La ricerca della felicità. In campo l’economia civile.

Anche una frase di Stefano Zamagni fra le tracce proposte alla riflessione dei maturandi.Abbiamo chiesto un parere all'autore.
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La traccia proposta quest’anno per l’ambito socio-economico della prima prova scritta dell’esame di maturità ha avuto per argomento “La ricerca della felicità”. Fra i testi posti alla riflessione dei maturandi, anche una frase di Stefano Zamagni che evidenzia la separazione fra le categoria dell’utilità e della felicità mentre sottolinea le connessione fra felicità, gratuità e reciprocità.

 

Professor Zamagni, cosa significa dal punto di vista della cultura di oggi che questi argomenti, fino a qualche anno fa considerati “eretici”, vengano inseriti nei temi dell’esame di maturità? Stiamo raggiungendo una massa critica?

"In effetti questa piacevole sorpresa mette in evidenza come il seme gettato anni fa che ha visto coinvolti Chiara Lubich e la sua Economia di Comunione, il sottoscritto, Luigino Bruni e altri, sta dando frutto iniziando a diventare patrimonio comune. Personalmente ho cominciato a parlare di Economia Civile 17 anni fa. Da allora varie pubblicazioni, tra cui solo negli ultimi anni cito “Economia civile. Efficienza, equità, felicità pubblica” del 2004 e il “Dizionario di Economia civile” del 2009, entrambi scritti con Luigino Bruni, hanno portato avanti queste idee. Quando un progetto culturale serio viene lanciato, se si ha la pazienza di attendere, i frutti arrivano. Proprio per questo motivo ho sostenuto con entusiasmo Chiara Lubich per la realizzazione dell’Istituto Universitario Sophia: sono convinto infatti che Sophia con il suo particolare metodo, nel giro di 10 anni realizzerà una vera rivoluzione culturale.

 

Tornando al tema della maturità va sottolineato come per la prima volta “utilità”e “felicità” vengono considerate come categorie “separate”. Inoltre se questi temi sono offerti alla riflessione degli studenti questo significa che nel corso degli anni vari professori hanno trattato il tema della “pubblica felicità” tipico dell’economia civile, in filosofia, in lettere o in storia. Questo dimostra appunto che i semi piantati negli anni stanno mettendo frutto: iniziano ad essere maturi i tempi in cui pensare ad una economia di mercato come strumento di civilizzazione, in un modo tutto nuovo. Chiara con l’Economia di Comunione ha avuto una idea “vincente”. Ora anche Lei da lassù, potrà gioire di questo."

 

Ecco il testo citato fra i documenti su cui elaborare la prova:

«Il tradimento dell’individualismo sta tutto qui: nel far creder che per essere felici basti aumentare le utilità. Mentre sappiamo che si può essere dei perfetti massimizzatori di utilità anche in solitudine, per essere felici occorre essere almeno in due. La riduzione della categoria della felicità a quella della utilità è all’origine della credenza secondo cui l’avaro sarebbe, dopotutto, un soggetto razionale. Eppure un gran numero di interazioni sociali acquistano significato unicamente grazie all’assenza di strumentalità. Il senso di un’azione cortese o generosa verso un amico, un figlio, un collega sta proprio nel suo essere gratuita. Se venissimo a sapere che quell’azione scaturisce da una logica di tipo utilitaristico e manipolatorio, essa acquisterebbe un senso totalmente diverso, con il che verrebbero a mutare i modi di risposta da parte dei destinatari dell’azione. Il Chicago man – come Daniel McFadden ha recentemente chiamato la versione più aggiornata dell’homo oeconomicus – è un isolato, un solitario e dunque un infelice, tanto più egli si preoccupa degli altri, dal momento che questa sollecitudine altro non è che un’idiosincrasia delle sue preferenze. […] Adesso finalmente comprendiamo perché l’avaro non riesce ad essere felice: perché è tirchio prima di tutto con se stesso; perché nega a se stesso quel valore di legame che la messa in pratica del principio di reciprocità potrebbe assicuragli.»

 

Stefano ZAMAGNI, Avarizia. La passione dell’avere, Bologna 2009

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