La posta di Città Nuova

Paesaggio innevato

Incontriamoci a “Città Nuova”, la nostra città
 
Sotto la neve pane…
 
Così recita un proverbio della cultura contadina. Mentre le previsioni si facevano sempre più catastrofiche, il 3, 4, 5 febbraio 450 impavidi dal Nord e dal Sud della Penisola sfidavano la neve per esserci. Dove? Non ci sono stazioni sciistiche sul lago di Castel Gandolfo! La verità è che ben più di una discesa a stile libero li attendeva. Un appuntamento importantissimo che chiamava a raccolta gli animatori del Movimento dei focolari a livello italiano. Anzi, a dirla tutta, gli animatori degli animatori. Chissà che arie, penserete. Tutt’altro! Gente semplice, che ha lavorato sodo per tre giorni e non a spalare neve, nonostante fuori fioccasse alla grande. Tra loro anche una quarantina di giovani intraprendenti, decisi a non tornare a casa senza un progetto per la nostra Italia. Quali i temi? Politica, rapporto con le istituzioni, crisi economica e risorse da attivare, riforma elettorale, impegno negli organismi della Chiesa, immigrazione, intercultura, dialogo. E si è parlato di Città Nuova, del suo compito di mettere in luce e in rete iniziative e potenzialità. Ne parla Paolo Lòriga nel “Punto”.
La nostra impressione? Che magnifiche persone! Non era tanto il loro darsi da fare che colpiva, ma il loro essere gente che si lascia interrogare dal Vangelo e dalle sue sfide, “informata sui fatti” ma che sa mettere da parte sicurezze acquisite per un dialogo costruttivo. Che propone ma che sa ascoltare. Ascolto, dunque, la nota dominante. Tra loro, anche gli incaricati per le attività editoriali del gruppo Città Nuova che operano a livello regionale e interregionale erano chiamati a portare il loro contributo.
Per tutti, riportiamo quanto scrivono Lina e Paolo De Maina, incaricati di Città Nuova per i Castelli romani: «Ci siamo lasciati travolgere per costruire e ricostruire l’incontro e tracciare percorsi possibili da attuare per il nostro Paese. Città Nuova, in questo progetto, ha un ruolo importantissimo e affascinante: raccoglitore, propositore e divulgatore del vasto scenario che si è profilato e si profilerà. Nel rinnovare le energie per la “nostra” Città Nuova, ci apprestiamo a iniziare a scrivere questa nuova pagina per l’Italia, affinché nella sua dignità, sempre meglio delineata e sostanziata, possa essere anch’essa patrimonio da cui attingere per tutta l’umanità». Se queste sono le premesse, già si sente il profumo del buon pane.

Marta Chierico
rete@cittanuova.it



Fisco
 
«Leggo sul Corsera: “L’evasione fiscale è quintuplicata: dai 54 miliardi del 1981 ai 275 di oggi”. Possibile che non si metta fine a questo scandalo di proporzioni epocali? Se si continua con condoni e scudi fiscali, qui ognuno si sentirà autorizzato a evadere».

Paolo Giusti – Pordenone

 
Convengo: è uno scandalo epocale. Che riguarda i pesci grossi, gli “evasori totali”, quelli dei Suv intestati a società off shore, e quelli che disfano e ridisfano società per ricavarne plusvalenze di dimensioni iperboliche. Quelli che intascano i soldi dei partiti a fini personali e quelli che in un giorno comprano case e le rivendono poche ore dopo a prezzi raddoppiati. Ma anche quelli – facciamoci un buon esame di coscienza – che non esigono lo scontrino, che raccolgono giustificativi per farsi rimborsare spese inesistenti nelle trasferte, quelli che… La sfida riguarda tutti noi italiani. Se la perderemo, perderemo anche quel che abbiamo.
 
