La Sardegna dopo l’alluvione
Sono trascorsi quasi quattro mesi dall’alluvione che ha interessato la Sardegna. Nei giorni immediatamente successivi la macchina della solidarietà si è attivata, con volontari pronti ad intervenire, singoli o associazioni che si sono adoperati per raccogliere fondi e nei giorni scorsi la Caritas di Tempio – Ampurias ha resto noto i dati: un milione di euro raccolti e distribuiti ai più bisognosi.
Felice il vescovo di Tempio, monsignor Sebastiano Sanguinetti. «Il mare di bisogni è tale – dice – che pur con una cifra che supera il milione di euro la raccolta è una goccia ma comunque significativa che molteplici significati. In primis la catena di solidarietà che si è sviluppata in modo spontaneo non solo nella Diocesi ma in tutta la Sardegna e nel resto d’Italia. La Sardegna ed Olbia in particolare non si sono sentite sole ma con tante persone disposte ad aiutare chi era stato colpito dall’alluvione. Il secondo elemento è che quanto raccolto è il frutto dell’impegno di singoli ma anche di enti e società che non hanno voluto far mancare la loro vicinanza in un momento difficile, come quello vissuto in quei giorni, e che continua ancora per tante famiglie».
Anche la responsabile della Caritas, suor Luigia Leoni, è soddisfatta. «Molte offerte arrivano dalla Sardegna – afferma la religiosa – ma tante ci sono giunte anche dalla Penisola e dall’estero dove tanti emigrati che si sono trasferiti per lavoro non hanno dimenticato la loro Terra. Quello che ci ha colpito è la prossimità e la vicinanza di tanti per un evento che ha lasciato il segno così come è stato bellissimo vedere tanti volontari, molti giovani, mettersi a disposizione delle diverse necessità in fase di emergenza ed anche nelle iniziative che in mille modi hanno consentito di aiutare chi ha perso tutto. Tra i giovani solo quelli censiti sono stati oltre 700, ai quali vanno aggiunti tanti altri».
Un unico neo in questa situazione la notizia dei giorni scorsi sulle verifiche effettuate ad Olbia, secondo le quali il 35% delle autocertificazioni per i danni subiti è risultato non veritiero, insomma alcuni si sono trasformati in furbetti dell’alluvione. Un ulteriore fronte di indagine per le procure interessate alla vicenda che ricordiamo è costata la vita a 19 persone e procurato danni stimati per il momento in 600-700mila euro.
Nel frattempo la solidarietà non si è fermata ed anche iniziative spesso silenziose hanno dato una mano concreta a chi aveva persone tutto o moltissimo. Tante le esperienze messe in campo per sostenere chi era in difficoltà.
A Sassari, si è svolta una lotteria organizzata da un medico che ha sentito di dover mettere a disposizione gioielli donati dai pazienti in diversi anni di lavoro, ed ha coinvolto anzitutto la famiglia, il marito e i figli, i quali a loro hanno coinvolto amici e colleghi. Quando poi c’è stata l’estrazione e lei ha portato il primo premio alla persona che aveva il biglietto vincente, questa le ha detto che non poteva prenderlo, ed oltre alla cifra raccolta, doveva donare alla giovane famiglia di Torpè anche quel gioiello.
A Cagliari è stata organizzata una raccolta di biancheria e “terraglie” per “ricostituire” il corredo di una giovane famiglia che ha perso tutto: è arrivato veramente tantissimo, cose scelte con cura, con attenzione, quasi come si trattasse di un proprio congiunto. Diverse le raccolte di beni di prima necessità organizzate a Sassari e ad Iglesias, il cui ricavato è stato distribuito a diverse famiglie.
È stato anche aperto un conto corrente dedicato alla raccolta fondi per le vittime dell’alluvione. Dopo poco più di un mese dalla sua apertura, sono arrivati circa 35 mila euro, ai quali si sono aggiunti altri 10.000 euro circa, provenienti da tutta Italia ma anche da altre nazioni: molte comunità, sotto le feste natalizie, hanno organizzato momenti comunitari con giochi o altri eventi con lo scopo di raccogliere fondi per gli alluvionati.
Una solidarietà senza confini dunque.
Anche una famiglia di Torpè sta recuperando pian piano ciò che è andato perduto con una consapevolezza: quella di non essere stati lasciati soli ma, pur nel dolore della perdita della casa, c’è chi si è mosso per dare loro sostegno in un momento così difficile.