa solo alla difesa di poltrone e benefici».
Dal canto loro i rappresentati della Province sperano che il quorum non venga raggiunto. «Solo così – hanno detto i rappresentanti degli Enti intermedi – sarà possibile continuare ad assicurare vicinanza ai comuni nelle necessarie scelte che ogni giorno devono essere fatte».
Gli elettori sardi troveranno al seggio dieci schede. Nelle prime quattro verrà chiesto loro se abolire o meno la legge regionale del 1997 che istituiva le quattro nuove province, mentre il quinto quesito riguarda l’abolizione delle altre 4 province, quelle storiche. Il sesto riguarda la riscrittura dello Statuto Sardo, il settimo l’elezione diretta del Presidente della Regione, l’ottavo punta ad un riassetto del Consiglio Regionale, il nono punta all’abolizione dei Consigli di Amministrazione di tutti gli enti strumentali della Regione, il decimo vorrebbe invece ridurre il numero dei consiglieri regionali. Dunque accanto ai primi quesiti abrogativi ci sono anche quelli consultivi.
L’incognita resta la partecipazione, considerato che la campagna referendaria non è stata sostenuta mediaticamente e solo venerdì sera, anche il Consiglio regionale, ha deciso di posticipare, a dopo il voto, la riforma degli Enti locali, decisione che ha disteso il clima, visto che i referendari temevano un colpo di mano da parte dei consiglieri regionali.
Si vota solo domenica dalle 7 alle 22, lo spoglio inizierà lunedì mattina. La consultazione per essere valida dovrà vedere alle urne il 33% degli aventi diritto.