La profezia vive solo nell’oggi
Nelle comunità spirituali e nei movimenti carismatici (cioè che nascono da un carisma, religioso o laico) è importante la forma che assume l’esercizio della propria storia, della memoria, del ricordare. Il discernimento più prezioso e difficile non riguarda gli episodi negativi o le parole piccole del passato: l’arte cruciale è saper utilizzare le parole vere, gli episodi fondanti della storia di una comunità, incluse le parole grandi dei fondatori e dei primi testimoni amatissimi e venerati.
Anche in questo esercizio essenziale, ci viene in aiuto un brano del Vangelo di Luca: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi… Essi li uccisero e voi costruite» (Lc 11,47-48). I contemporanei di Gesù avevano iniziato a celebrare e onorare i profeti del passato, gli uomini che avevano fondato la fede del popolo, riscoprendone e valorizzandone le tombe, che venivano trasformate in autentici santuari, mete di pellegrinaggi popolari. Per alcuni, questa nuova devozione profetica poteva essere interpretata come segno di una nuova stagione di stima e ascolto della parola dei profeti, una vera conversione: «Essi li uccisero, voi costruite».
E invece, anche qui, Gesù ci sorprende e smaschera una realtà che si mostra opposta a quella che appare – il Vangelo è un susseguirsi di realtà svelate che si mostrano opposte a quelle che sembrano evidenti a tutti. E ci dice che il celebrare i profeti del passato onorando le loro tombe e la loro memoria può non contenere nessuna novità: i profeti presenti (tra cui lui stesso e il Battista) continuavano ad essere perseguitati e uccisi mentre il popolo venerava le tombe dei profeti di ieri.
Onorare i profeti (i santi o i fondatori) di ieri non è allora un segnale credibile che una comunità stia ascoltando e stimando anche i suoi profeti di oggi. Anzi, la storia delle comunità cristiane, spirituali e ideali spesso mostra esattamente la tendenza opposta: più si venerano i santi del passato, meno si ascoltano i profeti del presente che, non di rado, vengono screditati e perseguitati proprio in nome della devozione ai grandi del passato.
Le comunità carismatiche hanno un bisogno vitale continuo di profezia, che si esprime certamente nel tener vivo e presente il carisma del fondatore nella sua interezza, ma si esprime anche nel riconoscere, incoraggiare e non combattere la profezia presente nelle persone che lo Spirito invia continuamente alle comunità, soprattutto nelle generazioni successive a quelle dei primi fondatori.
Una comunità carismatica non vive oggi semplicemente ricordando la profezia di ieri, né soltanto attualizzando oggi il carisma di ieri. Tutto ciò è necessario, ma non è sufficiente per una comunità che vuole mantenersi viva e vivificante e quindi continuare ad attrarre nuove vocazioni e giovani. La condizione sufficiente è l’ascolto della profezia presente, che presuppone che le persone di oggi che per dono e compito incorporano una dimensione profetica non vengano respinte né scoraggiate, ma accolte e valorizzate.
Il carisma non è un diamante arrivato sulla terra una volta per tutte e che va solo custodito in una cassa di vetro perché continui a brillare. Il carisma è un seme che continua in ogni stagione a dare i suoi fiori e frutti – i carismi sono sempre declinati nel tempo presente. Gesù è rimasto vivo nella Chiesa non solo perché custodito e venerato, non solo per la sua presenza vera nella comunità, ma perché lo Spirito ha inviato alla Chiesa molti carismi nel corso dei secoli.
Ma riconoscere i profeti di oggi non è affatto semplice, perché i profeti veri non sono in genere riconosciuti né ascoltati. Le comunità amano invece i falsi profeti perché essendo “profeti per mestiere” sono specialisti nel dire ai responsabili e alla sensibilità media della comunità solo ciò che amano sentirsi dire per rafforzare illusioni e auto-inganni (comunissimi nei tempi delle crisi).
Il brano di Luca poi ci dice qualcosa in più: che i profeti di oggi vengono zittiti ed emarginati proprio mentre cresce la celebrazione dei profeti di ieri. Un modo concreto di fare questo è usare le parole dei fondatori o dei grandi uomini e donne del passato per far tacere le parole profetiche vere di oggi, pensando, spesso in buona fede, che la nuova profezia che si esprime nella comunità di oggi entri in concorrenza, riduca o addirittura combatta la profezia dei fondatori di ieri. E così si usano testi, testimonianze orali, fioretti di ieri per contrastare parole e fioretti di oggi che sarebbero, invece, la sola cura vera della crisi che quella comunità vive.
Le più recenti puntate della rubrica di Luigino Bruni sono pubblicate mensilmente sulla rivista Città Nuova.
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