La Posta di Città Nuova
Il sangue di Gheddafi
«Ci risiamo. Si è ripetuto quello che spesso accade quando la cronaca tratta un episodio cruento. In questo momento è di turno l’esecuzione di Gheddafi. Ce l’hanno fatta vedere e rivedere in tutte le salse e angolazioni. Persino Vespa, nella sua trasmissione, ha fatto presente il foro d’entrata del proiettile e altri particolari. Ma questo cosa ha a che fare con il diritto di cronaca e soprattutto con il diritto del cittadino a essere informato? Quello che poi è inaccettabile è la giustificazione dell’operato, quando affermano che è la gente che vuole questo.
«È vero che ci sono ancora dei veri giornalisti che scrivono e riportano i fatti onestamente; ma da questi stessi non ho mai sentito dire parole forti e inequivocabili contro i loro colleghi che navigano nel marcio; allora penso che “fra cani non si mordono”. Eppure quanto farebbe bene sentire l’indignazione non solo dai lettori, ma anche dai colleghi!».
Luigi Liberati
È facile prendersela coi giornalisti. Ma bisognerebbe prendersela anche coi produttori di telefonini, con You Tube che permette di trasmettere filmati horror, con gli utenti assetati di sangue… Non ne usciremo più se rimaniamo solo alle accuse. Bisogna ristabilire un rapporto corretto tra chi produce informazione e chi la riceve, sapendo che i ruoli spesso ormai si invertono. L’educazione ai media passa per l’apprendere a usarli. C’è da pensarci.
Sale della democrazia
«C’è un gran discutere del ruolo politico dei cattolici, ma gli interrogativi di fondo sembrano ancora irrisolti, nonostante autorevolezza e impegno di molti interventi. Si indicano svariate prospettive: un nuovo partito, una federazione, una rete… Ma non si fa molto per chiedersi chi siano davvero i cattolici e sulla base di quali riferimenti condivisi dovrebbero impostare una politica comune. Nell’analisi di un fenomeno, la definizione del soggetto è il primo passo, ma nel nostro caso non è facile: il mondo cattolico è talmente variegato, si va dall’integralista al laicista, dal devoto al maturo, dal progressista al conservatore. Come è pensabile una convergenza politica fra loro?
«Occorre forse fare un passo indietro e riandare all’indiscutibile punto comune di riferimento di chi si professa cattolico (ma preferirei scrivere cristiano). Si tratta della testimonianza dell’uomo dal quale si prende il nome, della sua insistenza nel raccomandare di essere uniti: “Da questo riconosceranno che siete miei discepoli: che vi amiate l’un l’altro come io ho amato voi”. Il che significa: l’unità è l’elemento fondante del rapporto fra cristiani, non un punto d’arrivo ma un pre-requisito per essere tali, affini al “fondatore”, in sintonia con l’idea di umanità che ci propone».
Carlo Cognetti – Milano
D’accordissimo con lei. La invito a leggere gli interventi scritti dal sottoscritto e da altri collaboratori sul nostro quotidiano online. Sottolineerei qui solo un inciso da lei proposto quando scrive: «Chi si professa cattolico (ma preferirei scrivere cristiano)». Il vero cattolico è anche vero cristiano. Se smette di essere cristiano, non è più nemmeno cattolico (o lo è, ma allora riduce la sua fede a semplice cultura).
Camminando lungo lo spartiacque
«Grazie delle testimonianze piene d’umanità, non montate, realistiche e profondamente spirituali che pubblicate. Viviamo tutti in città grigie e fangose. Solo camminando lungo lo spartiacque, riusciamo a vedere la vita degli altri e la nostra stessa vita con gli occhi misericordiosi dell’amore di Dio, che coprono, come la neve bianca, i nostri sbagli e ci danno così il coraggio di rialzarci e di risalire, dopo essere scivolati a valle, per andare ancora avanti, in cordata. La vita vera è dura, ma possibile».
D. Y.
Viva il sito!
«Voglio esprimervi la mia viva riconoscenza per il quotidiano online: lo trovo davvero interessante e ricco di spunti, riferimento importante per tutte le questioni della nostra società e della nostra vita. Trovo soprattutto interessanti gli approfondimenti sulle notizie dell’ultima ora e spesso mi annoto le frasi che ritengo non mi debbano sfuggire, perché poi, durante la giornata mi tornano utili con amici, figli e colleghi».
