La posta di Città Nuova
Lettera
Compravendita in Parlamento
«Egregio direttore, in occasione delle ultime votazioni sulla sfiducia al governo, c’è stata una furibonda disputa sulla compravendita di deputati. Città Nuova ha parlato di ritorno all’ovile, cambio di casacca, ecc… Non sarebbe interessante approfondire se tra le cause di queste “migrazioni” da una formazione all’altra non vi sia anche il vento dell’annebbiamento delle identità che dovrebbero caratterizzare ogni partito? Il fatto che un partito in poco tempo abbia perso nove deputati su 31 non può essere giustificato con la compravendita, forse c’è qualche ragione seria e rispettabile».
Angelo Guzzon – Lecco
Certamente la “transumanza” da un partito all’altro, o il “cambio di casacca”, fanno parte del gioco democratico. Inquietante, però, è che tali migrazioni assumano rilievo numerico eccessivo. Nel caos politico attuale – vedi il nostro lungo servizio d’apertura – è per di più difficile distinguere i cambiamenti meditati da quelli provocati o addirittura comprati. Siamo all’emergenza.
Lettera
Ricordare la pace
«La Giornata mondiale della pace è, secondo il mio punto di vista, una ricorrenza necessaria e opportuna per i tempi procellosi che stiamo vivendo. Penso alla trentina di guerre in atto nel globo e altre discordie intestine fra popoli in preda a feroci rancori e odi. Questo è, purtroppo, il triste risultato quando l’essere umano mette a nudo i suoi istinti peggiori. Mi chiedo: a che serve inneggiare a tante imprese tecnologiche, scientifiche, culturali, sociali, quando non si è ancora riusciti a superare sentimenti che sono retaggio di barbarie?».
Franco Petraglia
Cervinara (AV)
Lettera
Santi e giornalisti
«Oggi, 24 gennaio, ricorre la festa di san Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa. Nel 1923 è stato proclamato da papa Pio XI “patrono dei giornalisti e di tutti quei cattolici che, con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina”. Ciò mi suggerisce qualche riflessione in merito.
«Tutto il panorama dei mass media sta attraversando una fase delicata, specie sotto il profilo deontologico. Accanto ad esempi straordinari di giornalisti che vivono la propria professione al limite dell’eroismo, emergono figure di operatori della comunicazione che in nome di essa trovano motivo e spunto per agire in maniera spregiudicata, oltre i limiti della decenza, spesso con sentimenti palesi di odio, disprezzo, partigianeria, complicità nell’errore e nel male.
«Un esempio che, a tutto tondo, rientra nella prima categoria è certamente Città Nuova, sia la testata quindicinale “vecchia” di oltre mezzo secolo di vita, sia la molto più giovane nata, quella online. In essa ho sempre trovato uno spirito di ricerca della verità, uno sforzo continuo di obiettività ed un desiderio palese di entrare, delicatamente ma con convinzione, nel cuore e nelle menti dei propri lettori, per percorrere insieme un cammino di crescita teso alla fratellanza universale».
Michele Concilio
Grottaferrata (Roma)
Mail
Testimoni della Riforma
«Rettifico subito la risposta alla lettera pubblicata sul n. 2/2011 che ho inviato in risposta al sig. Pietro riguardo ai “santi della riforma”. Mi scuso con tutti i lettori e la redazione di Città Nuova per il turbamento che ho provocato senza intenzione alcuna. Purtroppo, complice forse il mio stile di scrittura non così chiaro, il senso di quell’“abbagliato” è stato travisato, in quanto ironico… Si riferiva alle parole dirette del sig. Pietro, il quale si diceva “realmente preoccupato per il Movimento dei focolari”, cosa che ha suscitato appunto la mia risposta. E ci credo che i Focolari sono sempre stati all’avanguardia riguardo all’ecumenismo!».
Giorgio Cantella
Cuneo
Caro signor Cantella, l’equivoco non è stato solo suo, ma anche nostro. Le parole, e quest’episodio lo dimostra, sono tanto spesso armi a doppio taglio. L’importante è spiegarsi, nel reciproco rispetto (forse questo potrebbe valere anche per chi lavora in politica e in economia…). Grazie di cuore, caro Cantella.
Mail
Divorziati risposati
«A proposito del matrimonio nella prima lettera ai Corinzi si legge: “Ma se uno dei due non è credente e vuole separarsi, lo faccia pure, in tal caso il credente, sia esso marito o moglie è libero dal legame matrimoniale”. San Paolo considerava sciolto il vincolo matrimoniale quando in una coppia il coniuge non credente si separava, in tal modo il coniuge credente era libero di sposarsi e di avere figli da educare cristianamente. Ai tempi nostri se una donna cristiana sposa un uomo battezzato che si separa da lei, che rinnega la religione cristiana e le sue leggi e diventa un “non credente”, questa povera donna è condannata a rimanere sola per sempre e può realizzare la sua naturale aspirazione, il suo diritto naturale di sposarsi e di avere figli solamente se muore il marito fedifrago.
