La Puglia nel Cinquecento

Una rassegna eccezionale a Bitonto fino all’8 aprile presenta un capitolo artistico di grande suggestione
Mostra arte veneta in Puglia

Il Veneto in Puglia. Maestri come Giovanni Bellini, Giorgione e Lotto, Tiziano, Tintoretto, Bassano e Veronese. Paris Bordon in particolare, nel suo rapporto con la casa degli Acquaviva d’Aragona, dalla storia tormentata e drammatica che li ha portati all’esilio in Francia ad opera dell’imperatore Carlo V. È un brano di storia  poco noto e perciò la rassegna si presenta come una delle più importanti e rivelatrici in assoluto sia del mondo economico-politico che legava la Serenissima alla Puglia e sia di una stagione artistica “emigrata” dal Nord al Sud con capolavori straordinari. Inediti, soprattutto. Cadono così tante nebbie interpretative e tanti schemi  storici: la vita è ben più ampia di quanto gli studiosi, anche i più agguerriti, possano raccontare.

E sulle vicende cinquecentesche dei rapporti  fra arte  e committenza veneto-pugliese c’è molto da dire (vedere lo  splendido catalogo, Claudio Grenzi editore). Lo raccontano le opere – moltissime e spesso da collezioni private, quindi viste per la prima volta dal pubblico – esposte in una rassegna che sembra giusto definire “storica”. Eccone alcune.

Lorenzo Lotto, prima di tutti. Il grande inquieto del secolo. Nel 1542 riceve la commissione da un mercante di Barletta per un polittico a Giovinazzo. Della grande composizione, molto è stato perduto. Ma resta il San Felice in cattedra, schiacciato dal peso, più che dei paramenti, del proprio incarico – il Lotto è uno psicologo sconcertante – e un Cristo pietoso sconvolgente, di collezione privata, forse la cimasa del polittico. Questo Cristo inedito, quasi sconfitto dal male, il capo chino in una umiltà sottomessa alla volontà divina, ha qualcosa di autobiografico davvero struggente e anticipa il pathos di molta arte religiosa barocca. Non basta. Attribuito al Lotto c’è un Ritratto virile, un olio sul 1530, anch’esso inedito e di collezione privata, che sorprende: ci guarda e chiede una risposta, come sempre in Lotto, e il pittore si sofferma sull’analisi dei guanti (segno di status sociale elevato), sul colletto della camicia candida, sull’anello al mignolo, ma specialmente sul volto ombrato e caldo e quegli occhi chiari, grandi e velati di tristezza. Siamo forse di fronte a un capolavoro finora sconosciuto?

Poi, Paris Bordon, pittore trevigiano che troppo facilmente si descrive come cresciuto all’ombra di Tiziano. Certo, il Vecellio fa scuola e lo si avverte anche in Paris nella impostazione grandiosa dei ritratti. Quello di Giulio Antonio II Acquaviva d’Aragona, di collezione privata, verso il 1540, è maestoso. Il nobile napoletano morto esule in Francia, a Lione, è effigiato con l’ampia veste scura su cui spicca la collana dorata dell’Ordine di san Michele. Guarda verso di noi  ma sembra non vederci. Il colore ombrato e caldo, tipicamente lombardo-veneto, esalta una figura che non è distante, come i personaggi tizianeschi, ma nobilmente vicina, senza apparire sussiegosa. Ma Bordon è presente in rassegna con diverse altre opere, fra cui spicca un inedito di collezione privata, una tela di Nettuno e Afrodite del 1560, omaggio del pittore al mondo mitologico allora di moda, con quel fare largo, monumentale, ed un soggetto delicato, adatto alle stanze private di un facoltoso committente, forse di area genovese.

È la volta di Sebastiano del Piombo, genio lagunare dal profilo ciclopico e meditativo insieme. Dedicatosi nella maturità ad opere di soggetto religioso, ha prodotto lavori indimenticabili. Penso al Cristo portacroce del 1510 (collezione privata), tema notissimo all’epoca, ma che Sebastiano interpreta con uno degli sguardi più intensi della pittura veneta, misto di lacrime, di stanchezza, e di invito accorato a seguirlo, per il fedele, in una sinfonia di rossi meravigliosa. Oppure, al primo piano dei due volti accostati di Maria ed Elisabetta nella Visitazione del 1519, in cui il viso dell’anziana donna è di una interiorità e di una forza straordinarie.

Non può mancare Tiziano con diverse opere, alcune di bottega, e un inedito: una Salomè danzante degli ultimi anni, di collezione privata, un quasi monocromo svelto, abbozzato, arrivato a noi dopo il prezioso restauro di Carla Mariani. Ma giova ricordare alla Galleria di Bitonto uno splendido Ritratto di gentiluomo, dal luminoso fondo dorato, di enorme suggestione. E infine passando per Palma il giovane, Previtali, Cariani, Tintoretto, Bassano, Veronese e altri che non vorremmo chiamare minori, ritorniamo ai capolavori sparsi nella chiese, di Vivarini, Savoldo, Giambellino, Pordenone. Una stagione ricca di capolavori, un fiume in piena di arte veneta atterrata in una Puglia ricca di mecenati, di attenzione alla bellezza. E che oggi con questa rassegna storica la mette finalmente in mostra.

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