La rieducazione di Berlusconi
Dopo l’udienza di ieri, in cui il sostituto procuratore generale di Milano ha dato parere favorevole all’affidamento in prova ai servizi sociali di Silvio Berlusconi è ora il Tribunale di sorveglianza di Milano a decidere sulla richiesta depositata dai legali dell’ex premier, Coppi e Ghedini. Il provvedimento dovrebbe arrivare entro cinque giorni.
La pena, si ricorderà, è la conseguenza di una condanna in via definitiva a quattro anni di reclusione, tre dei quali coperti da indulto, per frode fiscale nel processo Mediaset.
È inutile nascondere la curiosità degli italiani su come Berlusconi sconterà il periodo di pena residua di un anno. Sarà libero di fare ciò che vuole, di andare dove gli pare, di incontrare chi vorrà? O vedrà piuttosto limitata la sua libertà di uomo e di cittadino? Mi sembra di poter affermare con certezza che quest’ultima ipotesi sia quella più probabile.
Del resto non si dimentichi che si tratta pur sempre di una condanna ad una pena detentiva, che il legislatore, onde consentire la finalità rieducativa del condannato, consente di sostituire con una misura alternativa, tra le quali rientra, appunto, l’affidamento ai servizi sociali richiesto da Berlusconi. Il tribunale di sorveglianza, con la collaborazione dei servizi sociali dovrebbe ora predisporre un programma personalizzato (ad personam) che tenga conto delle condizioni familiari e sociali del condannato e che sia finalizzato «alla rieducazione e al reinserimento sociale dello stesso».
Nel programma rieducativo sono previste normalmente una serie di prescrizioni: il rispetto degli orari di rientro a casa (ore 23) e di uscita (ore 7); un’azione di volontariato presso un centro od una associazione, almeno una volta alla settimana (sembra che Berlusconi abbia optato per una struttura di assistenza di anziani disabili di Milano); il divieto di intrattenere rapporti con soggetti legati alla criminalità organizzata, e altri ancora.
Il parere favorevole del procuratore generale a questa proposta non dovrebbe trovare nel tribunale un diverso orientamento. La consapevolezza, però, che Berlusconi non è un cittadino comune ma il leader di uno dei maggiori partiti politici, lascia aperto l’interrogativo sul come l’autorità giudiziaria consentirà a Berlusconi di svolgere l’attività politica; prerogativa a cui l’ex premier, ovviamente non vuole rinunciare, soprattutto in vista delle europee di maggio.
È intuibile ribadire che un provvedimento troppo restrittivo non risparmierebbe ai giudici gli appellativi poco rispettosi ormai ben noti a tutti, anche se l’ammonimento del sostituto procuratore di Milano Antonio Lamanna di non diffamare i giudici, riferita dalle agenzie, dovrebbe portare a ben più miti reazioni. Resta comunque la lettura che si potrebbe dare della decisione da chi è vicino al fondatore di Forza Italia: si potrebbe rilevare nel provvedimento giudiziario, un atto politico e questo ancora una volta emesso alla vigilia di una agguerrita campagna elettorale?
Strali ancor più polemici saranno inevitabili poi il collegio giudicante anziché confermare l’affidamento ai servizi sociali, dovesse disporre la misura alternativa della detenzione domiciliare che, a parte un paio di ore di libertà durante la giornata, costringerebbe Berlusconi ad una vita di clausura per tutto il resto del tempo. Restiamo in attesa del pronunciamento.