Quando la rabbia può diventare dannosa per noi e per gli altri?

La rabbia è un'emozione innata: non è negativa ed ha bisogno di essere espressa, ma nei modi giusti.

Non ci sono dubbi, la rabbia è un’emozione innata che non solo accompagna l’individuo fin dalla sua nascita, ma è anche sempre stata una presenza costante nella storia dell’umanità. Questa emozione, infatti, permetteva di difenderci e di sopravvivere nell’ambiente circostante, svolgendo così una funzione di adattamento.

Ad oggi possiamo ritrovare molti punti in comune con quest’ultima definizione, ovvero provare un’emozione come la rabbia ci permette di arrivare a vivere al meglio nell’ambiente in cui viviamo. Tuttavia può diventare disadattiva, disfunzionale o patologica, quando crea sofferenza individuale, oppure danneggia le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose o se stessi.

Infatti la rabbia si trova spesso alla base di un gran numero di conflitti interpersonali, familiari e di fallimenti professionali. Può aumentare fino all’ira, alla furia e all’aggressività e può condurre a una condotta che danneggia psicologicamente e/o fisicamente gli altri e può compromettere anche se stessi. Ma l’attenzione va posta principalmente su come esprimiamo la nostra rabbia. Ognuno di noi esprime emozioni e sentimenti in maniera diversa, ma è importante osservare e sottolineare che la rabbia non è sinonimo di aggressione. In altre parole, la rabbia è una condizione emotiva mentre l’aggressività è un comportamento. L’aggressione comporta la consapevole intenzione di fare del male, ferire o nuocere un’altra persona o di danneggiare un oggetto.

Ma da dove viene la rabbia? In che modo viene generata? Semplicemente la risposta che può essere data è che noi produciamo la rabbia quando imponiamo delle pretese su noi stessi e sugli altri, ovvero quando mettiamo in atto delle doverizzazioni, manifestate con i “si dovrebbe”, “sarebbe opportuno”, “si deve assolutamente”. Messa in questi termini si può affermare che quindi la rabbia implica sempre un imperativo ed è quindi la reazione a frasi come: “avresti dovuto comportarti diversamente!”, “non dovevi rispondermi male!”. In poche parole, più facciamo uso dei si deve e non si deve, più la rabbia aumenta.

Piuttosto è importante sapere ciò che voi preferite, ciò che voi volete o desiderate, e ciò che voi pensate sia giusto o sbagliato, buono o cattivo. Dire “mi farebbe molto piacere se mi aiutassi con le faccende di casa” è molto diverso da “dovresti aiutarmi di più con le faccende di casa”. Perché qualcuno dovrebbe fare qualcosa? La questione è che a voi piacerebbe che si facesse una determinata cosa o che venisse fatta in maniera diversa, ma questo non significa che tutti devono conformarsi ai nostri desideri né ha senso arrabbiarsi se non lo fanno.

Se proviamo a rinunciare agli imperativi smettendo di imporli agli altri, il risultato che si potrà osservare sarà una netta diminuzione della rabbia e questo porterà ad essere più contenti noi e le persone che ci stanno intorno.

Ma allo stesso tempo abbiamo bisogno di esprimere la nostra rabbia, e per farlo esistono modi salutari e modi nocivi. Se soffochiamo e reprimiamo la nostra rabbia, se la deviamo, la rimuoviamo , la neghiamo, la rifiutiamo, la ignoriamo o la proiettiamo altrove, è molto probabile aspettarsi che nascano dei problemi. Di norma si dice che il modo migliore per esprimere la rabbia sia di farlo in modo appropriato ovvero con affermazioni precise senza cadere in invettive furiose. Alcune persone pensano che per sfogare la rabbia sia necessario alzare la voce, sbraitare, offendere e dare una bella lezione a qualcuno. In realtà, quando diamo il via libera a questa modalità provochiamo danni, spesso anche alla nostra stessa salute, e tendiamo a perdere il rispetto di chi ci sta di fronte. Dunque, arrivati a questo punto, si può affermare che perdere la calma mette la persona stessa in una condizione di svantaggio e che la furia dimostra solo quanto quanto potere esercitano gli altri su di noi. Di fronte all’emozione della rabbia, l’unica modalità migliore da favorire e portare avanti è quella di esprimere in modo assertivo ciò che sentiamo, senza cadere in un comportamento aggressivo.

(Scopri la Guida alle emozioni , per parlare di rabbia, paura, gioia, sorpresa, tristezza e disgusto ai bambini, coinvolgendoli con giochi, storie e fumetti).

 

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