La Posta di Città Nuova
Incontriamoci a Città Nuova, la nostra città
Con me, sulla metro
Roma, 27 giugno ore 19.30, 40 gradi all’ombra. Stazione metro Rebibbia. Sto tornando a casa, stanca. Giornata impegnativa, direi massacrante. Telefonate, situazioni da risolvere, tempistiche da rispettare. Siamo nel guado. La crisi economica rischia di farmi correre, correre e ancora correre a scapito dei rapporti coi colleghi, della calma e della pazienza indispensabili per ascoltare e quindi centrare con loro gli obiettivi. In questo caldo africano, mi sento davvero schiacciata e non è solo il tasso di umidità del 98 per cento. Mi sento inadeguata e vorrei cancellare quella parola di troppo, porgere quel sorriso mancato, richiamare quella persona che mi aveva cercato.
Intanto la metro percorre una fermata dopo l’altra. L’aria condizionata mi fa recuperare un po’ di lucidità e apro l’ultimo numero di Città Nuova. Mi fermo rapita su “Un Libro ci salverà”, l’ultimo romanzo di Antonia Arslan. Mi incanto – e mi vergogno – davanti alla «silenziosa passione di donne coraggiose e indomabili» che hanno salvato il più grande manoscritto miniato armeno attraversando «un oceano di dolore» per amore del loro grande passato. Che sarà mai la mia inadeguatezza? Passo a “Johanne”, la pulzella d’Orléans. Tre le lezioni che Michele Genisio trae dalla sua vita: la guerra, il mistero della Chiesa, la fedeltà alla coscienza che piega il mondo, rovescia i potenti, scrive la storia. Eppure è stata bruciata viva, commento tra me e me. Quindi, prima di arrivare lì… sorrido pensando che in fondo devo solo resistere a questo caldo africano, anche se tanto simile a un rogo.
“Nuoto, bici, corsa”. Triathlon, mi ha sempre appassionato, mi piace Alessandro Fabian, campione olimpico, con una filosofia di vita che convince: «Ogni smacco può diventare un valore aggiunto, rivelando la strada da intraprendere per diventare prima di tutto persone vincenti». La botta finale me la dà Igino Giordani: «Chi accetta, come Cristo in croce, quella fase di transito in cui, in un attimo di abbandono, il mondo circostante pare spezzarsi e l’anima, come avventata nel vuoto, entra nella gloria donde persone e cose le si presentano in una prospettiva nuova e gli affetti assumono una sostanza divina. Allora ama davvero».
Eur Palasport. Sono arrivata. Ma da dove? Dalla mia nuova città, dove adesso sono ritornata a vivere.
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Notte dura
«Un movimento non brusco ma maldestro prima di andare a dormire mi ha bloccato stasera. Passerà, mi sono detto. Invece una volta a letto mi giravo e rigiravo. Alla fine ho ceduto alla soluzione chimica e ho preso un'aspirina e messo un cerotto per alleviare il dolore. Poi ho girato in casa perché l'aspirina e il cerotto facessero effetto. Ho preso in mano Città Nuova e sfogliandolo ho letto alcuni articoli. La mezz'ora è trascorsa condividendo il tempo con un prete calabrese che vive per il ristabilimento della legalità nel suo territorio, uno dei primi compagni di Chiara Lubich che è stato attirato dalla vita della Parola nelle prime focolarine, e una coppia che, dopo aver accolto una ragazza abbandonata, ne condivide con lei l'abbandono, la solitudine e il disagio giovanile. Riponendo il giornale sul tavolino del salotto mi sono detto: “Che bel giornale Città Nuova. Non ci sono frasi eclatanti, non ci sono giudizi forti, non scoop né tantomeno gossip: c'è la Vita».
