La questione immigrazione a partire dai numeri
Come classe abbiamo partecipato ad una delle tante presentazioni, che si stanno svolgendo in tutta Italia, della 29sima edizione del Dossier statistico immigrati elaborata dal centro studio ricerche Idos, Centro Studi e ricerche sull’immigrazione.
A scuola, infatti, seguiamo il progetto “cittadinanza attiva” e il tema sociale dell’immigrazione, come tanti altri, rientra nell’ambito del nostro percorso per il quale ci siamo posti interrogativi e riflessioni, necessari per fugare pregiudizi e luoghi comuni.
La conferenza si è aperta con i saluti e i ringraziamenti da parte di Luca Di Sciullo, presidente di Idos, il quale, ha sottolineato l’importanza delle partecipazione delle scuole e degli studenti come occasione di crescita etico-sociale. Tra i vari interventi ci ha colpito la sensibilità con cui i relatori hanno focalizzato l’attenzione sulla necessità di ricostruire un’umanità degna di questo nome in cui non ci sia più odio, ma fraternità.
I dati statistici esposti non confermano l’esistenza di una “invasione” e nessun ampliamento geometrico dell’immigrazione: il numero dei migranti sbarcati, via Mediterraneo, nel Paese durante tutto il 2018 si è attestato ad appena 23.370, un numero crollato, rispetto al 2017, di oltre l’80%. Per ridursi, poi, nei primi 9 mesi del 2019, a soli 7.710 casi (su un totale europeo di 68.485).
Anche la storia ce lo insegna: quanti italiani nel XIX secolo solcarono l’oceano in cerca di una nuova vita? L’emigrazione, infatti, non è cosa nuova, ma fa parte del vissuto umano. Noi italiani, invece, già dagli anni ’80 abbiamo cominciato a disprezzare le persone immigrate soprannominandole “vucumpra”. Negli anni 2000, poi, abbiamo avuto l’ingresso della Romania nell’UE e sempre noi italiani l’abbiamo considerata un’invasione.
Il vero problema è che non abbiamo mai considerato il fatto che queste persone, seppur non provenienti dall’Italia o dall’Europa, sono esattamente uguali a noi. Bisognerebbe vederli come fratelli, dando loro la libertà di crearsi una nuova vita in un posto migliore, bloccando, altresì, l’assurda guerra intrapresa “tra poveri e impoveriti” e dare spazio al consolidamento dei tre principi fondamentali chiaramente sottolineati durante la conferenza: la libertà, l’uguaglianza e la fraternità.
Tuttavia, ad oggi, buona parte degli immigrati che sbarcano in Italia viene sfruttata per lavori non ben retribuiti oppure per ricavare denaro in nero. Insomma, noi pensiamo che, alla luce di quanto detto, sentito e interiorizzato, possiamo dedurre che viviamo nella menzogna e nell’egoismo, perché sia i politici che i media prevalenti non esprimono i veri dati statistici degli immigrati. Ne triplicano la vera cifra per mostrare la gravità di una situazione, che, in realtà si trova nella norma. La verità è che in Europa, ma soprattutto in Italia, manca la volontà politica che potrebbe in qualche modo aiutare le persone immigrate invece di estraniarle e renderle invisibili.
Possiamo dire che la conferenza è stata un momento di crescita socioculturale particolarmente interessante. Sarebbe opportuno avviare un dibattito vero e proprio con opinioni anche differenti da quelle riportate dai relatori del rapporto Idos. La partecipazione alla conferenza ha arricchito le nostre conoscenze e ha aperto le nostre menti e i nostri cuori ad una realtà che deve essere sostenuta soprattutto dall’Europa.