La Posta di Città Nuova
Incontriamoci a Città Nuova, la nostra città
Leggendo e rileggendo Città Nuova… sul treno
Siamo un gruppo di amici che si incontra ogni mese. Recentemente abbiamo parlato di Città Nuova come “anima” del Movimento dei focolari, espressione di una cultura nuova basata sui valori dell'interdipendenza, della prosocialità, della fraternità globalizzata, fucina di idee nuove per la società e per il mondo.
Ci siamo accorti della continua tentazione all'indifferenza e alla superficialità che non ci fa cogliere la filosofia di fondo che anima giornalisti e collaboratori di Città Nuova, gente con lo straordinario obiettivo di costruire reti di condivisione e di unità tra uomini e società. Ci siamo riproposti quindi di leggere un articolo anche passato della rivista e farne un piccolo commento, condividendolo online tra tutti noi. Oggi è il momento buono per me: nelle due ore quotidiane di viaggio in treno mi porto il n. 7/2012, che ho trovato, con sorpresa e un po' di vergogna, ancora nel cellophane.
Mi colpisce “La gente dell'altra Calabria” di Maddalena Maltese, alla scoperta dei volti puliti di una Calabria che non s'arrende alla marginalizzazione e all'illegalità. Mi piace l'espressione «cultura della resurrezione» contrapposta a quella «della morte» e rimango entusiasta dell'impostazione giornalistica che raccoglie le voci “alternative” alla rassegnazione, alla collusione, alla criminalità e che, invece di registrare commenti della serie: «Non c'è' niente da fare», ha scelto chi s'è rimboccato le maniche per «il tanto da fare».
Lidia e Loris, Roberto, Antonietta, Francesco ed Emanuela sono solo alcuni dei tanti nomi dei piccoli-grandi eroi del nostro tempo che hanno trovato posto in una pagina di un magazine e da lì gridano la loro speranza in un mondo migliore. E Antonello, imprenditore in bilico, sarà rimasto in piedi o nel frattempo sarà stato costretto a dichiarare fallimento?
Dopo la pubblicazione di questo articolo che mette in luce l'anima autentica di tanti calabresi originali e ostinati nella ricerca del bene comune, si sarà mosso qualcosa nella pubblica amministrazione per dare loro attenzione? E loro, i piccoli-grandi eroi della speranza, si saranno sentiti affiancati, sostenuti e incoraggiati dai tanti “onesti silenziosi” di cui è intessuto il loro territorio?
Mi sono sentito catapultato tra i fratelli di Calabria, piccolo frutto di una lettura, magari veloce ma fatta col cuore. Il tempo di un modesto viaggio in treno.
Vatileaks (lettera)
«Vorrei ringraziarvi per l'articolo su quanto sta succedendo in Vaticano pubblicato sul sito. È la proposta di uno sguardo “alto”, che ci può aiutare a stringerci ancor più in unità e portare i pesi gli uni degli altri, quanto più ora quelli del papa. Sento che è l'ora di una nuova conversione per noi cristiani ed è anche l'ora di far salire al Cielo quella “preghiera incessante”, di cui parlano gli Atti degli apostoli, che portò alla liberazione di Pietro».
«Il potere politico è la tentazione più forte dentro e fuori della Chiesa. L'autorità sulle coscienze, esercitata non come servizio ma come strumento di lotta per il potere, è il male più grave dentro la Chiesa. Ratzinger e Wojtyla lo hanno più volte denunciato, smuovendo le acque della palude e la Bestia è molto spaventata. Agitandosi si fa male da sola. Speriamo bene».
Piero Schutzmann – Roma
«Non voglio fare commenti sulle vostre lunghe orecchie, perché alla luce dei fatti recenti del Vaticano che non è tra gli Stati dove non si pratica il riciclaggio, sarebbe stato opportuno per il buon nome del nostro giornale non dare risposte molto discutibili e fuori posto come avete fatto».
«Grazie per il vostro articolo online sulla questione del Vatileaks, “La tristezza kenotica”, che mi è sembrato chiaro, significativo, diretto, pieno di verità e allo stesso tempo di vera “carità cristiana”. Ho inoltrato subito la segnalazione a tanti amici».
«Nessuno di noi amerebbe che qualche nostro collaboratore inviasse ai giornali lettere o documenti personali. Inoltre, in molti ci chiediamo se un giornalista come Gianluigi Nuzzi, che ha dichiarato di aver pagato diversi caffè e pranzi (e chissà che altro) a chi gli ha passato i documenti riservati del Vaticano, non sia perseguibile dalla giustizia per aver violato la privacy».
«Sul n. 8 di Città Nuova leggo il commento alla lettera di un lettore – “Giallo in Vaticano” –, ma noto una contraddizione. Dopo aver scritto che occorre precauzione nel leggere le notizie riguardanti presunti scandali finanziari in Vaticano, alla fine si scrive che pure Oltretevere debba essere rimossa la “sporcizia” fatta di interessi particolari, spesso inconfessabili, di taluni personaggi. Credo che non pochi lettori abbiano identificato questi personaggi nei cardinali di Curia, quando magari si tratterebbe di impiegati laici».
Numerosissime sono le lettere arrivate in redazione a proposito del “Vatileaks”, come l’ha definito il responsabile della Sala Stampa vaticana. Alcune difendono il Vaticano in toto, altre invitano alla conversione, altre ancora non sanno se credere a quanto dice la stampa o non crederci. A più riprese sull’argomento siamo intervenuti nel nostro sito, ai cui articoli rinviamo per un approfondimento. Basterebbe rileggere le dichiarazioni degli ultimi due papi per comprendere come da una parte non si debba credere in toto alle tante parole dei giornali, ma come dall’altra sia sempre necessaria una vera conversione anche entro le mura vaticane.
