La risposta di Sophia alla crisi
È di poco più di un mese il rapporto Ocse 2012, “Educationat a Glance” in cui il segretario generale Angel Curria, facendo il punto sugli sviluppi nel mondo dell’educazione nei 34 Paesi membri dell’Unione europea sottolineava come le persone con un livello di istruzione superiore si orientino meglio in un periodo di crisi come quello attuale. Gli istituti di istruzione e formazione di tutta l'Ue hanno dunque il loro bel da fare per non soccombere, a causa delle difficoltà finanziarie nazionali. Idee nuove e una politica solida potrebbero in questo periodo diventare un'opportunità anche culturale.
È in questo filone che si colloca il progetto culturale dell’Istituto universitario Sophia (IUS) che ha appena fatto il giro di boa del primo quadriennio ad experimentum e che ieri ha inaugurato il nuovo anno accademico. L’istituto, ridotto nelle dimensioni ed ancora in fase di sviluppo, rappresenta però uno dei nodi culturali di maggior forza di un’ampia rete di organizzazioni, persone, aziende, esperienze che fanno capo alla categoria e alla pratica della fraternità. Ad oggi, gli studenti che hanno conseguito la laurea magistrale in “Fondamenti e prospettive di una cultura dell’unità” sono 49. Sono 80 gli iscritti attualmente ai diversi anni, indirizzi e gradi di specializzazioni di 27 nazioni diverse.
Cosa cerchino in questo piccolo istituto accademico, ragazzi e ragazze di tutto il mondo che hanno già conseguito lauree prestigiose, talvolta nei migliori centri universitari dei loro Paesi, è spiegato da Inés Tolentino Da Silva, portoghese, rappresentante degli studenti nel Consiglio di sede: «Siamo partiti dalle nostre terre e abbiamo risposto a una chiamata – quella di Sophia – che chiede coraggio, audacia, ma anche un pizzico di rischio e incoscienza. Qui abbiamo trovato un luogo di comunione e dialogo, una simbiosi di vita e studio in una dinamica di relazione tra persone e popoli che si riflette anche nel rapporto tra i saperi e le discipline».
Puntuali sono arrivati anche i messaggi di saluto del Gran cancelliere, Giuseppe Betori, e del vice Gran Cancelliere, Maria Voce, presidente dei Focolari, entrambi impossibilitati ad essere presenti perché impegnati nei lavori del Sinodo dei vescovi. «Sophia si presenta come espressione concreta e vissuta della “nuova evangelizzazione” – scrive Betori –. Nelle diverse discipline deve risplendere quest’unità originaria che ha da guidare la nostra intelligenza della storia, di cui voi, carissimi studenti, siete chiamati ad essere i protagonisti».
Gli ha fatto eco il vescovo di Fiesole, Mario Meini, nel cui territorio si colloca l’Istituto universitario: « Lo stile di Sophia è il frutto di una riflessione che nasce e si sviluppa nello spazio ecclesiale. C’è bisogno di unità tra i saperi. Sophia è testimonianza di questo fermento per l’intera società».
Nel suo indirizzo di saluto specifica che l’esperienza di Sophia: « Domanda reciproca capacità di ascolto, profonda condivisione di intenti, rinnovata fedeltà all’intuizione originaria, comune sguardo proteso verso un futuro da costruire insieme. In una parola, domanda ancor più decisamente a tutti noi l’amore, di vivere, di essere l’uno per l’altro amore».
Tocca poi al neo rieletto preside dello IUS, il teologo Piero Coda, indicare le direttrici d’impegno del prossimo quadriennio. Sono decollate tre nuove specializzazioni in Economia e Management, Ontologia trinitaria e Studi politici mentre una commissione sta lavorando alla revisione degli statuti. La prolusione affidata a Pasquale Ferrara, docente presso lo IUS, diplomatico di lungo corso e segretario generale dell’Istituto universitario europeo è stata incentrata sulla “pace costituente” a partire dal dibattito sul recente Nobel per la pace all'Unione europea.
«Il comitato afferma che l’Unione europa rappresenta, oggi, un primo esempio di quella “fraternità tra le nazioni” preconizzata da Alfred Nobel. Fa riflettere questo riferimento ad una categoria – quella della fraternità – a cui ad esempio la teoria delle relazioni internazionali non è affatto abituata» ha spiegato Ferrara. E ha concluso «È nella dimensione pratica, direi quotidiana del multilateralismo inteso come “conferenza di pace permanente” che è possibile declinare il crescente pluralismo internazionale e stabilire i presupposti pragmatici di nuove forme di cooperazione politica strutturata tra i popoli».