La “Rete nascosta” dei ricercati
Sul nostro sito, il 20 dicembre 2014, avevamo già scritto di una tendenza che andava avanti da anni in Thailandia: ricercati eccellenti e noti in tutto il mondo si rifugiavano nel Paese per sfuggire le condanne comminategli nelle loro nazioni. Ne possiamo ricordare uno solo tra i tanti, che però fa testo: Viktor Anatolyevich Bout, all’epoca il più noto trafficante d’armi del mondo, che ha ispirato il film The Lord of War (2005), con Nicholas Cage. Lui, ex agente segreto del Kgb, fu arrestato il 6 marzo 2008 a circa 500 metri da dove abitavo a Bangkok, in uno degli alberghi più lussuosi della capitale il Plaza Athenee, in un’azione congiunta tra polizia locale e forze dell’Ordine statunitensi. Al momento, è stato estradato in Usa, dove deve scontare una pena di 25 anni di prigione.
Tra la schiera di arrestati eccellenti, questo certamente, è stato per tanto tempo un fiore all’occhiello per il governo thailandese, esibito al mondo intero. Ma ora il fiore è diventato una pianta carnivora. Secondo il giornale Bangkok post e la tv CBS news, Alexandre Cazes, un giovane canadese di 25 anni, è stato arrestato lo scorso anno, in luglio, dopo un’intensa indagine condotta in accordo con le polizie di mezzo mondo. Viveva da 8 anni nella periferia di Bangkok, in un tranquillo villaggio della media borghesia thai, ma stranamente un paio di Lamborghini erano parcheggiate davanti a casa sua. Sposato con una thailandese, al momento dell’arresto la polizia lo ha trovato ancora collegato con i suoi computer alla rete, in quanto era l’amministratore della AlphaBay, una di quelle organizzazioni che lavorano nel “Web ombra”, nel “Web nascosto” che per noi semplici utenti è impossibile da raggiungere. Bisogna essere del mestire per potervi accedere, così come bisogna usare mille accorgimenti per non essere acchiappati dalla polizia. AlphaBay aveva circa 200 mila clienti in tutto il mondo commercailizzando merce di vario tipo: 300 mila diversi articoli in vendita, con un giro di affari da 600 mila a 800 mila dollari al giorno. Solo che i 300 mila prodotti erano tutti illegali: droga, animali rari, armi, carte di credito, carte d’identità, documenti governativi illegalmente ottenuti, Pin, e quant’altro fosse possibile commercializzare eludendo la legge. Una vera “industria dell’oscuro”, del proibito e del nascosto questo “Dark Web”.
La polizia thailandese è riucita a sequestrare una cifra di 23 milioni di dollari, senza contate le proprietà come appartamenti, terreni a Cipro e Antigua che appartenevano ad Alexandre Cazes. Immediatamente il sito AlphaBay, con l’arresto del capo, tradito da un computer non criptato e da un indirizzo hotmail a nome suo, ha cessato di esistere. Alexandre Cazes si è poi tolto la vita il giorno prima di essere estradato negli Usa, per comparire davanti ad un giudice e rispondere dei numerosi capi di accusa.
Sembrava che con questo arresto fosse finita la storia di questo mondo sotterraneo in Thailandia. Ma il 9 febbraio il Bangkok Post pubblica la notizia di un eccellentissimo arresto, effettuato il 2 febbraio, in un condominio della nota strada di Bangkok, Sukhumvit 56, nel distretto di Phra Khanong. Si tratta di un russo, Sergey Medvedev, di 31 anni, definito un vero e proprio cyber-gangster, un criminale del web, co-fondatore di un’organizzazione che ha come motto: «Crediamo nella frode». Specialità di Sergey? Il commercio, come AlphaBay, di ogni cosa illecita: identità digitali, carte di credito, droga. Al momento dell’arresto la polizia ha potuto confiscare 100 mila Bitcoin per un equivalente di 2,5 milioni di dollari. Quest’indagine, ispirata dalle forze statunitnesi e chiamata “Operazione ombra sul Web”, è scattata in 14 Paesi diversi, nello stesso momento. Il server principale è stato sequestrato in Francia, a Parigi, e arresti sono stati fatti in Kosovo, Australia, Inghilterra, Costa d’Avorio, Stati Uniti e Italia. Un’operazione giudicata una delle più importanti mai avvenute contro la “rete nascosta”, e condotta dagli Usa ma con l’aiuto delle polizie di molti Paesi. L’organizzazione in questione, appena sgominata, aveva causato fino a oggi un danno alla comunità internazionale valutato in circa 530 milioni di dollori, secondo quanto affermato dal Bangkok Post.
La Thailandia, da refugium peccatorum a Stato che dà la caccia ai criminali internazionali? Non pochi sono i “falsi turisti” che operavano criminalmente in Thailandia: belgi, taiwanesi, statunitensi, russi, ucraini, francesi e italiani… Nel 2016 gli arrivi di turisti sono stati di circa 32 milioni e nel 2017 le stime parlano di 33, fino a 34. Tra di loro si nascondono queste mele marce. Di lavoro da fare ce n’è non poco per rintracciarle.