La preoccupazione di alcuni cattolici per i musulmani presenti a messa
Ho letto con interesse alcuni commenti pubblicati sui quotidiani – alcuni sono arrivati anche alla redazione di Città Nuova in risposta al mio articolo –, sulla partecipazione di musulmani, sia in Italia che in Francia, alle celebrazioni della messa della scorsa domenica. Non mancano critiche per aver ammesso ad un momento sacro, come la celebrazione eucaristica, persone di un’altra religione. Più di un’obiezione è stata sollevata per la lettura di passi del Corano e la distribuzione di pane – ovviamente non consacrato – ai e alle mussulmane presenti. Si parla di pericolo di sincretismo e di potenziale confusione.
Le reazioni non mi hanno sorpreso. Premetto che, trovandomi all’estero non ho potuto partecipare – e mi sarebbe piaciuto farlo – a nessuna delle messe in questione, alcune celebrate da vescovi locali e altre dai parroci. Non posso quindi parlare in base ad un riscontro personale di quanto avvenuto. Tuttavia, in nessun articolo che riportava questi momenti di fraternità ho scorto i pericoli di cui si è accennato da varie parti di singoli cattolici.
Persone autorevoli, in seno alla Chiesa italiana, hanno commentato in modo molto positivo il momento vissuto domenica scorsa. La Radio Vaticana, per esempio, ha pubblicato in News.Va il commentodel vescovo di Mazara del Vallo, mons. Mogavero: «Entrare in un luogo di culto è un gesto impegnativo, dall’alto valore simbolico che dice una comunanza di ideali religiosi che vanno oltre tutte le dichiarazioni di principio e di tutte le affermazioni più o meno estremistiche che talvolta vengono fatte nelle diverse sedi».
Mogavero, commentando quanto avvenuto domenica sia in Francia che in Italia, oltre che la decisione dell'Imam di Parigi di negare la sepoltura religiosa all'autore dell'assassinio del prete francese in Normandia, ha detto: «Mi sembrano gesti in controtendenza e anche di una certa efficacia per stabilire, quanto meno, rapporti di cordialità tra due esperienze religiose che si richiamano alla fede per un unico Dio».
Ilcard. Bagnasco, presidente della CEI, ha rilasciato una dichiarazione chiara. «Siamo molto lieti e molto grati, insieme alle nostre comunità cristiane, grati di questa pronta risposta a un appello che aspettavamo. È una condanna netta e permanente, senza se e senza ma».Questa la parola dei vescovi che, come si vede non hanno accennato a pericoli di sincretismo o di mancanza del dovuto rispetto per la celebrazione della messa.
I musulmani presenti nelle chiese hanno condiviso la celebrazione senza, ovviamente, parteciparvi attivamente sia nella preghiera che nell’accostarsi all’Eucarestia. In quanto alla distribuzione del pane non consacrato a coloro che appartengono ad un’altra fede, è bene chiarire che non si tratta di un atto religioso, ma piuttosto di un atteggiamento di condivisione fraterna. Spesso avviene, in Paesi con presenza di diverse religioni, che i sacerdoti, accorgendosi che chi si accosta alla comunione non è cristiano, pongano la mano sul capo come segno di benedizione dall’alto. Il fedele di un’altra tradizione considera questo come un segno importante di fraternità al di là delle differenze dottrinali e scritturistiche fra le varie fedi.
D’altra parte, in questi Paesi multi-religiosi e spesso a stragrande maggioranza di tradizioni diverse dal Cristianesimo, quando i cristiani visitano luoghi di culto di un’altra tradizione vengono fatti partecipi di gesti simili. Lo stesso vale, mi pare, per la lettura di un passo del Corano. È importante che questo atto non abbia sostituito l’annuncio della Parola di Dio nell’Antico e nel Nuovo Testamento come vuole la tradizione cattolica.
