La presidente del Brasile sospende la visita negli Usa
Quando è troppo è troppo. La presidente del Brasile Dilma Rousseff ha sospeso sine die la visita ufficiale negli Stati Uniti, prevista per ottobre, dato che il presidente Barack Obama non ha accettato di dare spiegazioni formali e per iscritto in merito allo spionaggio realizzato dalla National Security Agency sulle sue comunicazioni, quelle del suo staff di consiglieri e dell'ambasciata brasiliana negli Usa.
Lo scandalo è scoppiato (anzi più avanti vedremo perché è in realtà riscoppiato) dopo le rivelazioni di un programma televisivo della rete O Globo, in base ai dati forniti dall'ex analista della Cia, Edward Snowden. L'ambasciatore statunitense è stato convocato immediatamente dal ministro degli Esteri brasiliano il quale ha chiarito con energia che era stata violata la sovranità del suo Paese e pertanto il suo governo esigeva una risposta per iscritto del presidente Usa nel termine di una settimana.
Questa reazione della diplomazia brasiliana ha avuto luogo pochi giorni prima del summit del G20 in Russia, ottima occasione per dare spiegazioni, visto che sia la Rousseff che Obama hanno partecipato alla riunione. Ma si vede che il tema dell'amicizia col Brasile non figurava tra i primi posti in agenda e detta occasione è trascorsa senza un nulla di fatto. Pertanto, la reazione di Brasilia non si è fatta attendere e, senza troppi commenti, è stata sospesa la visita ufficiale in agenda per il mese prossimo.
Ma perché un ultimatum così deciso da parte della presidente sudamericana? Mesi or sono, le rivelazioni di Snowden hanno reso pubblico che tra le decine di Paesi spiati dalla Nsa, a livello di governi e di sedi diplomatiche, anche di quelli amici ed alleati, il Brasile occupava il numero due nel ranking dei più controllati. Colto alla sprovvista, il governo di Brasilia ha chiesto spiegazioni che sono state fornite in modo verbale, ma in modo così insufficiente da deludere l'esecutivo oggetto di spionaggio. Addirittura si è preteso di far passare come una misura vantaggiosa, per evitare problemi, il fatto di aver spiato le mosse del governo in materia di contratti petroliferi con aziende straniere (sic).
Pertanto, quando le informazioni sulle attività della Nsa contro il Brasile sono state arricchite di dettagli, Rousseff ha impartito istruzioni perché le spiegazioni giungessero dal più alto livello della Casa Bianca.
Probabilmente colta di sorpresa, la diplomazia statunitense ha manifestato il generico desiderio che l'episodio non indebolisse i rapporti di "amicizia" con Brasilia. Un'amicizia da interpretare sul piano del rapporto tra un superiore e un subalterno, a giudicare dalla decisione di ignorare la richiesta di spiegazioni. Il che dimostra, ancora una volta, che i tempi in cui l'America Latina era da considerarsi il "cortile" della Casa Bianca sono definitivamente tramontati.
Il Brasile, pur non condividendo molte scelte della politica statunitense, era riuscito a mantenersi in ottimi rapporti, lasciando alle mosse diplomatiche l'esplicitazione di criteri e parametri politici diversi. Pertanto è ancora più cocente la decisione, poco amichevole, di procedere alla menzionata attività di spionaggio. Il che conferma la poca perspicacia statunitense nei confronti dello scontento che permanentemente provoca la politica di Washington nella regione e che, oggi, nessun governo dissimula, ma dimostra con fatti concreti, come la cacciata di Usaid dalla Bolivia, il criterio di reciprocità stabilito da vari Paesi sudamericani in materia di visti di ingresso.
Per non essere ingenui, conviene anche segnalare che, da abile politica qual è, Dilma Rousseff non avrà omesso di controllare i sondaggi che davano un grosso appoggio a una risposta energica come quella data alla Casa Bianca. Non solo, ma che indicavano che non sospendere il suo viaggio sarebbe stato interpretato come un gesto di debolezza da parte di una popolazione che da mesi protesta senza sosta contro la mala politica e la corruzione.
Mentre Rousseff si prepara per scendere in campo per un nuovo mandato era impossibile non tener conto dell'effetto del suo gesto in termini di reddito politico, anche se ciò non ne inficia le ragioni.