Cristina
«Sempre attenta a leggere la rivista online durante i mesi estivi senza rivista cartacea e senza amici intorno, ho vissuto, grazie a voi, una vita piena, intensa, gioiosa ma soprattutto, in profondità, leggendo i vostri articoli. Tutto il giorno, con voi, era stare nel mondo non essendo nel mondo. La speranza che veniva dal leggervi e la spinta in alto che ricevevo nonostante le notizie dei media volessero inviarmi in un baratro di delusione, sconforto, tanta, tanta amarezza».
Maria Luisa
Embrioni
«In questi giorni la Corte di giustizia europea, dopo il ricorso di Greenpace, ha emesso una sentenza storica che mette l’alto là alla sperimentazione sugli embrioni umani. Un farmaco non può essere brevettato se viene ricavato da cellule staminali embrionali. Il noto scienziato Angelo Vescovi ha dichiarato che la ricerca non si fermerà affatto perché la strada vincente è la riprogrammazione delle cellule adulte sulle quali da tempo ha puntato la ricerca mondiale. La vicenda ha mostrato che la tutela dell’embrione non è cara solo ai cattolici, ad avviare la causa son stati gli ambientalisti, sostenuti anche da atei, agnostici ed esponenti politici di destra e di sinistra di diversi Paesi europei».
Alessio Nolan
Bene!
Consumismo? No grazie!
«Avendo iniziato, nostra figlia, la scuola elementare, si è subito presentata la questione delle feste di compleanno e dei regali. Aveva suscitato in me molto interesse la scelta di una mamma che, anche per motivi economici, non comprava regali, ma faceva fare dei lavoretti ai figli per il festeggiato o la festeggiata. Ho colto in questo atteggiamento la possibilità di portare avanti valori – e non consumismo – e un’occasione di educare i nostri figli a ciò che è importante nei rapporti. Le feste di compleanno sarebbero state gioiosa attesa per stare insieme e non attesa di regali. Non ci sarebbe più stata una certa “classificazione” dei compagni sulla base del regalo più azzeccato. Poi, preparare con le proprie mani e la propria fantasia una sorpresa alimenta nel bambino la capacità di voler bene all’altro, bello o brutto che sia, uguale o diverso, simpatico o anche un po’ antipatico. Infine, ma non per ultimo, sarebbe stato un modo per aiutare i nostri figli a “svincolarsi” dalla mentalità consumistica che ci opprime.
«Tutte queste motivazioni meritavano, quindi, una riunione tra genitori! Così, un giorno, ci siamo ritrovati. Non è stato difficile trovare un accordo: niente regali “comprati”, ma lavori fatti dagli stessi bambini.
«La prima festa di compleanno fatta secondo il nuovo “stile” è stata proprio una sorpresa per tutti: sulla parete del salotto di R. c’erano disegni, poesie e persino un acquario tridimensionale con pesci, alghe e stelle marine! Dei veri capolavori!».
Etta
La politica dello sberleffo
«Ho visto e rivisto l’ormai celebre risatina tra la Merkel e Sarkozy a proposito della credibilità dell’Italia. Devastante per la nostra reputazione. Ma chi semina vento raccoglie tempeste: i comportamenti irrituali e goliardici di Berlusconi sono stati ripagati con la stessa materia. Mi dispiace».
Paolo Letta ‑ Genova
Dispiace anche a noi, e a tutti coloro che hanno un’alta concezione della politica, del suo “dover essere”, almeno. La gravità della situazione economica e politica italiana ed europea ora richiede di contenere i propri sentimenti per privilegiare il bene comune. Lo chiediamo a tutti. Che Sarkozy abbia il coraggio di riallacciare rapporti corretti con Berlusconi; che Berlusconi smetta di guardare le donne come ha fatto con la neo-premier danese. Che i media diano meno spazio alla politica dello sberleffo. Che noi spettatori e utenti si cambi di canale di fronte a programmi che indugiano sulla politica dello spettacolo. Anche questa è responsabilità.
Padania
«Ho letto su La Stampa l’ultima intervista rilasciata dal nostro grande poeta Andrea Zanzotto. Una frase mi ha colpito, detta con calma, con lucidità: “Che imbroglio la Padania! La Padania non esiste e il popolo padano neppure”. Che ne pensate?».
Paola Paoloni ‑ Viterbo
Pensiamo che Zanzotto avesse ragione. Io stesso, che sono nato in piena Pianura Padana, in tutta la mia vita scolastica non ho mai udito dalle mie maestre e dai miei professori, questo termine. Alcuni credono, come tanti leghisti, non tutti però, che esprima un’entità popolare non nuova ma che solo ora ha il coraggio di esprimersi. Basterebbe udire un veneto, un lombardo e un emiliano parlare in dialetto assieme per capire che si sarebbe piuttosto di fronte a una Babele che a un’entità unica e solidale. Per fare una nazione non basta un progetto politico.