La Sardegna devastata dal ciclone chiede lo stato d’emergenza
Come due anni fa un ciclone si è abbattuto sulla Sardegna e una buona parte dell’Isola è finita sott’acqua. A farne le spese maggiormente Olbia e la Gallura, anche se altre parti della regione come il nuorese e il sud dell’Isola stanno facendo la conta dei danni.
Nel capoluogo gallurese il rio Siligheddu è esondato in più punti e ampie zone della città sono state allagate, proprio come nel 2013. Nelle campagne intorno al capoluogo alcune abitazioni sono rimaste isolate e gli abitanti sono stati soccorsi dai vigili del fuoco.
Il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, ha chiesto ai cittadini di non uscire di casa se non per urgenze e ha dichiarato lo stato di emergenza, chiedendo il riconoscimento dello stato di calamità naturale.
Imponente la macchina dei soccorsi con oltre 10mila gli uomini impegnati: a quelli della Protezione civile regionale si sono affiancati anche personale e mezzi della Brigata Sassari, giunti in Gallura. Con i soccorritori all’opera anche la popolazione, impegnata nella pulizia di scantinati e case allegate. In loro c’è molta rabbia, perché poco e nulla è stato fatto nei due anni dal tragico novembre 2013. In molti hanno denunciato la mancata pulizia dei corsi d’acqua che, nel loro improvviso ingrossamento, hanno trascinato alberi e detriti, finiti sotto alcuni ponti permettendo così all’acqua di uscire dagli argini e arrivare nelle abitazioni.
Il vero problema è la mancanza di prevenzione. Quello sardo è un territorio dove il rischio idrogeologico è molto alto e gli abusi edilizi dei decenni passati stanno presentando il conto, mentre le opere di prevenzione sono pressoché nulle: in Sardegna 198 comuni su 377 non hanno un piano per l’emergenza. Ciò che sconcerta i cittadini è il fatto che nell’ultimo biennio le opere di ripristino e quelle di prevenzione non sono state realizzate. L’Isola si è ritrovata nuovamente, come altre zone colpite dal maltempo, a rifare la conta dei danni. Una conta che ha amareggiato soprattutto chi, con fondi propri, ha ripristinato i danni subiti nel 2013.
Le cronache registrano problemi sul fronte viabilità con la chiusura al traffico la strada statale 127, che collega Olbia a Tempio, unica via di collegamento dopo il crollo due anni fa del ponte all’altezza di Monte Pinu, nel quale morirono tre persone, e non ancora ristrutturato. Linee elettriche e telefoniche interrotte in alcune zone, così come e l’approvvigionamento idrico, specie in Gallura e in Baronia, interrotto per la rottura di una condotta nel comune di Siniscola (NU) che serve alcuni comuni. Disagi al traffico anche sulla statale 125 chiusa per alcune ore a causa delle forti piogge.
A Torpè, nel nuorese, alcune famiglie per precauzione sono state allontanate dalle loro case, dopo che le acque dei torrenti a monte del centro hanno allagato le abitazioni, proprio come nel 2013. Disagi anche a Santa Maria Navarrese sulla costa nuorese. Qui un acquazzone ha provocato allagamenti. Nel sud dell’Isola problemi nei collegamenti ferroviari con ritardi per i treni, mentre un volo in arrivo a Cagliari è stato dirottato ad Alghero a causa del vento forte e della pioggia.
A Capoterra, già nel 2009 interessata da una disastrosa alluvione, molta paura per gli abitanti di Frutti d’Oro a causa degli allegamenti di abitazioni e scantinati, mentre la statale 195 è stata chiusa al traffico. A Cagliari in alcuni quartieri si sono registrati allagamenti, mentre sul litorale del Poetto alcuni chioschi sono stati scoperchiati dal forte vento di scirocco.
L’allerta meteo aveva determinato per la giornata di giovedì la chiusura delle scuole e uffici pubblici, mentre le strutture sanitarie avevano assicurato le sole emergenze. Cessato l’allarme ora si fa la conta dei danni, mentre scuole, università, uffici pubblici e strutture sanitarie hanno regolarmente ripreso le attività.