La prima volta del Leicester

La squadra guidata da Ranieri conquista il titolo di campione d'Inghilterra con due giornate di anticipo. Non era mai successo nella storia del club
Leicester

Oggi c’è da festeggiare. Come sempre quando la realtà sovverte i pronostici regalando una favola agli umani. Stavolta è toccato alle piccole volpi blu del Leicester, fino a ieri carneadi del calcio, oggi trionfatori del campionato più importante del mondo, la Premier League. Basti dire che all’inizio erano dati 5000 a 1.


C’è da festeggiare perché è bello vedere un ragazzo dal passato difficile come Vardy trasformarsi in stella del calcio mondiale con la sola forza dell’impegno, e di un talento che aveva solo bisogno di un po’ di fiducia per risplendere. C’è da festeggiare per un allenatore serio come Ranieri che in patria non aveva mai vinto un tubo. C’è da festeggiare quando una squadretta con un budget da retrocessione, fa neri gli squadroni dei magnati. C’è da festeggiare, soprattutto, perché nell’intimo di ciascuno di noi c’è un piccolo Leicester che avrebbe una gran voglia di affermarsi e, oggi più che mai, ha bisogno di ritrovarsi in chi ce l’ha fatta davvero.

 

Perché un conto sono le rassicuranti sceneggiature hollywoodiane costruite ad hoc per consolarci, altro è quando i sogni irrompono nelle cronache, alimentando a loro volta nuovi sogni da raccontare.
Per questo c’è un filo neppur troppo sottile che lega la mitica battaglia delle Termopili all’India di Gandhi o alla Cuba di Che Guevara, i trionfi berlinesi di Jesse Owens al Verona di Bagnoli, il premio Nobel Malala al Goldman Prize recentemente assegnato a Maxina Acuña, una contadina analfabeta peruviana capace di dar scacco a un colosso minerario. Certo un successo clamoroso e inaspettato può ottenebrare, ritrasformando l’oro in fango: è accaduto tante volte, ma questa è tutta un’altra storia, e stasera non mi pare sia quella giusta per parlarne.

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