La proposta di “Arcobaleno”

Vent'anni al servizio degli extra-comunitari. Un'associazione che promuove l'integrazione in spirito di fraternità.
Volontariato

Santa Maria delle Grazie, zona di porta Genova a Milano, dove il Naviglio offre squarci di riposo, viottoli per passeggiare, spazi vivibili. Nei locali della parrocchia dal 1988 ha sede l’Associazione Arcobaleno, tra le centinaia di agenzie educative che in vario modo operano a favore della piena integrazione delle persone di altre nazioni presenti sul territorio.

Raccontano Gianantonio e Carlo, a nome dei tanti volontari che operano nell’associazione. «Negli anni Ottanta, alcuni giovani, attraverso lo sport, riescono ad aggregare studenti e lavoratori di etnie diverse per il “Mundialito”, primo torneo di calcio che riunisce ben 24 diverse nazioni europee ed extraeuropee». Migliaia tra parenti e amici imparano a frequentarsi e a fare amicizia pur nella diversità di lingue e culture. «È per noi la spinta a scoprire una realtà tutta nuova e a proseguire nel creare occasioni di socialità. Ma ben presto ci accorgiamo che ci sono emergenze continue cui imparare a rispondere. I nostri amici del Mundialito cercano infatti cibo, lavoro, vestiario; e desiderano imparare l’italiano».

Del Natale del ’92 ricordano un episodio: «Due signore albanesi in cerca di un po’ di fortuna suonano alla porta di alcuni di noi: una violinista, l’altra casalinga. La prima verrà assunta nell’orchestra della Scala, l’altra troverà un lavoro e chiederà il ricongiungimento con le figlie e il marito». Dalla Bosnia arriva la famiglia Mujovic: padre, madre e tre figli, il più grande di appena otto anni. «Per sei mesi condividono la vita dell’associazione. Si cerca di farli sentire in famiglia sino a quando, con tutte le pratiche in regola, possono raggiungere i parenti in America. Anche Hassan del Marocco, che dormiva davanti a una chiesa, viene a far parte della nostra famiglia. E a Chami, un tamil che cerca lavoro nel settore delle pulizie, si insegna cosa serve a pulire la casa».

 

A Milano, la comunità dello Sri Lanka, già molto numerosa negli anni Novanta, trova un punto di riferimento presso l’Arcobaleno, la cui sede diventa presto luogo di incontri con personalità del mondo diplomatico, politico ed economico. Nel 1994 nasce un’originale iniziativa di collegamento con l’ambasciata dello Sri Lanka a Roma: mancando un consolato a Milano per i cittadini srilankesi, l’ambasciatore dello Sri Lanka, in visita in Italia, autorizza l’associazione a fare da tramite per aiutare il suo popolo.

Ma ci si accorge anche che l’Arcobaleno ha un ruolo culturale: bisogna incidere sui processi culturali, avviare un riconoscimento delle differenti culture, promuovere il confronto e lo scambio. Così l’associazione viene invitata da una decina di scuole di piccole città e paesi della Lombardia, dove ancora non si sono visti extracomunitari e che rimangono coinvolte in questa esperienza di multietnicità. 

Intanto nel guardaroba ben curato si possono trovare vestiario, scarpe, lettini e pannolini per bambini: «Durante un mercatino, un ragazzo marocchino ruba l’incasso della giornata, ma viene bloccato dai poliziotti. Ovviamente lo perdoniamo e lo portiamo in sede per farlo mangiare. Successivamente ci confida che dall’accoglienza ricevuta è nato in lui il desiderio di ricominciare una vita nuova nel suo Paese d’origine».

Alla scuola di lingua italiana quest’anno partecipano 1500 persone, ma ci sono anche lezioni di informatica e di inglese. «La riscoperta del valore dell’amicizia anche attraverso le attività ricreative fa sì che persone, cresciute e maturate in un clima di pace e fratellanza, siano ora in grado loro stesse di organizzare incontri senza la presenza degli educatori e di promuovere autonomamente iniziative varie, sia nell’ambito della propria etnia sia integrandosi con altri gruppi etnici».

 

Oggi si è compreso che pane, lavoro, diritti e riconoscimento culturale non possono più andare disgiunti. In tutto ciò, la lingua italiana diventa l’elemento fondamentale per far cadere le naturali diffidenze, aiutando gli extracomunitari a vivere dignitosamente in una città che per tradizione e cultura ha sempre accolto le persone di buona volontà.

Tra le ultime iniziative dell’Arcobaleno “Il Mondo che vorrei”: un laboratorio di formazione aperto ai giovani per poter vivere a pieno sfide e opportunità sui temi della società multiculturale.

«Si realizzano così, sotto i nostri occhi, e al di là delle nostre forze e possibilità, piccoli o grandi frammenti di quel sogno per cui Chiara Lubich ha speso la vita: la fraternità universale».

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