La Posta di Città nuova
Olimpiadi in Cina e dimostrazioni pro Tibet Le recenti violenze sui monaci e sulle popolazioni del Tibet hanno suscitato unanime dolore e disapprovazione. Una risposta corale potrebbe essere la seguente: in occasione delle Olimpiadi in Cina, proporre ad atleti e accompagnatori di portare al braccio durante le gare e le manifestazioni una fascia di lutto color arancio. Questo gesto così semplice e facilmente condivisibile può rappresentare testimonianza di pace in ciascuno e agli occhi di tutto il mondo. Anna Maria Riva – Marene (Cn) Provo non poco turbamento e sdegno per la repressione violenta e sanguinosa che la Cina sta esercitando sui monaci tibetani. Mi chiedo dove sia andato a finire quello spirito di fratellanza universale che riconduce all’antica Grecia e alle gare atletiche che avevano luogo ogni quattro anni nella città di Olimpia. Non so immaginare con quale animo il popolo cinese intenda svolgere queste manifestazioni sportive quando è in discussione qualcosa di sacrosanto come il diritto alla libertà. Franco Petraglia – Avellino Non passa giorno che non ci raggiungano notizie di nuove manifestazioni in favore del Tibet al passaggio della fiaccola olimpica. Se i capi di Stato e di governo dei Paesi democratici avessero voluto sollevare il problema, avrebbero dovuto farlo quando i Giochi vennero assegnati alla Cina.Ma nessuno, allora, ha voluto rinunciare ai vantaggi economici derivati dal mantenere buoni rapporti col più grande mercato del pianeta. A questo punto, però, ritengo che il risultato di dare visibilità alla protesta sia già stato raggiunto e che la Cina non potrà non tenerne conto. Quanto ai cinesi, chiamati in causa nella seconda lettera, non hanno, in gran parte, la percezione di opprimere il Tibet, perché lo ritengono parte integrante della loro nazione. Intolleranza laicista L’intolleranza emersa a suo tempo alla Sapienza non è un caso isolato. Forse perché molti cattolici e molti laici, che con i primi condividono alcuni princìpi fondamentali, stanno portando con più decisione nella società i valori in cui credono, una certa corrente culturale laicista cerca di delegittimarli diventando sempre più aggressiva. L’altro giorno ho letto un titolo cubitale de L’Unità: Attacco alla laicità, riferito alla discussione sulla legge sull’aborto; infatti solo metterne in discussione non dico i contenuti, ma l’applicazione, è per alcuni un attacco alla laicità. Un noto giornalista ha attaccato Giuliano Ferrara per il suo impegno contro l’aborto, dicendo che dovrebbe stare in un circo, tra la donna cannone e la donna baffuta! Ho apprezzato molto il commento di Città nuova sul fatto della Sapienza. È un esempio di come si possa reagire in modo forte, ma senza condanne definitive sulle persone. Luciano Sulis I fatti ai quali lei accenna sono incontestabili, ed è giusto denunciarne la faziosità, pur senza attaccare, come lei riconosce, le persone. Il tempo, come si sa, è galantuomo, e rende giustizia alla verità, come si è potuto costatare, anche di recente, a proposito degli esempi da lei citati. Elogio del compostaggio Da molto tempo abbiamo dimenticato l’uso corretto delle risorse naturali di cui disponiamo, ciò che è causa della desertificazione del territorio. Ricordo che, cinquant’anni fa, i miei nonni contadini pagavano la tassa di concessione per avere la rumenta per fare il letto caldo nelle serre per la semina del basilico, risparmiando nel riscaldamento. Oggi più che mai dovremmo riappropriarci delle tecniche di compostaggio tradizionalmente vi- talizzante, e sfruttarle a nostro vantaggio come avveniva in passato. Il compostaggio deve ritornare nella nostra mentalità di gestione dei rifiuti, partendo dalla raccolta differenziata che la casalinga può fare nella pattumiera con doppio scomparto. Esso sostituisce il processo naturale di degradazione, in tempi brevi e di cogenerazione delle sostanze indispensabili per integrare