La salute e la fuga dei capitali
Quella parte della cittadinanza che si riconosce nei movimenti ambientalisti, ora che Napolitano ha firmato il decreto, si ripromette di andare sotto la prefettura portando una copia di «quella Costituzione che pone la salute come bene irrinunciabile e non negoziabile». Il leader nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, consigliere comunale di opposizione a Taranto, ha presentato alla procura tarantina «la richiesta di sequestro conservativo dei beni mobili e immobili, titoli dei conti correnti della famiglia Riva e dei soci del Gruppo», a garanzia del principio che «chi inquina deve pagare». Ma, come sanno in molti, presenta una qualche difficoltà intercettare la catena di comando di una realtà industriale che detiene le leve del controllo finanziario in Olanda e Lussemburgo.
Nonostante l'annuncio del decreto che sembra salvare i posti di lavoro, rimane il nodo degli investimenti tecnologici necessari non solo sul piano ambientale ma per competere in una realtà mondiale dove il 45 per cento della produzione dell'acciaio proviene dalla Cina, mentre i siti europei soffrono di sovrapproduzione.
La centralità strategica della siderurgia si coglie nelle dichiarazioni del sottosegretario al ministero dell'Economia, Gianfranco Polillo, quando afferma, sull'Huffington Post Italia, che «se si blocca il comparto, viene giù tutto il resto: dall'automobile, alla meccanica e via dicendo. Dovremo colmare il vuoto di produzione con importazioni dalla Cina, dall'India, dalla Russia, dalla Germania e dalla Turchia». Polillo cita, perciò, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai di Confindustria, che valuta in 25 miliardi di euro l'esborso necessario a coprire il vuoto di produzione italiana.
Sulla vita dei tarantini si muovono, quindi, queste cifre e strategie che fanno intravedere la necessità di interventi esterni per poter rendere effettive le prescrizioni contenute nel decreto. In sostanza, da dove arriveranno i soldi? Alcuni prevedono il necessario coinvolgimento del Fondo strategico (F2i) controllato dalla Cassa depositi e prestiti (cioè dallo Stato), mentre altri osservatori fanno notare l'interesse di investitori esteri. I cinesi sono invocati in ogni vertenza estrema, dalle auto di Termini Imerese agli autobus dell'Iribus irpina, e non solo per i loro fondi sovrani invitati a finanziare e guadagnare con il nostro debito pubblico.