La rivoluzione silenziosa

Mentre il caso Cipro sconvolge i mercati finanziari, nel calcio si lavora ad una storica riunificazione. Difficile, ma non impossibile
Rapprsentanti delle federazioni calcistiche di Cipro

Spesso lontana dai riflettori dei grandi media, in questi ultimi giorni Cipro è balzata improvvisamente agli onori delle cronache. Venerdì scorso, infatti, a seguito della profonda crisi economica che sta attraversando il Paese, l’Eurozona aveva approvato un sostanzioso piano di salvataggio pari a 10 miliardi di euro. In cambio, erano state richieste al governo della Repubblica di Cipro diverse condizioni, prima delle quali un “doloroso” prelievo forzoso, una tantum, sui depositi bancari dei propri cittadini. Dopo giorni di grande tensione, però, martedì sera questo provvedimento è stato clamorosamente bocciato dal Parlamento di Nicosia, aprendo adesso scenari davvero incerti.

Mentre l’ingarbugliata situazione finanziaria di Cipro sta facendo tremare le Borse, riempiendo le pagine dei giornali di mezzo mondo, c’è chi nelle stesse ore, partendo dallo sport, sta provando a fare qualcosa per risolvere un altro problema con cui da decenni convivono gli abitanti di quest’isola del Mar Mediterraneo. E di cui sui principali media si parla poco. Dopo l’invasione turca del 1974, infatti, Cipro è separata in una zona Sud (greco-cipriota), territorio appartenente alla Repubblica di Cipro, e una zona Nord (turco-cipriota), sotto il controllo dell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro Nord, Stato che ad oggi è riconosciuto soltanto dalla Turchia.

Tutti i tentativi effettuati negli ultimi anni per arrivare a un’eventuale riunificazione, compresi quelli fatti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, sono sempre miseramente falliti. Nella maggior parte dei greco-ciprioti, in particolare, è ancora troppo vivo il ricordo delle violenze subite durante l’invasione turca che, militarizzando la parte Nord del Paese, espropriò le terre di coloro che vivevano in quella zona dell’isola. Furono circa 180 mila i profughi cacciati in quell’occasione, mentre le loro proprietà furono assegnate a 300 mila coloni turchi provenienti dall’Anatolia, che adesso non hanno alcuna intenzione di andarsene.

Al momento, quindi, non s’intravedono ancora spiragli che permettano di pensare ad una riappacificazione in tempi brevi. Le differenze, anche a livello di cultura e religione (al Sud si parla il greco e la religione prevalente è quella cristiana, mentre al Nord si parla la lingua turca e la religione predominante è quella musulmana), sembrano superare nettamente le cose in comune. Qualcuno però, nonostante tutto, si sta dando da fare… controcorrente. Stiamo parlando dei massimi dirigenti calcistici dei due fronti che, rassegnati nel costatare come i rispettivi politici non riescano a fare alcun passo avanti, hanno deciso di muoversi in prima persona.

Il loro progetto ha come scopo finale l’unificazione calcistica cipriota. Si punta, cioè, ad organizzare un unico campionato e a mettere in campo una sola nazionale. L’obiettivo è certamente ambizioso, ma considerando che il calcio è lo sport più popolare su entrambi i lati del Paese, e facendo leva anche sul fatto che i club greco-ciprioti hanno di recente raggiunto risultati internazionali di un certo prestigio (l’Apoel Nicosia lo scorso anno si è qualificato addirittura per i quarti di finale della Champions League), si spera che, come già accaduto in passato in altre circostanze (si pensi ad esempio a come il ping pong contribuì ad inizio anni Settanta alla normalizzazione dei rapporti tra Cina e Stati Uniti), sia proprio lo sport a fare da “collante”, a fungere da “traino” per un successivo e più fruttuoso dialogo tra le due diplomazie politiche.

Una prima proficua riunione si è già svolta in gennaio, alla presenza anche di rappresentanti di FIFA (la Federazione Internazionale) e UEFA (quella Europea). «Per la prima volta dopo molti anni siamo davvero vicini a un giorno storico: la riunificazione di Cipro, almeno a livello calcistico – hanno dichiarato al termine dell’incontro il presidente della Federcalcio cipriota, Costakis Koutsokoumnis, e il suo collega Hasan Sertoglu, presidente della Federazione turco-cipriota –. Siamo d’accordo sulla maggior parte dei punti in discussione, ma abbiamo ancora bisogno di sistemare un po’ le cose affinché altri li accettino».

Nei prossimi giorni è previsto un nuovo incontro presso la sede della FIFA, a Zurigo. Certo, la strada è ovviamente ancora piena di ostacoli da superare, oggi a Cipro ci sono certamente cose più urgenti cui pensare, ma se alla fine la cosa andrà effettivamente in porto si tratterà di un fatto dal valore altamente simbolico, che non potrà non avere ripercussioni anche su altri livelli. Spesso, infatti, è proprio partendo da iniziative d’integrazione apparentemente poco rilevanti, ma stimolate congiuntamente dalle diverse comunità, che si arriva poi, gradualmente, ad una vera e propria unificazione. Spesso si parte proprio da piccoli semi, sparsi qua e la, da quelle che sembrano minuscole iniziative della società civile, per dare vita a quella che potremmo definire… una “rivoluzione silenziosa”. In questo caso, partendo dallo sport.

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