quelle che la natura fornisce sotto forma vegetale. I rifiuti biodegradabili urbani sono una ricchezza che oggi non sfruttiamo. Mentre creano grossi problemi con costi non sostenibili. A Genova, dopo dieci anni di discussione, si inizierà a sperimentare la raccolta differenziata sperando nel buon senso di autorità e cittadini. Ritengo che, sviluppando il compostaggio su tutto il territorio nazionale, potremmo ancora migliorare l’ambiente. Antonio Ferrari – Genova Quanta saggezza in questa lettera che condivido pienamente. Converrà premettere, per chi non lo sapesse, che la rumenta, dal latino ramentum, cioè scheggia, truciolo, è un composto fertilizzante formato da residui organici. Finalmente si sta capendo che, facendo tesoro di tante piccole risorse ed iniziative condivise su larga scala, si può offrire un contributo non trascurabile al problema delle fonti energetiche e dell’inquinamento, che pare incontenibile: sia quello prodotto dal non corretto smaltimento dei rifiuti, sia quello generato dall’uso sempre più massiccio ed esclusivo (almeno in Italia) del petrolio e dei suoi derivati. Finora la raccolta differenziata veniva praticata soprattutto nei piccoli centri e solo settorialmente nelle maggiori città. Anche il compostaggio, come lei suggerisce, andrebbe praticato su larga scala, come avviene già nei Paesi del nord e dell’est dell’Europa, da chiunque abbia un piccolo giardino o anche soltanto un terrazzo: se ne può ricavare un ottimo terriccio per i fiori, mentre si eliminano molti rifiuti senza aggravio di spese. Ciao Chiara Continuano a giungere in redazione messaggi in cui i lettori esprimono il loro apprezzamento per avere avuto a disposizione, già durante i funerali di Chiara, un numero speciale di Città nuova a lei interamente dedicato. Ne proponiamo alcuni. Città nuova è nel mio cuore Complimenti per il numero di Città nuova su Chiara. In tanti anni un dipinto così straordinario su di lei non l’avevo mai visto. L’ho letto in una settimana, ed ho riletto vari passaggi, una meditazione lenta e profonda. Grazie di cuore per questo lavoro che si iscrive nella storia della rivista, e a chi lo ha composto. Paolo De Maina È stato l’incontro umano più intenso Se incontri una persona una volta nella vita e ti lascia un segno indelebile nella memoria e nel cuore vuol dire che si trattava di una forza morale e spirituale molto al di fuori del comune. Quella con Chiara Lubich è stata l’intervista più emozionante e coinvolgente della mia carriera. Certamente l’incontro umano più intenso e ricco di contenuti. Sentivo il bisogno di questa testimonianza, scritta di getto in albergo dopo che il Tg1 ha dato la notizia della sua morte. Carlo Verna, presidente Usigrai La commozione di una suora di clausura Scrivo per dirvi la comunione, piena di gratitudine e di commozione, che vivo con tutti voi, in questo momento dell’ultimo saluto, quaggiù in terra, a Chiara. E proprio in questa occasione mi accorgo che il legame spirituale con voi è forte, bello, mi fa bene. Grazie! Sono piena di gioia e di meraviglia al pensiero di quello che ha fatto il Signore attraverso Chiara e anche attraverso quanti portano in cuore questo amore per Gesù abbandonato, perché si realizzi quell’unità che lui ha chiesto. Vorrei in certo modo mettermi a questa scuola di amore che Chiara ha vissuto e annunciato a tutto il mondo. Da quando è presso il Padre, mi viene spontaneo pregarla. Lo faccio con semplicità e con gioia. Suor Maria Veronica Monastero Santa Chiara – Lovere Un grazie speciale per il vostro lavoro Carissimi della redazione, volevo farvi arrivare un grazie specialissimo per il numero su Chiara. Subito dopo la sua partenza mi siete venuti in mente, e ho pregato per tutti voi che non avete potuto sostare in quel momento sacro, ma avete dovuto subito mettervi al lavoro e preparare questo grande atto d’amore per tutti. Glauco – Treviso Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it