La ricetta per fare il conduttore per ragazzi

Il caratteristico accento tradisce le origini toscane. Manolo Martini è stato il conduttore di “Trebisonda” per Rai3, “Ben 10 ultimate challenge” per la Turner e “Bau Boys” su Italia 1.
Manolo Martini

Una volta esisteva la tv dei ragazzi con dei conduttori che mediavano tra bambini e piccolo schermo. Ora abbiamo, per lo più, solo cartoni animati. Qual è la specificità del ruolo del conduttore per bambini?

«Ho sempre concepito e vissuto il ruolo di conduttore, nella tv dei ragazzi, come quello del fratello maggiore. Il fratello maggiore è un riferimento, un amico, una figura rassicurante e divertente, mai paternalista. È “uno di noi” e al contempo un modello da imitare per i fratelli più piccoli».

Quanto è importante parlare, spiegare, costruire una relazione con i bambini sia con il pubblico in studio, sia con i telespettatori?

«Nello studio televisivo durante le registrazioni o le dirette il rapporto con il pubblico è fondamentale. Arrivano intimoriti o esuberanti, gioiosi, casinisti, diffidenti o critici. La sfida è conquistarli. È bellissimo. Poi, naturalmente da professionisti si deve lavorare per il pubblico a casa (per questo si è pagati, in realtà) e quindi mediare tra la parte live e le malizie da piccolo schermo necessarie per rendere lo show, la trasmissione, un prodotto televisivo Doc».

Come cerchi di fare il tuo lavoro?

«Il conduttore, a differenza dell’attore, porta se stesso davanti al pubblico. Mi è stato insegnato a lavorare non sul personaggio ma sulla persona. Questo ho cercato e cerco di fare, crescere come uomo, convinto che tutte le esperienze, anche quelle apparentemente lontanissime dalla professione, forgiano il conduttore che è in te».

Esperienze positive e significative con i telespettatori?

«Moltissime. Ho avuto la fortuna negli anni, parallelamente alle trasmissioni televisive, di girare l’Italia in lungo e largo con gli spettacoli dal vivo. È li che incontri personalmente il pubblico che ti segue in tv e ne nasce uno scambio bellissimo, unico e difficile da descrivere».

Un esempio divertente?

«Una volta ho incontrato un bimba che seguiva sempre una mia trasmissione e la prima cosa che mi ha chiesto, quasi preoccupata, è stata: “Come hai fatto ad uscire dalla tv?”».

Quali sono e perché, secondo te, i migliori programmi per bambini e ragazzi?

«Quelli che, quando cresci, ricordi con amore e nostalgia, che hanno fatto parte positivamente della tua infanzia e che hanno il potere di risvegliare in un attimo il bambino che abita nell’adulto».

Quali sono gli ingredienti necessari per fare un buon conduttore per bambini?

«Ricetta infallibile: autenticità (i ragazzi ti “sgamano” subito se fingi), simpatia ed energia (irrinunciabili), essere rassicurante (importantissimo), cool (trendy, alla moda), ma anche lievemente impacciato, goffo e a tratti bonariamente irriverente. Fondamentale: mai “maestrino” o paternalista! I dosaggi degli ingredienti dipendono dall’età del tuo pubblico».

A quali progetti stai lavorando?

«Vorrei fare un Master negli Stati Uniti, data la grandissima situazione di stasi produttiva, ritengo che sia un buon momento per investire in formazione e per allargare i proprio orizzonti».

Stato attuale delle produzioni tv per ragazzi?

«Comprare programmi già fatti costa incredibilmente meno che produrre programmi originali. Oggi non si ragiona più, per il settore ragazzi, in termini di programmi o produzioni, bensì in termini di canali, brand e property. La stessa modalità di fruizione è cambiata. Ora si cerca il contenuto desiderato su You Tube tramite Tablet. Questo non è necessariamente un male, certamente è un cambiamento grande rispetto ai tempi di Bim Bum Bam o di … Trebisonda. Credo che il settore tv ragazzi sia in salute, ci sono canali bellissimi e davvero ben fatti. Penso ad esempio a Boing per i grandicelli o Cartoonito per i più piccoli. Ragazzi e genitori possono stare sereni, ci sarà sempre una buona tv per loro!».

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