50 centesimi e 50 euro
 
«Questa mattina andavo con la macchina a portare dei pacchi con dei viveri per aiutare tre famiglie. A un semaforo rosso mi sono fermato e subito è arrivato un marocchino lavavetri. Anche se il vetro era quasi pulito, gli ho dato l’ok, pensando di avere così un’altra occasione per aiutare il prossimo. Finito l’intervento volevo dargli 20 centesimi (come facevo altre volte), ma dal portamonete è uscito uno spicciolo da 50 centesimi. Lì per lì mi è sembrata una mancia esagerata, però mi sono detto: vedrai che Dio non si lascia vincere in generosità. Dopo qualche minuto è suonato il telefonino, era Maria (una volontaria che collabora con le famiglie dei detenuti) che mi ha detto: “Alfonso, mi sono arrivate 50 euro di provvidenza, spendile in zucchero, olio, latte, riso per le persone che aiutiamo”. Dio è vicino, vede e subito contraccambia alla grande! Sono felice».

Alfonso Di Nicola

 
Pedofilia
 
«Salve, leggendo la risposta di don Tonino Gandolfo sull’ultimo numero di Città Nuova a pag. 25, sono rimasta addolorata. Mi duole la frase nella domanda: “Perché si fa tanto chiasso per la pedofilia?”, e mi duole anche la risposta. A mio parere c’è una netta e inequivocabile distinzione, che non ho colto nella risposta: la pedofilia è un grave reato, una violenza nei confronti di un minore e una patologia, mentre la mancanza di castità di un sacerdote non lo è. Ritengo che il celibato sacerdotale sia paragonabile, piuttosto, alla necessità di assumere e rispettare gli obblighi matrimoniali e che gli adulti coinvolti siano perfettamente in grado di rivolgersi alle sedi civili ed ecclesiali deputate. Non così i bambini! Mi duole leggere che la pedofilia assuma maggior rilievo “soprattutto dalla parte delle vittime”, perché, a mio parere, i bambini, la loro crescita serena e il loro futuro dovrebbero stare a cuore a tutti noi, a tutta la società e non solo a chi è coinvolto o ha un disagio».

Daniela Cerrati

 
(Risponde don Tonino Gandolfo)
Nell’articolo in questione l’attenzione era posta da una parte sul celibato presbiterale e dall’altra sul rilievo mediatico che suscita. Quindi la parola “chiasso” nella domanda fa più che altro riferimento al modo con cui i media trattano i problemi della pedofilia, a volte in modo non del tutto consono al tema stesso. Anche la mia risposta non voleva avere il valore di un paragone tra le due realtà, che, concordo pienamente con lei, sono nettamente da distinguere, proprio perché coinvolgono persone in status completamente diversi. Il paragone è piuttosto portato sul modo con cui i media ne trattano. Ricavandone soprattutto l’indicazione che «una cosa non è giustificabile semplicemente perché meno grave di un’altra», o perché se ne tratta in maniera più sbrigativa. La sottolineatura – «soprattutto dalla parte delle vittime» – riguardava ancora questa modalità di trattamento delle notizie, e non voleva porre certamente una discrepanza tra adulti e bambini: è proprio perché sono coinvolte queste vittime (a ragione della loro età e della violenza che subiscono) che le notizie giornalistiche assumono una proporzione maggiore (fino, a volte, a essere un po’ ingigantite!).
Anche io sono convintissimo, per quanto ho vissuto e vivo nel mio ministero sacerdotale, che i bambini dovrebbero essere una priorità imprescindibile, facendo ripensare non solo il problema della pedofilia, ma tutta la realtà della vita delle famiglie.
 
Marisa Baù
 
«Caro Aurelio Molè, sono un giovane gen di Bertinoro, paesino nel cuore della Romagna. Ti scrivo semplicemente per ringraziarti degli articoli su Marisa Baù apparsi sul sito web e sulla rivista. Per la delicatezza che hai accompagnato alle verità che emergevano senza risparmiarne alcuna. Non ho avuto occasione di conoscerla, ma anch’io ho partecipato come tanti alla sofferenza della sua vicenda. Un momento come questo mi ha fatto prendere nuovamente coscienza di come Città Nuova e il Movimento dei focolari abbiano raggiunto la maturità di saper raccontare il quotidiano da quella “prospettiva planimetrica” tanto auspicata, anche là dove c’è da parlare “di sé” in maniera drammatica».

