La pupa e il secchione

E adesso tocca chiedersi perché. Perché nel momento di china dei reality dai tempi d’oro del primo Grande Fratello, perché nella fase in cui il pubblico sembrava cominciare a stancarsi dei famosi dell’isola, La pupa e il secchione è diventato il programma dell’anno. Proprio così. Il reality di Italia 1 sembrava destinato a sparire presto, stritolato dalle regole dell’audience. Due conduttori in crisi di fama, opinionisti pronti a venire alle mani, protagonisti del gioco scelti tra possibili comparse del Cinico tv di Raitre e potenziali candidate a copertine di Playboy. Non mancava nulla perché fosse una celebrazione un po’ nostalgica e senza ambizioni, della tv-spazzatura anni Novanta. Ed invece la trasmissione presentata da Papi e dalla Panicucci viaggia a tre milioni di spettatori a serata ed è sulla bocca di tutti. Un cult. In cosa consista è presto detto: un gioco in cui la pin up deve conquistare il cuore dello studente modello, il ranocchio deve rendere edotta la aspirante velina, finché questa, con un bacio e qualche tocco al look, trasformi il brutto rospo in un principe dei salotti tv. Il secchione si esibisce in prove di forza, ostenta il fatto di non aver mai avuto una ragazza, viene istruito da lei sui pettegolezzi e mette a sua disposizione tutta la sua scienza. Lei, la bella, deve sembrare ignorante al massimo grado (spesso sembra più una trovata degli autori), scambia Van Gogh per un progenitore scimmiesco dell’uomo, Garibaldi per quello delle Mille Lire e intanto ronza attorno alla sua preda mettendo in campo tutte le armi della seduzione. Alcune sequenze sono da fascia protetta e infatti vanno in onda tardi con la sigla Hot . Per qualcuno il programma funziona perché richiama i tempi dei brufoli e dei primi amori, quelli platonici tra i banchi di scuola, in cui l’imbranato sognava la più bella della scuola senza aver alcuna chance di avvicinarla. Un reality ad uso e consumo di ragazzi in età da prima liceo e per adolescenti nell’animo, già anziani all’anagrafe. Un riscatto sociale anche per i brutti finalmente oggetto della seduzione (interessata) di bellezze da copertina. Da questo punto di vista un reality molto maschilista in cui la donna finisce per far la parte dell’oca giuliva. Inoltre La pupa e il secchione dà un segnale che non farà felici quanti speravano che nell’attuale crisi dei reality ci fossero i germi della sua prossima morte. È infatti l’ostentazione, finalmente senza schermi, dell’unica vera attrattiva dei reality, mai così apertamente dichiarata: vedere se alla fine i reclusi finiscono sotto le lenzuola. Lui brutto e intelligente, lei bella e stupidotta. Costringiamoli a stare vicini e lasciamo lavorare gli ormoni. Qualcosa accadrà.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons