La provocazione della lentezza

Spunti di riflessione sul tema.
La provocazione di una giornata della lentezza, improponibile per chi è sottoposto a ritmi su cui non può incidere, rimanda all’intuizione di Alex Langer, figura anomala di politico sempre controcorrente, che invitava a   criticare il motto olimpico "citius, altius, fortius" (più veloce, più alto, più forte) come emblematico di un modello di vita che tracima nella vita quotidiana come modello di competizione fino all’esasperazione, producendo più vittime che successi umani. La proposta radicalmente alternativa si concentrava, per Langer, nel motto "lentius, profundius, suavius" (con più calma, più profondità, più dolcezza).

Nello stesso senso possiamo leggere un brano, pieno di arguzia,  dal diario di Igino Giordani, Memorie di un cristiano ingenuo,  a proposito della  sua permanenza negli Stati Uniti , a Kansas City,  nel 1938 :  «Ricordo che tutti avevano fretta come assaliti da responsabilità imminenti. Io solo passeggiavo: onde ero visto come una bestia paleozoica. Scorsi tra i tanti un benedettino che avanzava trafelato  e lo fermai: "Ma scusi padre: perchè corre così?" Egli brontolò una risposta in ininterpretabile, gittata lì per rimettersi a correre. "Tanto – aggiunsi io – si arriva lo stesso". Dove? "Alla meta finale : alla morte". Era forse sapienza benedettina su labbra profane? Fatto sta che il padre, convinto d’aver a che fare con un demente, invece di correre, volò».       
 
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