Monti e il calcio
«Plaudo con quanto affermato dal prof. Monti (cioè che avrebbe auspicato uno stop del campionato di calcio per due o tre anni), in quanto ha avuto il coraggio di rompere il velo di ipocrisia che copre le peggiori nefandezze morali e materiali che avvelenano lo sport professionistico (altro discorso per quello amatoriale), non solo in Italia, ma in buona parte del mondo. Dato che il tifo sportivo è un atto irrazionale, che prescinde da una valutazione oggettiva fatta dall'individuo (il sentimento che ottunde la ragione), il mercato pubblicitario da tempo lo ha trasformato in una gallina dalle uova d'oro, mercificando lo sport in mero spettacolo (talvolta di morte) atto ad attrarre spettatori che vogliono pervicacemente restare ignari del perverso meccanismo che vi sottosta.
«Che vi sia corruzione nessuno lo può negare, ma si preferisce fare finta di niente e continuare ad illudersi. Lo ringrazio per aver detto pubblicamente ciò che penso da tempo, e che ovviamente viene preso per un’eresia, ma che richiama ai veri valori sportivi: competere non contro gli altri, ma contro i propri limiti. E quindi praticare lo sport, non guardarlo solamente».
Prima di affermare quanto ricordato, il primo ministro ha precisato che quello che stava per dire era un suo pensiero personale, che non coinvolgeva né governo, né maggioranza. Tuttavia condividiamo la sua preoccupazione: il calcio – ma si potrebbero elencare anche altri sport – ha ormai ben poco di ludico e molto di lurido. Serve un cambiamento radicale. Ma non basta cambiare le strutture o i dirigenti: bisogna formare una nuova categoria di giocatori, meno legati al denaro e più allo sforzo fisico, meno invischiati in perpetue ricerche di visibilità e più attenti alla dimensione pulita dello sport. Bisogna ricominciare dai vivai.
Giovani Futuro
«Guardando il sito di Citta Nuova sul canale telematico “Giovani Futuro” mi sono piaciuti tanto tutti gli articoli, ma il titolo stesso di questo canale non mi ha convinto del tutto. “Giovani futuro” mi riporta al pensiero che i giovani sono il futuro, come si dice spesso, ed è anche vero. Però per me i giovani sono soprattutto il presente. Se penso a loro come il futuro soltanto, ho l'impressione che li distacco dal loro potenziale che hanno nel presente in quanto giovani, e rimane magari una pretesa o attesa di qualcosa che ancora verrà, se verrà. Invece, non c'e da aspettare il futuro per vederli, ma bisogna vederli nel presente. Lavorando tanto con i ragazzi, sperimento quanto dico, nel senso che non riesco a pensare a investire in loro pensando ad un risultato futuro, ma metto tutta la fiducia nel loro oggi».
Franco Domi
Ha proprio ragione, caro Franco.
Carcerato
«Vorremmo salutare un carissimo amico conosciuto due anni fa. Bledar viene dall'Albania. Per il Natale del 2010 gli abbiamo regalato l'abbonamento a Città Nuova, perché sentisse che fuori qualcuno lo pensa e prega per lui. Poi abbiamo iniziato a scrivergli per chiedergli se il giornale gli piacesse. Nel frattempo lui con grande gioia è diventato cristiano, col nome di Bledar Giovanni.
«È iniziata una bellissima corrispondenza. L'altro giorno è arrivato un pacco postale e dentro c'era una graziosa cornice fatta a mano con piccoli pezzetti di stuzzicadenti, due armoniosi dipinti e una cartolina dell'Albania. Vorremmo salutare e ringraziare Bledar-Giovanni del bellissimo regalo attraverso Città Nuova, che lui legge molto volentieri e che gli fa compagnia».
Tra i nostri lettori non sono pochi i carcerati. Ne siamo orgogliosi.
Nonni
«L’editoriale “Nonni, futuro a rischio” di Michele De Beni (n. 7/2012) lascia qualche perplessità quando addita l’esperienza tedesca, in cui ai nonni che ancora lavorano vengono riconosciuti dei permessi per poter badare ai nipotini, come un esempio da imitare. Tralasciando di affrontare il problema dell’impegno lavorativo delle mamme a discapito del ruolo educativo e del lavoro di cura familiare e di quello correlato del salario familiare che permetta di far vivere dignitosamente la famiglia, argomenti che meriterebbero un approfondimento alla luce degli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. Si arriverebbe all’assurdo di favorire con normative lavorative il ruolo del supplente, cioè il nonno, piuttosto che quello del titolare, il genitore».
La normativa tedesca contempla ovviamente anche congedi per i genitori, in misura peraltro molto maggiore di quella per i nonni. Una sana integrazione, nella misura delle cose, non è negativa.
Fiducia!
«Vorremmo esprimervi la nostra gratitudine per la copertina del n. 8/2012. Il volto di quella bambina ha qualcosa di straordinario e ci ha colpiti profondamente. In questo momento così difficile, nel quale è sempre in agguato lo scoraggiamento, questa immagine, unita alla parola “Fiducia!” ci è di grande aiuto. Teniamo sempre il giornale bene in vista».
«Quella bella immagine commuove: mi è sembrato di vedere un completo affidarsi, nonostante tutto. Forse in quegli occhi si intravede anche, impresso chiaramente nell'iride, il mondo esterno che viene come interiorizzato dalla grazia dell'innocenza».
Libretti
«Ho due cose da chiedervi. La prima: perché non sfruttare i libretti “Passaparola” per diffondere informazioni su come essere cittadino attivo?
«E poi: perché non dare maggiore visibilità, sempre attraverso questi mezzi, ad un “progetto felicità”, in modo che anche persone in età avanzata come me possano avere strumenti di costruzione del sé?».