La Russa presidente del Senato e la storia politica italiana

L’elezione dello storico esponente della destra alla seconda carica dello Stato è stata segnata dall’intervento di Liliana Segre, testimone vivente dei valori della Costituzione, e dal discorso ecumenico di La Russa. Importanti rimandi alla storia nazionale da tener presente per affrontare le difficili sfide del nostro tempo. Il messaggio del Mppu per un necessario confronto nel merito per affrontare le  grandi questioni dell’agenda politica attuale
Ignazio La Russa e Liliana Segre(AP Photo/Gregorio Borgia)

Il Senato nella sua prima seduta della nuova legislatura ha eletto come presidente Ignazio La Russa, cofondatore di Fratelli D’Italia e militante da sempre, e con orgoglio, di quella destra italiana che affonda le radici nel Movimento Sociale.

Secondo gli equilibri interni alla maggioranza che ha vinto le elezioni politiche del 25 settembre alla Camera verrà eletto un esponente della Lega, mentre si stanno definendo le caselle dei titolari dei ministeri in una trattativa dove emerge il disagio di Forza Italia. A differenza dei precedenti governi di centro destra guidati da Silvio Berlusconi, il nuovo esecutivo di Giorgia Meloni si connota per una netta prevalenza della destra sul centro cosiddetto moderato e liberale.

Non è solo una questione di nomi ma di sostanza dato che i 3 partiti della coalizione vincente esprimono famiglie politiche differenti a livello europeo. La Meloni che presiede il gruppo dei conservatori mentre Forza Italia, con la frazione residua dei centristi, fa parte del Partito popolare europeo. La Lega si colloca, invece, nell’area cosiddetta dei sovranisti di Identità e democrazia.

La seduta del Senato del 13 ottobre rappresenta una data storica per la Repubblica italiana ed è stata una lezione di storia contemporanea con rimandi ad eventi e persone che probabilmente non sono più così evidenti nella conoscenza media e nell’immaginario comune.

Le cronache si soffermano sulle schermaglie tra gli eletti che si muovono nell’arena parlamentare come se fosse un campo di calcio, con i protagonisti che si coprono la bocca per non far percepire il labiale alla folla dei giornalisti presenti sugli spalti. Ormai i senatori sono solo 200 ed è perciò aumentato il peso specifico di ciascuno nello spostare i consensi da una parte all’altra.

Se ne è avuta una dimostrazione pratica immediata con l’elezione di La Russa che è avvenuta senza il voto di buona parte dei senatori di Forza Italia ma con l’aiuto di quelli dell’opposizione coperti dalla segretezza dell’urna. Si può immaginare che il soccorso sia arrivato dal gruppo di Azione/IV ma gli interessati negano e certi misteri, come l’identità dei 101 franchi tiratori dem che impedirono l’elezione al Quirinale di Romano Prodi, sono destinati a rimanere tali.

Quel che importa davvero è il contenuto dei due discorsi che hanno aperto e chiuso la seduta di Palazzo Madama. A presiedere l’assemblea è stata Liliana Segre, la senatrice più anziana, nominata a vita dal presidente Mattarella come testimone vivente della persecuzione razziale che costituisce una delle pagine più buie della storia patria.

Un intervento semplice e magistrale quello della Segre che è andata subito al punto evocando la tragedia del ventennio fascista. «In questo mese di ottobre – ha detto – nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica».

La senatrice ha incentrato il suo intervento sul senso e il valore della Costituzione che affonda nella Resistenza, non solo quella emersa nel 1943 ma quella che ha le sue radici nell’opposizione democratica alla dittatura rappresentata dal martirio di Giacomo Matteotti. Anche se città e paesi sono pieni di strade e piazze intitolate al deputato socialista sequestrato e ucciso nel 1924, è probabile che siano pochi a conoscere la storia di questo economista refrattario alla retorica guerrafondaia, mentre si è fatto molto in questi anni per ricordare nelle scuole la vergogna delle leggi razziali del 1938 che portarono la giovane Liliana Segre prima fuori dalla scuola e poi nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

La novità di questo 13 ottobre 2022 è rappresentata dal discorso di Ignazio La Russa che pur provenendo da una cultura politica che affonda le radici nel fascismo, come afferma senza reticenze, ha affermato di riconoscersi integralmente nel discorso della Segre definendola “presidente morale” del Senato.

D’altra parte sono quasi 30 anni che gli esponenti del Msi sono arrivati al governo della Repubblica in un itinerario che sembrava impossibile da credere nell’Italia del dopoguerra segnata dall’esclusione dei missini dall’arco costituzionale. Anche se il partito guidato dal carismatico Giorgio Almirante ha inciso comunque sugli equilibri parlamentari della prima Repubblica raccogliendo, inoltre, consensi consistenti nelle elezioni locali a partire da Roma.

