La ragionevolezza della fede

Le ragioni della fede si conciliano con quelle della scienza? E’ possibile dare ragione dell’Oltre? A partire dalla propria esperienza di fede sul tema si confrontano l’ economista Leonardo Becchetti e il biologo Alessandro Giuliani. Come ci spiegano nell’introduzione al volume “Cristiani ragionevoli” (Città Nuova, 2018)

Cercare di definire con la nostra povera intelligenza i confini di Dio è opera impossibile la cui impresa ci lascia un retrogusto amaro. Non è questo l’obiettivo del nostro libro, quanto piuttosto quello di usare il nostro intelletto, assieme alla memoria dell’esperienza vissuta e al cuore, per liberare la nostra mente dalle scorie intellettualistiche e scientiste che ci impediscono di percepire la musica di fondo del mistero di Dio.

Non si tratta di scegliere una via totalmente irrazionale e sentimentale alla Fede, anzi; ciò che ha sempre caratterizzato il Cristianesimo (e non è un caso che la scienza moderna sia nata in ambito cristiano) è proprio lo sviluppo della ragione. L’opera dei Padri della Chiesa e di Tommaso d’Aquino è lì a dimostrarlo, così come affermano a gran voce gli scienziati e gli intellettuali cristiani di tutti i tempi.

Il punto più alto della ragione è proprio quello di riconoscere i suoi limiti. Questo riconoscimento è ciò che fa andare avanti la ricerca scientifica che vive proprio della consapevolezza che «la scienza non finirà mai». Il grande fisico Niels Bohr affermava: «Che meraviglia, ci siamo imbattuti in un paradosso, vuol dire che ci sono speranze di progresso!», con ciò volendo intendere che, come ricorda Popper, la verità scientifica sta nella correttezza del processo e non nel suo approdo parziale, ovvero ogni teoria, se vuole essere veramente tale, deve essere falsificabile, nessuna verità scientifica è definitiva e dalle sue aporie, dalle sue imperfezioni, come dalle crepe di un muro, filtra una luce che rimanda a una verità più piena e completa. Il cristiano, e il vero scienziato, non hanno paura di abbattere il muro, consapevoli che gli avanzamenti della ragione (e dunque della conoscenza scientifica) sono il segno di un cosmo ordinato e quindi, per il cristiano, l’impronta di un Creatore, con cui condividiamo proprio la ragione che è però presente in noi in un grado molto più limitato.

Lo scientista (da non confondere con lo scienziato), invece, ha una gran paura delle crepe nel muro di una teoria scientifica che ha trasformato in dogma, crepe che per lui sono il segno della precarietà della sua visione del mondo. Così si affanna a convincerci dalle pagine dei giornali, dai blog, dagli schermi televisivi e, ahimè, spesso anche dalle cattedre universitarie, che ormai è quasi tutto noto salvo piccoli dettagli. In un mondo in cui serpeggia insidiosa l’idea quanto mai falsa che la scienza ha dimostrato la sostanziale inutilità e inesistenza di Dio, questo dialogo a due voci di credenti impegnati nella ricerca e nell’insegnamento accademico è un doveroso sforzo di fare chiarezza.

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Ecco, è di questo che vogliamo parlare e, visto che i due autori sono anche amici fra di loro, il libro avrà la forma di un dialogo, scaturito da un iniziale commento sull’ennesima affermazione scientista circa la ragionevole (sic) impossibilità di credere in Dio.

 

Leonardo Becchetti, Alessandro Giuliani, CRISTIANI RAGIONEVOLI. Oltre i luoghi comuni della scienza e dell’esistenza (Città Nuova, 2018), pp. 136, € 14,00

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