Famiglia dislocata
«Nel mio quartiere alla periferia di Milano sono circondato da famiglie di cui fatico a cogliere l’esatta dimensione. C’è la coppia con due matrimoni alle spalle, due figli avuti nei rispettivi primi matrimoni, più uno avuto dalla nuova coppia. Accanto c’è una manager dinamica e sempre sorridente che porta avanti tre figli senza il marito che se n’è andato due anni fa. Più in là c’è un uomo che ha dovuto dividere in due la sua villetta, creando ingressi separati per via di una separazione non consensuale. E poi c’è una coppia gay e una di lesbiche… L’altro giorno mia figlia tornando a casa mi ha detto: “Ma perché con la mamma state ancora assieme? Non siete normali, voi!”. Le ho chiesto se fosse contenta, e lei m’ha risposto: “Beh, siete meno stressati e più felici degli altri”. Evviva».
Cattolici e Todi
«Ho tra le mani il numero del 10 giugno di Famiglia Cristiana. Nell'editoriale di Beppe Del Colle – “Una buona politica per tornare a crescere” –, trovo scritto che sette associazioni appartenenti al mondo del lavoro (Acli, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confartigianato, Confcooperative, Cisl e Movimento cristiano lavoratori) hanno firmato un manifesto che annuncia, per settembre, una “Todi 2”, dove si prefigura l'impegno dell'associazionismo cattolico per un ritorno della buona politica, dove risuonino le parole e i concetti della dottrina sociale della Chiesa. Che si riassumono, poi, in termini tanto cari e usati all'interno del movimento di cui la rivista Città Nuova è strumento di diffusione: bene comune, fraternità, solidarietà e sussidiarietà.
«Dico, con franchezza, che avrei visto con piacere, accanto alle organizzazioni sopracitate, anche la realtà dei Focolari, che pure, su questo fronte, registra una presenza significativa. C'è da attendersi un prossimo coinvolgimento in tale direzione?».
La riunione di Todi è stata promossa dal “Forum del lavoro”, composto dalle associazioni da lei ricordate. I Focolari non ne fanno parte. A quell’appuntamento, però, era stata invitata anche Retinopera, del quale il movimento fa parte. Vediamo che sviluppi avrà “Todi 2”: c’è molta incertezza al riguardo. Certo è che i Focolari non sono assenti dal dibattito attuale, con il loro stile sobrio e mai gridato, come testimonia ad esempio la campagna EleggiAMO l’Italia, di cui più volte abbiamo parlato sulla rivista e sul web.
Lo scaricabarile
«Le cose vanno male? Non vanno come dovrebbero? È colpa di qualcun altro, è colpa del sistema, così la coscienza rimuove le cause negative di ciò che non va e non fa nulla per mettervi rimedio. L’aborto è consentito in Italia? È colpa del sistema. No, signori miei, dico io, la colpa, se si vuole porre rimedio, è da ricercarla nella coscienza individuale e collettiva…
«L’essere umano è vilipeso, è reso come oggetto, è annullato. E la domanda che mi faccio io è questa: la coscienza personale che peso ha? Quanto conta in questo? Tantissimo, l’interrogarsi su ciò che va male ci spinge a trovare soluzioni accettabili, adeguate. Ci spinge a mediare il problema e a risolverlo.
«Il bisturi è buona cosa nelle mani di un bravo chirurgo per la salute dei malati che ne hanno bisogno, ma può diventare nocivo se si usa per praticare l’aborto. E questo problema si ingigantisce nella misura in cui la coscienza ci fa prendere atto che il neoconcepito o meglio noi facciamo parte, volenti o nolenti, di quella umanità a cui tutti siamo chiamati a prendere parte, neoconcepiti inclusi.
«Tutti vogliono una società più umana, più a misura d’uomo, e allora? Allora il sistema non serve da escamotage per non fare nulla, è proprio l’opposto: diventa quel trampolino di lancio che fa sì che la coscienza possa ancora oggi interrogarci e rispondere adeguatamente ai problemi purtroppo emergenti, aborto incluso».
