La rivincita di Natale
Uno sviluppo de Il regalo di Natale, di 18 anni or sono, conclusosi intorno ad un tavolo da poker, tra tradimenti ed inganni. Allora giocavano cinque quarantenni moralmente sconfitti, umiliati ed inaspriti e la loro partita era un amaro bilancio del proprio passato. Era evidente che l’amicizia non era possibile con un egoismo così forte e fra tutti si salvava, se mai, solo Lele (Alessandro Haber) per la sua ingenuità e per quel suo sguardo sorpreso davanti alla nebulosità dei sentimenti altrui. I sessantenni di oggi non sono maturati per nulla, anzi sono tutti più disincantati. Mossi dalla volontà di vendetta, come Ugo (Diego Abatantuono), o dalla sete dei soldi, gli altri, sono posseduti da una sorta di violenza autodistruttiva. La descrizione dei loro rapporti assume l’andamento di un giallo, perché non si capisce la sincerità delle alleanze e avvengono vari colpi di scena. Fino alla lunga partita conclusiva, su cui domina il cinico avvocato (Carlo Delle Piane), tanto impietoso nelle parole quanto abile nel leggere l’animo altrui e nello scambiare le carte. Questo lavoro, come il precedente, con il suo stile serrato e il linguaggio secco e asciutto, non è facile, perché tenta di perlustrare l’oscurità dell’animo umano nell’incontro di persone che condividono solo lo scopo di combattersi, anche con inganni. Pupi Avati ha detto che ha voluto mettere in evidenza, per esorcizzarla, la negatività del gioco d’azzardo, da cui è sempre stato impressionato, convinto che in esso non possono esserci vincitori realmente soddisfatti, neppure i bari, che sono i veri sconfitti. Questo finale, che forse può essere considerato conclusivo della serie, segna in maniera emblematica l’apice del dramma, individuale e collettivo, di quanti puntano solo al denaro, avendo totalmente messo da parte l’attenzione agli altri. Qualcosa di blasfemo , come ha detto l’autore e come indicano, per contrasto, la scelta di giocare la notte di Natale e la centralità della capanna col Bambino alla fine del film. Regia di Pupi Avati; con Diego Abatantuono, Carlo Delle Piane, Alessandro Haber, George Eastman, Gianni Cavina.