La punizione

Educare un figlio. Un impegno delicato e difficile. Tra regole, punizioni e rimproveri. Da vivere con coerenza, diplomazia e un pizzico di creatività. Il racconto di Hana Pinkerovna in Cosa sussurra Dio alle mamme
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È lunedì. Sto aspettando la mia Adelka nel cortile della scuola, insieme alle altre mamme. Ormai ci conosciamo e ci salutiamo calorosamente. Una mamma è li con una dei suoi figli: una bimbetta di tre o quattro anni, molto vivace. Le dice continuamente di non sedersi sulla panchina fredda, di non correre per il cortile e di non calpestare le aiuole, ma poi, quando la bambina si siede sulla panchina, la lascia fare; quando corre per il cortile, la lascia fare; quando calpesta le aiuole, la lascia fare. La sgrida e nient’altro: «Te le suono, vedrai! ». La figlia ignora con assoluta tranquillità le richieste di starsene buona e in silenzio accanto alla mamma.

[…]

Un bambino deve senz’altro obbedire, ma deve anche ricevere richieste adatte alla sua età.

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A casa, mio marito e io cerchiamo di essere coerenti quando promettiamo alle nostre figlie una punizione e, quando serve, manteniamo le promesse anche se non ci fa piacere. Ho avuto una conferma di quanto sia importante il giorno del quarto compleanno di Anicka. Avevo preparato una festicciola in giardino con una bella torta, tanti pacchetti regalo, addobbi colorati.

La festeggiata però si era alzata col piede sbagliato ed era stata indisponente sin dalle prime ore del mattino; durante il pranzo se l’era presa per una sciocchezza, tanto che il papa le aveva dato una bella sculacciata, minacciandola di non fare la festa se si fosse comportata ancora in quel modo. Pensavo che di fronte a un tale castigo mia figlia si sarebbe arresa. Invece, dopo il riposino pomeridiano, era sorto un nuovo problema: Anicka non voleva indossare il vestito che le avevo preparato per l’occasione, ne voleva uno diverso e non c’era modo di farla ragionare.

Aveva fatto una scenata tremenda e il papa era intervenuto dicendole che quel giorno i festeggiamenti non ci sarebbero stati. Ne avremmo riparlato il giorno dopo. Il giorno dopo in effetti tutto è filato liscio: Anicka è stata adorabile e ogni cosa è andata nel migliore dei modi. Capiamoci, punire non ci piace, anzi ci sforziamo di prevenire e sviare l’attenzione delle nostre bambine da situazioni che potrebbero scatenare i loro capricci. Cerchiamo di tenerle impegnate in qualcosa, ma la disobbedienza preferiamo punirla in ogni caso. Il giorno dopo in effetti tutto è filato liscio: Anicka è stata adorabile e ogni cosa è andata nel migliore dei modi.

Capiamoci, punire non ci piace, anzi ci sforziamo di prevenire e sviare l’attenzione delle nostre bambine da situazioni che potrebbero scatenare i loro capricci. Cerchiamo di tenerle impegnate in qualcosa, ma la disobbedienza preferiamo punirla in ogni caso. Devo riconoscere che, se le bambine hanno qualcosa da fare, capita difficilmente di trovarsi nella condizione di doverle punire. Soprattutto di sera, quando siamo stanchi e senza più energie, stiamo bene attenti a non suscitare conflitti, anche se nemmeno allora ritorniamo sulle nostre decisioni, quali che siano le conseguenze da affrontare.

Non volete mangiare? Bene, non mangiate, nessun bambino muore di fame per il digiuno di una sera, ma non si va a letto più tardi.

Siete stanche e ci sono troppi giochi in giro perche abbiate le forze per riordinarli? Posso aiutarvi io: tu metti a posto le costruzioni, io le bambole.

In fondo, fare i genitori è un vero e proprio corso universitario di diplomazia e di management, e in più il buon Dio ci ha dotato di una scorta sufficiente di coerenza e di creatività per affrontare situazioni come queste.

Hana Pinkerovna, Cosa sussurra Dio alle mamme (Città Nuova, 2013)

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