Eccezionalmente, non mi pare induca a nessun pericolo la citazione di un’altra lettura sacra, soprattutto se realizzata d’accordo con il sacerdote che presiede la celebrazione eucaristica e con la dovuta spiegazione ai fedeli per non indurre confusioni di nessun tipo. Sono ovviamente eccezioni perché anche nelle esperienze più radicate del dialogo interreligioso è bene mantenere una distinzione nel momento del culto, pur non impedendo a nessuno di un’altra fede di assistervi con il dovuto rispetto.
Personalmente, in varie occasioni sono stato invitato a presenziare alla preghiera dei musulmani, ovviamente dietro ai fedeli uomini e senza prendere parte all’aspetto rituale, ma solo come segno di fraterna condivisione, nel rispetto reciproco e distinzione dovuta. A questo proposito vorrei raccontare una esperienza vissuta a fine agosto 2015, durante una Summer School su Religioni e mondo globale tenutasi sulle Dolomiti.
Fra gli studenti ed i professori si trovavano cristiani cattolici, alcuni senza riferimento religioso ed alcuni musulmani. Un collega mi raccontava che, una sera durante la cena, un gruppo di studenti musulmani rendendosi conto che era un sacerdote hanno cominciato a fare domande sulla messa e sull’Eucarestia. Tutta la cena si è svolta in un dialogo serrato, un vero annuncio delle verità cristiane e delle loro radici, in un clima di grande ascolto da parte degli studenti di fede musulmana. Al termine, gli studenti musulmani hanno chiesto se potevano essere presenti alla celebrazione della messa e i loro compagni li hanno invitati a partecipare a quella della mattina successiva.
Come conseguenza la messa è stata preparata con grande cura, molto più di quanto fatto nei giorni precedente. Si sono provati canti, chi doveva leggere lo ha fatto con grande cura. Si è approntata la cappella con cura in modo che i musulmani potessero assistere alla celebrazione come testimoni di ogni atto, senza prendere parte agli atti di culto ma sentendosi parte della comunità, non degli esclusi. È stato spiegato loro che durante l’atto dell’Eucarestia i cattolici avrebbero ricevuto il pane consacrato, ma che loro avrebbero potuto unirsi in spirito, cercando l’unità con Dio dentro il loro cuore.
La messa, mi raccontava il collega sacerdote, è stata la più profonda e partecipata che aveva vissuto in tutta la sua vita. Raramente, ha ammesso, ha sentito la comunità cattolica presente ad una celebrazione così unita. Commenti simili sono stati fatti da vari studenti cattolici. L’esperienza, ben vissuta e preparata, non ha indotto a confusioni inutili, ma ad una scoperta ancora più profonda della propria fede, nel pieno rispetto di quella degli altri. Il giorno successivo il gruppo si è recato ad alta quota per una gita, tutti insieme professori e studenti. Verso le dodici, si sono cercati due luoghi adatti per le rispettive preghiere. I cristiani si sono radunati su un grande masso nella vallata ed hanno celebrato la messa.
A circa 100 metri i musulmani, hanno trovato un altro grande masso e, individuata la direzione di Mecca, hanno rivolto la loro preghiera secondo la loro tradizione. Un momento commovente. Il cielo azzurro era la volta di questi due grandi luoghi di preghiera, sotto lo sguardo dello stesso Dio Padre di ogni uomo e donna. Penso che lo sguardo del Padre non potesse che essere benevolo su quei fratelli e sorelle che levavano la loro lode a Lui da due punti della stessa valle, secondo tradizioni diverse.
Penso lo stesso sia avvenuto domenica scorsa, avvenimenti eccezionali, che dovrebbero farci riflettere sul fatto che la condivisione anche della dimensione religiosa, sempre nel chiaro rispetto delle proprie differenze ed in un clima di partecipazione fraterna oltre che in occasioni eccezionali, può essere un aiuto prezioso per costruire un clima di fraternità nel tessuto sociale locale dove ciascuno di noi si trova.