La radice del cristiano
Passo per la piazza del Teatro municipale, quando il suono delle sirene della polizia e dell'esercito cominciano a squarciare l'aria (non poca gente ha l'impressione che le forze dell'ordine stiano prendendoci gusto a fare un po' di caciara, magari suonando un sambinho con i loro marchingegni, per questo amatissimo papa). Papa Francesco sta arrivando! Un secondo e i bar si svuotano, i negozi vengono abbandonati, persino le finestre si aprono, ed eccolo che appare sulla papamobile alla quale ormai si è abituato per necessità di cose, trascurando la Fiat Idea per poter abbracciare, almeno a gesti nell'aria, quanta più gente possibile.
Sorpresa, si ferma, ha scorto una famiglia con sette figli e scende per abbacciarla, ad uno ad uno, per un paio di minuti. Il barista ha le lacrime agli occhi: "Questo papa è mio, anche se sono evangelico". Gli fa eco il giornalaio: "Ed è anche mio, che sono non credente. È un uomo di cui ci si può fidare, riuscirà a mettere ordine anche in quel covo di vipere del Vaticano". Covo di vipere? "Beh, almeno qualcuna ce n'è da voi, ammettetelo!". E ride e mi abbraccia, tutti si abbracciano, ogni persona afferma he il papa l'ha guardato o guardata negli occhi!
A Copacabana ieri sera si stava meglio dei giorni precedenti:non pioveva e il vento era meno forte. Qualcuno azzarda un bagno assieme ai surfer locali, ma si contano sulle dita di due mani. Quanti saranno i giovani? Nessuno lo sa. Le stime variano dal milione ai tre milioni. La metà che tende verso i 2 milioni probabilmente non è lontana dal vero. Dopo lo stretto corridoio approntato ieri sul marciapiede della spiaggia di Copacabana, piuttosto pericoloso, oggi il papa avanza nel grande viale, ma non rinuncia a scendere tre o quattro volte dalla papamobile per abbracciare, per baciare un bambino (Rete Globo dice che ieri ne ha baciati 75!), per benedire una Vergine di Lujan, la Madonna degli argentini… Il feeling c'è, inutile discutere.
La Via Crucis, accompagnata da poche e in fondo semplici coreografie contemporanee (semplici per gli standard locali, non certo per quelli di casa nostra), comincia col contributo di 300 giovani figuranti distribuiti su 14 palchi, uno per ogni stazione. I testi assai poetici sono stati scritti da due preti (uno è un noto cantante), mentre gli interpreti sono giovani (ma c'è anche qualcuno meno giovane) che hanno vissuto esperienze "di croce" e che pronunciano parole forti contro i mali delle nostre società malate: droga, aborto, violenze, ingiustizie sociali, emarginazione, sfruttamento sul lavoro, condizionamenti del continente digitale, non senso della vita consumistica, "morte di Dio", sofferenze fisiche indicibili…
Non risparmia le parole, il papa, che subito entra in tema: "Affido la croce a voi giovani". Né più né meno. E continua: "Nessuno può toccare la croce senza incarnarla nella propria vita". Pone poi tre domande ai giovani, per invitarli a prendere sul serio la croce, quel Gesù che su di essa ha preso su di sé tutti i mali del mondo: sprechi, droga, egoismi, persecuzioni per la fede o per le proprie idee, l'incoerenza dei cristiani, il peccato. Poiché "nella croce c'è tutto l'amore di Gesù… fidiamoci di lui… in lui la morte non ha l'ultima parola… volete essere come Pilato o come il cireneo?". E conclude così: "Gesù ti chiede: 'Mi aiuti a portare la croce?'". Questa la radice.