La nascita e poi l’affermazione di Fratelli D’Italia rappresenta il riscatto di una cultura politica che sembrava annacquata nell’alveo del Popolo della Libertà dove era confluita Alleanza nazionale (ex Msi) rinunciando al simbolo identitario della fiamma tricolore che invece campeggia nel partito della Meloni. I nuovi equilibri di potere con Berlusconi rappresentano una rivincita interna dopo l’esclusione di Gianfranco Fini e la meteora del partito di Futuro e Libertà. Alcuni quadri direttivi ed esponenti di primo piano di Forza Italia sono stati eletti con la Meloni che esercita, perciò, una nuova egemonia culturale espressa dal discorso del nuovo presidente del Senato.

La Russa e Liliana Segre vengono entrambi da Milano, città segnata dalla guerra di Liberazione culminata con l’esposizione del corpo senza vita di Mussolini e dei suoi ultimi seguaci della Repubblica di Salò a Piazzale Loreto. È in questa città, simbolo del progresso economico e del miracolo italiano, che si sono registrati eventi traumatici della strategia della tensione, con scontri politici violenti evocati da La Russa nel suo discorso che ha voluto ricordare alcune vittime di quegli anni, il suo amico Sergio Ramelli e i 2 giovani della sinistra extra parlamentare  Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci.

Inevitabile, inoltre, nell’intervento di La Russa il richiamo a Luciano Violante, ex magistrato eletto con il Partito comunista, che nel suo discorso da neo presidente della Camera, nel 1996, richiamò la necessità di cercare una riconciliazione con quella parte del Paese che aderì, per un senso di amor di Patria, alla Repubblica Sociale italiana, cioè al regime collaborazionista della Germania nazista.

D’altra parte c’è da riconoscere che le forze politiche antifasciste, e in primis la Dc, decisero di non escludere dalla rappresentanza parlamentare quella parte degli italiani che si rifacevano esplicitamente alla storia della Rsi. Alla presidenza del Msi si sono alternati, per avere un’idea, il principe Julio Valerio Borghese e il generale Rodolfo Graziani, mentre una componente di quel partito aveva come ideologo di riferimento il filosofo Julius Evola.

La scelta esplicita di mantenere una parte significativa dell’elettorato nostalgico del giogo democratico ha condotto, nel lungo termine, ad avere nel 2022 un governo di destra che non suscita, in gran parte della popolazione, il timore del ritorno di una dittatura.  La Russa ha ad esempio ricordato il presidente partigiano Sandro Pertini e il missino “Pinuccio” Tatarella come un esempio di moderazione e di ricerca di armonia. Un discorso dal tono ecumenico che ha evitato citazioni ad effetto per sottolineare l’impegno ad essere al servizio della democrazia, con attenzione ai diritti dell’opposizione.

Attingendo alla propria storia familiare di avvocati siciliani trasferiti a Milano, ha fatto presente di avere anche un fratello che ha aderito alla DC nonostante la tradizione di un padre senatore del Msi (che al figlio Ignazio  ha dato come secondo nome quello di Benito).

Resta ora da capire come tali intenzioni verranno esercitate durante questa legislatura. Nel suo intento di appianare i contrasti il senatore La Russa, che ha assunto il ruolo di seconda carica dello Stato, ha voluto riconoscere il valore unificante e l’importanza delle feste nazionali del 25 aprile, Liberazione dal nazifascismo, del Primo maggio, festa dei Lavoratori, e del 2 giugno, festa della Repubblica, con l’intenzione di aggiungere però anche la data di nascita del Regno d’Italia. Una data che suscita, tuttavia, antichi conflitti sul ruolo dei Savoia nel modo in cui è stata realizzata tale unità, soprattutto al Sud, la decisione di entrare in guerra nel primo e secondo conflitto mondiale nonché la decisione di affidare il governo a Mussolini nell’ottobre del 1922.

Una giornata storica, insomma, quella del Senato che richiama ad un confronto esigente sulla storia nazionale da riscoprire in vista delle sfide aperte del nostro tempo segnato dal ritorno inquietante della guerra nel centro dell’Europa.

In questo senso si può leggere il messaggio inviato alle Camere dal Mppu nella consapevolezza «del difficile momento che il nostro Paese e l’Europa tutta attraversano e delle scelte difficili ed impegnative che Parlamento e governo dovranno subito affrontare» per ribadire che «le grandi questioni dell’agenda politica attuale richiedono confronti di merito e un impegno comune delle forze politiche di maggioranza e di opposizione, pur nella distinzione dei ruoli e delle responsabilità».

Qui il resoconto stenografico della seduta del Senato con i discorsi della Segre e di La Russa.

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