«Che tristezza! Lo stesso problema si presenta per l’uomo cristiano lasciato dalla moglie diventata “non credente”. San Paolo difendeva sempre chi era e rimaneva saldo nella fede ed era abbandonato e lo liberava da un vincolo spezzato oramai inesistente. Purtroppo, oggi, sono molto comuni queste situazioni e supplichiamo che questo doloroso problema sia riesaminato da parte della Chiesa».
Giuseppe Chella
Napoli
Risponde don Tonino Gandolfo: «Sono d’accordo con te quando scrivi che “questo doloroso problema sia riesaminato da parte della Chiesa”. E da tempo penso le cose nella linea espressa dal card. Martini: che ci sono situazioni “irreversibili”, in cui non soltanto si sono espressi dei diritti, ma si sono concretizzati nuovi doveri (come quelli verso i figli nati nella nuova situazione matrimoniale) da cui non ci si può esimere. Per queste situazioni penso che si debba trovare una via di uscita: un secondo matrimonio a carattere “penitenziale” come si pratica nella Chiesa ortodossa? Un riconoscimento anche ecclesiale del matrimonio celebrato civilmente?
«La mia risposta su Città Nuova non poteva non avere che un carattere “prudenziale”. Ho scelto deliberatamente quella risposta del papa, perché essa apre comunque una nuova e ampia finestra, quando afferma che il “problema è doloroso e va affrontato”».
Mail
Vauro stomachevole
«Semplicemente stomachevole il contenuto della vignetta di Vauro sul clero e sul papa (Anno Zero del 20/1). Niente di sorprendente, considerando il livello e la natura di certi temi, più o meno ricorrenti nella “poetica” vauriana. Nella puntata in esame, il simpaticone ci ha gratificato di un’altra vignetta, a suo modo notevole, in cui un ombrello veniva “impropriamente” usato, a danno del “posteriore” altrui (idea davvero sublime) .
«Con buona pace di Vauro e del suo esimio conduttore (l’ineffabile Santoro), non abbiamo affatto apprezzato il tutto, anche perché abituati ad usare la parte superiore del corpo, quella che sta sopra la cintola, quando necessario. Infine, troviamo semplicemente impresentabili certi personaggi, profumatamente retribuiti anche a nostre spese, i quali credono di rifilarci come satira ed arte ciò che in realtà è spesso squallido ciarpame da avanspettacolo».
Luca Draper
Giusto stigmatizzare lo scivolone di Vauro. Più complesso il giudizio sulla trasmissione di Santoro.
Lettera
Tempi duri
«C’è di che disperarsi guardando al degrado che ci circonda. Mortale soprattutto. Ma bisogna sperare. Credere nell’avvenire non vuol dire guardare come beoti a quel che accadrà, senza voler influenzarlo. Non significa nemmeno credere che una qualche evoluzione è iscritta nel dna della storia minima che mi riguarda. Nemmeno vuol dire dimenticare il passato e dare uno spintone al presente. Penso che credere nell’avvenire possa solo coniugarsi nel registro della speranza. Che per il cristiano è una persona».
Pietro Cosentino
Lettera
Impotenza
«Di fronte a scandali e risse, a me non sembra sufficiente scrivere articoli; occorrerebbe agire, ma come? Come possiamo noi della società civile far sentire il nostro dissenso e la nostra volontà di reagire, di proporre l’impegno di costruire un futuro dignitoso per i giovani, di far fare un salto di qualità alla politica, di riportare la moralità nella vita quotidiana? Forse con delle manifestazioni di piazza pacifiche? O con dei convegni? Parlando con le persone che incontro, sento che tutti sono stanchi ma impotenti, ecco è proprio questa sensazione di impotenza che pervade e accomuna tutti».
Tina
La società avanza non solo e non tanto con i movimenti di piazza o coi convegni, ma anche e soprattutto con il lavoro serio di milioni di persone animate da un profondo senso del bene comune e dello Stato. Anche il suo “oscuro” lavoro è indispensabile, a condizione che sia “messo in rete”.
Mail
Parla con me
«Trovi proprio tanto tra il palco e il divano rosso di Parla con me (Raitre).Dal pianista Concilianti a Mario, figlio di un tale Luigi Calabresi, oggi a dirigere la Stampa, o Benedetta, figlia di Walter Tobagi; da egregi direttori di testata, ma anche coraggiosi del giornalismo, a giuristi, alla creatività sobria di Antonio Tabucchi. E Massimo Cacciari, don Ciotti e Ingrid Betancourt!
«In questa edizione si conferma il crescendo della colonna musicale che avvicenda, nel talk, ospiti noti ed emergenti.
«Così, regalandoci a vario titolo informazioni preziose e una musica all’altezza, anche con un’oretta scarsa in seconda serata, ci sentiamo, di nuovo, di più… vivi».
Marco Palomba