La potenza della vita

Articolo

Anno Domini 2008. Dopo due millenni dall’evento più importante della storia dell’umanità, la morte e la risurrezione di Cristo, cosa ha ancora da svelare all’uomo moderno il mistero della Pasqua? L’Occidente sembra inabissarsi verso un inesorabile declino culturale e spirituale. La deriva del secolarismo, di una vita senza Dio, è la cifra e lo stile di tanti uomini e donne che vivono in un orizzonte spesso chiuso al mondo dello spirito e alla vita eterna. Eppure, questa è la grande notizia, la grande novità del cristianesimo: una vita che continua, che non finisce ed è legata per sempre al destino di un uomo che ha oltrepassato la soglia della morte. Anche oggi molti cristiani vivono nelle tenebre dell’indifferenza, nella persecuzione perpetrata in molti Paesi, anche occidentali, nella povertà materiale e spirituale, nell’assenza di un orizzonte di senso che colmi il nulla esistenziale. Viene il desiderio di “girare” a tutti l’augurio pasquale di Klaus Hemmerle, vescovo di Aquisgrana: «Io auguro a noi occhi di Pasqua capaci di guardare nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’io fino al tu». Per riflettere sulla prossima celebrazione della Pasqua, abbiamo incontrato a Firenze il card. Ennio Antonelli, da sette anni arcivescovo della città, ora autore per Città Nuova del recente Ha fatto risplendere la vita. Si tratta di una raccolta di omelie pasquali, da lui tenute nella cattedrale di Firenze, che esplorano e mettono in risalto alcuni aspetti del mistero di inesauribile ricchezza della morte e risurrezione di Cristo. Prima di recitare l’Angelus il 10 febbraio scorso, il papa ha spiegato che entrare in Quaresima «significa iniziare un tempo di particolare impegno contro il male nel mondo, in noi e attorno a noi». Contro quali mali? «Le tentazioni più insidiose e diffuse nel nostro contesto culturale mi pare che siano il senso di autosufficienza, l’indifferenza verso Dio e verso gli altri, il materialismo pratico, l’individualiaAnno Domini 2008. Dopo due millenni dall’evento più importante della storia dell’umanità, la morte e la risurrezione di Cristo, cosa ha ancora da svelare all’uomo moderno il mistero della Pasqua? L’Occidente sembra inabissarsi verso un inesorabile declino culturale e spirituale. La deriva del secolarismo, di una vita senza Dio, è la cifra e lo stile di tanti uomini e donne che vivono in un orizzonte spesso chiuso al mondo dello spirito e alla vita eterna. Eppure, questa è la grande notizia, la grande novità del cristianesimo: una vita che continua, che non finisce ed è legata per sempre al destino di un uomo che ha oltrepassato la soglia della morte. Anche oggi molti cristiani vivono nelle tenebre dell’indifferenza, nella persecuzione perpetrata in molti Paesi, anche occidentali, nella povertà materiale e spirituale, nell’assenza di un orizzonte di senso che colmi il nulla esistenziale. Viene il desiderio di “girare” a tutti l’augurio pasquale di Klaus Hemmerle, vescovo di Aquisgrana: «Io auguro a noi occhi di Pasqua capaci di guardare nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’io fino al tu». Per riflettere sulla prossima celebrazione della Pasqua, abbiamo incontrato a Firenze il card. Ennio Antonelli, da sette anni arcivescovo della città, ora autore per Città Nuova del recente Ha fatto risplendere la vita. Si tratta di una raccolta di omelie pasquali, da lui tenute nella cattedrale di Firenze, che esplorano e mettono in risalto alcuni aspetti del mistero di inesauribile ricchezza della morte e risurrezione di Cristo. Prima di recitare l’Angelus il 10 febbraio scorso, il papa ha spiegato che entrare in Quaresima «significa iniziare un tempo di particolare impegno contro il male nel mondo, in noi e attorno a noi». Contro quali mali? «Le tentazioni più insidiose e diffuse nel nostro contesto culturale mi pare che siano il senso di autosufficienza, l’indifferenza verso Dio e verso gli altri, il materialismo pratico, l’individualiasmo, la frantumazione della famiglia, l’emarginazione dei poveri, il deficit di speranza per quanto riguarda sia il futuro storico che la vita eterna». Nel suo libro “Ha fatto risplendere la vita” dice che «la notizia della vittoria sulla morte ci sembra troppo bella per essere vera». Un uomo, Gesù, che risorge è una bella notizia ancora credibile? «Uno degli aspetti