Stefano Donati

 
(Risponde Aurelio Molè)
Gli articoli sulla dolorosa vicenda di Marisa Baù – focolarina di Asiago trovata morta impiccata in Svizzera, vicino a Montet, centro dei Focolari –, articoli che potete consultare soprattutto sul nostro sito, sono stati tra i più difficili che abbiamo dovuto scrivere negli ultimi tempi in redazione. Ogni parola, ogni aggettivo, ogni avverbio pareva infatti incapace di descrivere gli eventi e di cogliere il senso delle cose. Ringrazio Stefano per le sue parole, come ringrazio tutti coloro che hanno avuto parole di consolazione per lei, la sua famiglia e il movimento. Taluni hanno pure espresso i loro dubbi e perplessità sugli eventi, e sulle diverse responsabilità del caso. Quello che ho scritto ritengo in coscienza, sia quanto di più rispondente alla realtà dei fatti possa essere detto. In ogni caso confesso senza timore alcuno l’inadeguatezza giornalistica che abbiamo provato in questa occasione in redazione. Perché quando si tocca la vita e la morte si tocca il mistero.
 
Circolino con tè e Città Nuova
 
«Un anno fa vi scrivevamo che ci eravamo concesse una breve pausa con cioccolata, tè e Città Nuova (n. 4/2011, nella rubrica “In dialogo”); oggi vi scriviamo con gioia che da quel giorno, ogni ultimo lunedì del mese, ci concediamo questa pausa insieme a tutti coloro a cui fa piacere ascoltare o dire la propria su quanto letto e apprezzato nei vostri articoli: “Una palestra per la mente”, avevamo descritto questo momento. Invitiamo ogni mese nuovi amici e scherzando ci è stato dato il nome di circolino “con tè e Città Nuova”. Oggi  festeggiamo il nostro primo anno insieme. Incontrare la vostra rivista in questo modo ha permesso a molti di conoscervi di più. Grazie ad ogni persona che lavora per la redazione, dal direttore a chi tiene pulite le scrivanie, a chi per primo apre la porta la mattina e all’ultimo che esce a fine giornata. Nella rivista, credeteci, si sente l’amore di tutti. Grazie».

Il circolino “con tè e Città Nuova” – Belluno

 
Dov’è finita la Costa Concordia? (mail)
 
«Come al solito: dopo tre settimane in cui non si parlava d’altro che del naufragio del Giglio, ora il silenzio più totale è caduto sulla vicenda. Voi giornalisti vi concentrate sui fatti più roboanti e poi passate a un altro, come se niente fosse».

Giuseppe Veroli – Milano

 
È una piaga del giornalismo contemporaneo, quello di cedere alle esigenze dello scoop e dello scandalismo. O meglio, è una piaga del sistema mediatico, perché spesso, molto spesso, i giornalisti sono essi stessi vittime di questo sistema. Quando il direttore ordina di usare linguaggi esagerati, di sospettare di tutto e di tutti, di far vedere sangue e sesso ovunque, quando non hai nessuna possibilità di controllare le fonti d’informazione di quanto scrivi, semplicemente perché non ne hai il tempo… Detto questo, non credo che questa sia la pratica della nostra rivista né del sito web da noi curato.
 
Due ore volate (mail)
 
«Ho letto il numero di Città Nuova del 25 gennaio tutto d’un fiato e mi sono accorta che erano letteralmente volate quasi due ore, cosa che non mi succedeva da tempo; normalmente infatti me lo facevo durare e me lo centellinavo pagina dopo pagina fino a quando arrivava il numero seguente, riprendendo anche qualche passo. Questa volta no. Da un articolo all’altro, era quasi una forza non predeterminata che mi faceva scorrere il giornale, foglio dopo foglio, fino all’ultima riga, pubblicità compresa. Come sempre la vostra e nostra rivista (siamo abbonati da una vita) si distingue veramente in maniera eccellente dai vari quotidiani, periodici, e dalle altre fonti di informazione cartacea, per la sua serenità, competenza, serietà ed equilibrio nel porre la notizia, anche la più shoccante».

Vanna Di Salvadore – Genova

 

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