Grazie, caro lettore siciliano. Lei mette il dito su una piaga della nostra società consumista: il calo della responsabilità personale. A questo va aggiunto, secondo me, che ogni caso di aborto, come ogni caso umano d’altronde, va poi trattato come unico e irripetibile: anche le influenze sociali e dell’ambiente possono, infatti, entrare in gioco e condizionare pesantemente i comportamenti di ogni persona.
Imu iniqua
«Ancora una tassa iniqua sulla famiglia che peggiora il regime della vecchia Ici. Con un ulteriore schiaffo appioppato dal governo alla famiglia, la nuova tassa comunale Imu non solo ripristina la vecchia Ici, ma ne peggiora il regime perché impedisce di considerare come prima casa le case cedute in uso gratuito ai figli che la abitano. È facile affermare che tassare come seconda casa anche quelle date in uso gratuito ai figli e soprattutto fare pagare allo stesso modo i contribuenti senza alcuna considerazione del reddito da essi goduto e del carico familiare a cui quel reddito serve, è un ulteriore colpo inferto dalla nostra politica alle famiglie, nonostante esse siano attualmente l’unica agenzia di sostegno nella attuale crisi.
«Ma evidentemente ai nostri attuali governanti e ai nostri politici di destra e di sinistra, cattolici o no, della famiglia non importa nulla. Come del resto avviene dalla nascita della Repubblica sotto tutti i regimi democratici e cristiani di cui abbiamo goduto».
Ricchezze della Chiesa
«Spesso si parla di "ricchezza" della Chiesa senza riflettere che una istituzione che conta oltre un miliardo di cattolici necessita di risorse per mantenere le proprie strutture e per svolgere la propria missione. Le opere umanitarie e di promozione sociale della Chiesa nel mondo sono innumerevoli e “senza lilleri non si lallera” si dice dalle mie parti.
«Anche all'interno della Chiesa, dopo le note vicende dello Ior, qualcuno si domanda se non sarebbe più opportuno per il Vaticano far transitare il danaro attraverso normali banche, per evitare il rischio di finire in strane operazioni di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza, ma anche quest'ultima soluzione comporta dei rischi; chi garantisce che eventuali investimenti non favoriscano aziende produttrici di armi o di pillole abortive?».
Pillole
«Vi scrivo perché mi ha fatto male e mi ha turbato il cuore l’articolo del n. 11 del 10 giugno 2012 dal titolo: “A proposito di pillole" di Elena Ramilli e Bruno Mozzanega, ginecologi. Sono cristiano, non sono un ginecologo, ma per il sottotitolo dell’articolo (“È arrivata Ella One, che può essere assunta fino a cinque giorni dopo un rapporto sessuale”) mi sono sentito umiliato perché vi ho visto il demonio, la spinta al peccato con l’antica serpe che invita a fare l’assaggio del peccato e poi morire avvelenati come ai nostri progenitori (cfr. Gn. 3, 4-5) e diffondere e moltiplicare il male della lussuria nelle nuove generazioni per fare sesso. E questo ha lasciato in me un’amarezza che mi ha spinto a scrivervi ed ho pensato anche a non rinnovare più l’abbonamento perché in contrasto con la fede cristiana cattolica».
Caro lettore, il titolo non era un giudizio morale sulla “pillola del quinto giorno” – giudizio negativo che appare chiaramente nel testo dell’articolo –, ma semplicemente una frase descrittiva. Nel giornalismo il titolo è importante e talvolta non è espressione del testo. In questo caso era giusto, ma non esprimeva un giudizio.
Euro
«Se si prova a smettere di prendere le pastiglie con il simbolo euro per qualche settimana, ci si accorgerà che l’Europa è in crisi per un semplice motivo: l’immigrazione ne ha distrutto l’identità storico-culturale».
Non credo che l’Europa stia perdendo la propria identità a causa della forte immigrazione, quanto per alcuni meccanismi culturali tutti europei che la portano a recidere masochisticamente le proprie radici (molteplici, ma soprattutto cristiane). Senza radici, non c’è identità.