della fede pasquale che sottolineo ripetutamente è la sua ragionevolezza, non solo a motivo della sua rispondenza alla domanda di senso che sale dal nostro cuore, ma anche a motivo dei segni oggettivi che il Signore risorto ci ha offerto e ci offre nella storia della Chiesa dalle origini ai nostri giorni. Tuttavia ritengo che per credere non basti la ragionevolezza, ma occorrano le giuste disposizioni interiori, l’incontro personale con testimoni significativi e soprattutto la grazia di Dio». Stiamo entrando nella Settimana Santa ed immaginiamo di dover rendere comprensibile all’uomo moderno il mistero di questi giorni. Cosa hanno a che fare con la vita di tutti il giovedì santo, in particolare la preghiera sacerdotale, il comandamento nuovo, l’eucaristia? «Il Giovedì Santo parla di ciò a cui tutti più o meno consapevol-mente aspirano, cioè l’amore, inteso come comunione con Dio e tra gli uomini, come unità tra persone diverse. Ogni persona è soggetto singolo e irrepetibile, ma in relazione costitutiva con gli altri; tende perciò all’unità nel rispetto delle differenze, cioè nell’amore reciproco. L’attuazione di questa unità è stata oggetto della suprema preghiera di Gesù: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola”». E poi il venerdì santo: la passione, l’abbandono e la morte di Gesù. Il significato del dolore e della morte? «Gesù si è fatto uno con noi uomini e ha preso su di sé il peso di tutti i nostri peccati fino a sperimentare lo strazio del corpo, l’angoscia dell’anima, la terribile prova di sentirsi abbandonato dal Padre. A noi è data la grazia di soffrire in unità con Gesù crocifisso e abbandonato, trasformando il dolore e la morte nel più grande amore per il bene del mondo». Il grande silenzio e l’attesa del sabato santo.Dio tace, cosa significa per gli uomini di oggi il silenzio di Dio? «Il silenzio di Dio oggi è la sua assenza dalla vita con le sue tragedie e dalla cultura dominante secolarizzata. Però tale assenza è solo apparente; è piuttosto una presenza nascosta, che si prepara a riemergere in una fioritura di nuova umanità, di cui si scorgono già i promettenti germogli». E la risurrezione non rischia di essere solo un racconto mitologico simbolico, ormai separato dalla storia umana? «La risurrezione non potrà mai essere confusa con un racconto mitologico finché ci saranno cristiani pronti a fare il bene anche con sacrificio e gioiosi anche in mezzo alle tribolazioni. In loro si renderà trasparente la presenza del Signore crocifisso e risorto». Da cosa ci guarisce la Risurrezione? «Dal peccato, dal non senso, dalla solitudine, dall’angoscia del nulla. Dà valore a ogni persona e a tutte le dimensioni della vita». Come mai allora si sentono spesso voci che accusano il cristianesimo di amareggiare e intossicare la vita? «Gesù Cristo è venuto a dare la vita in abbondanza, una vita più bella in questo mondo e poi la vita eterna. Ma ci ha chiamato a prendere la croce, a perdere la vita per acquistarla, a rinunciare all’egoismo, all’utile e al piacere immediato per poter sperimentare la gioia della comunione con gli altri e con Dio. Per prendere sul serio questa logica pasquale, questa via cristiana alla felicità, occorrono fede e coraggio». Se Gesù non ha portato la pace universale e non ha vinto la miseria del mondo, cosa ha portato? «Ha portato Dio e il suo amore. E questo non è poco; anzi in definitiva è tutto. Ci ha rivelato il nostro destino, la nostra vocazione alla vita eterna e quindi la nostra sublime dignità di persone e di figli di Dio. Ci dà la possibilità di partecipare fin d’ora, sia pure in germe, alla vita di Dio. Inoltre, sebbene non abbia realizzato immediatamente una società di libertà, di giustizia e di pace, tuttavia indirettamente attraverso i cristiani ha influito più di ogni altro nello sviluppo storico di una civiltà progressivamente più umana. «I frutti migliori della modernità traggono tutti la loro linfa vitale dalle radici cristiane: ad esempio i diritti fondamentali dell’uomo, la sana laicità dello Stato, la solidarietà sociale e internazionale, la libertà di coscienza e di religione, lo sviluppo della scienza e della tecnica. Gesù dona il senso globale alla vita personale e alla storia comune degli uomini; nello stesso tempo promuove l’autentico progresso civile».

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons