La realtà nascosta dietro un titolo di giornale

Si moltiplicano i casi di giornali che sfruttano temi caldi, come ad esempio l’immigrazione, per titolare in maniera sensazionalistica articoli che in realtà descrivono una realtà diversa. Lo dimostrano, ad esempio, tre casi recentemente accaduti in Friuli Venezia Giulia
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Nell’affrontare la comunicazione sui giornali e sul web è sempre più  centrale i ruolo di chi sa leggere effettivamente l’articolo e non diffondere informazioni fuorvianti. Vediamo alcuni eesempi.

«Arrivano i marciapiedi “salvamigranti”»; «Marciapiedi salva-immigrati sulla Sr 305»; a leggere questi titoli di due quotidiani friulgiuliani – il Messaggero Veneto e Il Piccolo – ci sarebbe da credere che l’amministrazione comunale di Gradisca d’Isonzo voglia costruire marciapiedi su cui sia permesso il transito solo a chi, documenti alla mano, dimostri di non avere cittadinanza italiana. Ironia a parte, hanno suscitato reazioni sui social questi due titoli piuttosto infelici, che fanno da cappello ad un articolo che in realtà descrive una situazione diversa.

Nell’articolo si riferisce infatti di come sia stato sbloccato il finanziamento regionale da 250 mila euro relativo ad un bando «per la messa in sicurezza dei punti critici con riferimento alle strade comunali e agli attraversamenti delle strade provinciali, regionali e statali entro i centri abitati».

Un intervento, si precisa, atteso da oltre cinque anni, ma bloccato da procedure burocratiche di esproprio, patto di stabilità e mancanza di fondi; e reso ancora più urgente «viste le tante presenze di richiedenti asilo nella struttura [il Cara che sorge su quella via, ndr]: moltissimi di loro quotidianamente percorrono senza protezioni la strada […]. Ma un intervento era richiesto a gran voce anche dai residenti [..] che chiedono da tempo percorsi protetti per potersi muovere in sicurezza».

Insomma: la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso potrà pur essere stata la presenza dei richiedenti asilo (con tanto di incidente fortunatamente non grave) che si spostano a piedi, ma della creazione di percorsi pedonali e ciclabili beneficerà evidentemente tutta la cittadinanza. Insomma, seguendo lo stesso principio si sarebbe potuto titolare «Arrivano i marciapiedi salva neomamme» nel caso fossero stati costruiti fuori dal reparto di ostetricia.

L’ennesimo titolo acchiappaclick e acchiappacommenti? Se questo era il proposito, l’intento pare essere riuscito. C’è chi lamenta il fatto che l’amministrazione pubblica si muova solo quando le esigenze vengono poste in evidenza dai profughi; chi ci vede un “colpo di coda” dell’uscente giunta Serracchiani, venuta incontro alle pressioni di chi gestisce il Centro; e chi ancora lamenta il fatto che altre opere, ritenute più urgenti, non vengono invece finanziate, prefigurando una sorta di “guerra tra poveri” tra abitanti di diverse zone della regione.

Un caso isolato di titolazione infelice? No. Pochi giorni prima era infatti apparso su Il Gazzettino il titolo «Novantenne sarà sfrattata da casa: deve far spazio ai profughi». Anche in questo caso, il fatto che una povera vecchina di Pasiano (Pn) venga gettata sulla strada per questo motivo sembrerebbe gridare vendetta; in realtà, leggendo si scopre che suddetta vecchina non è la proprietaria dell’immobile. Per quanto l’autore dell’articolo non spieghi a che titolo la signora ci viva (in affitto o secondo altra formula), precisa tuttavia che il proprietario ha condotto regolare trattativa con la Prefettura di Pordenone per ospitare i richiedenti asilo, e che l’ex sindaco si è attivato con l’amministrazione comunale per capire che altra soluzione abitativa ci possa essere per questa signora. Insomma: ciascuno può essere o meno d’accordo con la decisione del proprietario di non proseguire il rapporto di locazione, ma nessuno ha imposto uno sfratto a favore dei richiedenti asilo.

E gli esempi di titoli che sfruttano temi caldi per portare sulle proprie pagine gli utenti o per stimolare condivisioni potrebbero continuare.

Tempo fa un sito aveva fatto l’esperimento di porre un titolo altisonante ad un post, facendolo seguire però da un testo che non aveva nulla a che vedere; e chiedendo a chi lo avesse effettivamente letto non di condividere il post, ma di inviare una semplice segnalazione ai gestori. Risultato: moltissime le condivisioni sulla scia del titolo roboante, molte meno le segnalazioni.

Nell’epoca di un giornalismo che è ben consapevole del fatto che la lettura si fermi molte volte al titolo, e che in alcuni casi strumentalizza questo dato di fatto, diventa ancor più centrale la consapevolezza dei lettori. Che prima di tutto devono, appunto, leggere; e in seconda battuta evitare comportamenti del tipo «Nel dubbio, condivido».

Molto meglio, se non si è certi della veridicità di una notizia o questa è posta in maniera fuorviante, non diffonderla: perché fa più danni una bufala circolata che una verità taciuta per il tempo necessario a verificarla. E infine, far sentire la propria voce ai giornali che tengono questi comportamenti: perché il giornale è (purtroppo o per fortuna) anche un prodotto che deve essere venduto, e che come tale segue le richieste del mercato.

E l’unico modo perché questi titoli non vengano più fatti è che il mercato li stigmatizzi e non li chieda più.

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