La quotidianità chiama alla sfida
La prima volta in cui si erano visti, lei Lucia, era l'assistente del suo dentista. Trascorse ancora un anno perchè Paolo la rivedesse ad un incontro del Movimento dei focolari. Oggi sono sposati, più che felicemente ed hanno sei figli. Sono loro, con la loro esperienza, alcuni dei protagonisti delle storie raccontate da Aurelio Molè nel libro Famiglie vive edito da Città Nuova e questa settimana giunto al quarto appuntamento della nostra rubrica, Il libro del mese.
«Uno sguardo oltre l’infinito, il cuore oltre l’ostacolo, ma i problemi più grandi di una famiglia nascono spesso tra le mura domestiche, alle prese con l’ordinaria stanchezza quotidiana, il nervosismo che ne consegue, le possibili liti e, soprattutto, le continue interferenze. Soprattutto nel caso di due genitori impegnati a 360 gradi e su molti fronti. Si potrebbe dire genitori multitasking?
“A casa nostra – sorridono Paolo e Lucia – spesso c’è un certo traffico al telefono, anche durante le ore di pranzo e cena. Qualche tempo fa c’è stato un momento piuttosto incandescente, al punto che è stato necessario parlarne con tutti i figli. È emerso che il momento dei pasti era prezioso per l’unità della famiglia e che forse sarebbe stata una buona soluzione accendere la segreteria telefonica. Parlandone a fondo, però, è emerso che quelle telefonate non erano “lavoro che portavamo a casa”, non erano i nostri pazienti che ci chiamavano anche all’ora di pranzo, bensì persone a cui abbiamo dato la nostra disponibilità.
A quel punto hanno deciso loro stessi: “Non vogliamo la segreteria telefonica”.
«Naturalmente abbiamo cercato di stare più attenti nel ritagliare degli spazi riservati per la famiglia e per stare con ciascuno di loro».
Tutti gli aspetti della vita quotidiana – dal lavoro allo studio, dalla preghiera allo sport, dal cucinare al divertimento – sono occasione per crescere insieme. Far partecipi tutti del bilancio familiare, per esempio, è stata sempre per i Crepaz una delle realtà che ha unito la famiglia.
“Metterci insieme davanti a Dio per vedere il bilancio familiare – si entusiasma Lucia –, per noi è sempre stata ed è una cosa splendida, anche con i piccoli, che l’avrebbero capita col tempo. Quante volte, in questa revisione periodica fatta tutti insieme, ci accorgiamo di esserci adagiati su un certo tipo di consumi e, grazie anche a loro, comprendiamo insieme cosa è utile, necessario, superfluo, tenendo come misura le necessità degli altri. Quante volte ci siamo trovati, noi genitori, a fare più attenzione nelle spese e loro a ridimensionare le richieste, non tanto per risparmiare e accumulare soldi, ma per avere qualcosa da condividere con gli altri…”.
«”In quest’ottica del “dare” – interviene Paolo – viene spontaneo comprendere che i vari servizi che facciamo l’un l’altro non si possono monetizzare. Se un figlio lava i piatti o la macchina non lo fa per essere pagato, ma per dare beneficio alla comunità familiare che così diventa sempre più una comunità d’amore. Riguardo alla paghetta settimanale ogni famiglia si regola a seconda dei periodi o dell’età e degli impegni dei figli. Noi abbiamo deciso, man mano, con tutti i nostri figli, che non era necessaria. L’importante, ci sembra, è contribuire alla formazione all’uso responsabile e comunitario dei beni. Una cosa che abbiamo proposto loro è che quando ricevono del denaro in regalo da un parente o magari hanno guadagnato qualcosa, una parte venga destinata alla solidarietà, a loro scelta: al povero che incontrano mentre vanno a scuola, alle attività del loro gruppo giovanile, o per una catastrofe in qualche parte del mondo. Questa è diventata una specie di regola famigliare, che naturalmente vale anche per noi genitori”.
«E ciò che sempre stupisce è l’immancabile risposta del Vangelo: Dio non si lascia mai vincere in generosità. «A ogni nostro “dare”, puntuale si aggiunge il suo “vi sarà dato”, quasi a confermare, ai piccoli come ai grandi, che le sue promesse sono vere. È un “centuplo” che si esprime in mille modi: dalla gioia che ci invade il cuore, all’unità che si rafforza fra di noi e, spesso, ai beni materiali che arrivano. Tempo fa, per dare subito qualcosa per il terremoto de L’Aquila, tutti insieme abbiamo deciso di rinunciare alla frutta. Non era ancora sera che ci è giunto in dono da parte di un vicino di casa un grande cesto di kiwi belli maturi”.