La Posta di Città Nuova

Italia

Una newsletter per la Sardegna e oltre

 

Il tempo è sempre poco per leggere. Ma se un amico ci vuole parlare, lo ascoltiamo. Anche solo per pochi minuti. Ecco come fa Daniele Siddi, sardo: legge e segnala agli amici ciò che lo ha interessato dell’ultimo numero di Città Nuova. Alcuni suoi amici sostituiscono il nome di Daniele con il proprio e inviano la mail ai rispettivi amici. E l’onda della fraternità si propaga. Riportiamo due stralci di sue lettere.

 

15 ottobre 2010: «Apro il n. 19 attratto, come meridionale, dal titolo di copertina “La risorsa del Sud”. Non è solo la foto dell’astronauta che introduce il servizio presentandoci un’Italia “capovolta” col Sud in alto ad invertire la consueta prospettiva con cui ci accostiamo ai problemi del Mezzogiorno, ma anche i diversi contributi ci sollecitano a guardare al Sud andando oltre le ben note piaghe della disoccupazione, della mafia, della cattiva amministrazione. Veniamo così a conoscere esempi virtuosi, come quello di un centro per l’educazione permanente a Gela, o l’esperienza di un medico di Palermo. Una crescita che può partire dai nostri quartieri e dall’iniziativa di singoli, comunità, associazioni.

«Proseguo e leggo “La santità sdoganata”. Cito: “Non è il ricordo di una storia lacrimevole – quale può essere quella di una diciottenne morta di cancro – ma piuttosto la festa per un’amica presente”. Un’amica che ha molto da dire ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai nostri amici. Ti auguro buona lettura e ti invito a visitare il portale www.cittanuova.it, una miniera di notizie, approfondimenti, letture. L’ho impostato come pagina di apertura del mio browser».

 

12 novembre 2010: «N. 21: la “volontà di Dio” non è cosa d’altri tempi né affare di frati e monache, ma è quotidianità che può essere vissuta ed abbracciata. Me lo ha fatto capire bene la sociologa Vera Araújo, a pag. 44, dove tenta di individuare i “luoghi” in cui la volontà di Dio si manifesta, come il “pagamento delle tasse, il rispetto delle norme, la dimensione del consumo in modo critico”. Sullo stesso tema della volontà di Dio ti invito a cogliere, a pag. 40, la metafora del sole che, insieme ad altre, Paliotti ha raccolto tra le tante sgorgate dalla pedagogia dello spirito di Chiara Lubich».

 

 

Anime e spazzatura

 

«Certo il disorientamento, l’imbarazzo e l’indignazione per i fatti che siamo “costretti” a sentire ogni giorno è tanto. Ma volendo operare quella che tanti invocano, la discontinuità, è utile e fondamentale un recente pensiero del papa che senz’altro è al di là della cronaca, ma che la cronaca illumina ed eleva: “La spazzatura non c’è solo in diverse strade del mondo ma in tante anime. Lasciamo entrare le parole, la vita, la luce di Cristo nella nostra coscienza, che sia illuminata e pulita”».

Attilio Menos

 

Pol Pot e lo sdegno

 

«Carissimo direttore, grazie per il reportage da Phnom Penh e per tutti gli altri che ci tengono puntato il cuore su nazioni semisconosciute e su parti di umanità spesso dimenticata. Ho impiegato tre giorni per leggerlo fino in fondo e ricordare gli avvenimenti che avevo rimosso. Tentavo di comprenderli oltre lo sdegno e l’impossibile catarsi (solo nell’Uomo del Calvario si compie, concordo), quando mi sono trovata io stessa presa nella rete dell’indignazione per l’ennesima trascuratezza verso un malato terminale. Cosa piccola rispetto alla tragedia della Cambogia, ma con l’effetto dirompente dello “sdegno”: demonizzare l’altro, distogliere dalla verità, inquinare i rapporti. Uscirne fuori non era facile, eppure dovevo per aiutare chi nella sofferenza c’era senza sconti. Scusando la persona che aveva sbagliato siamo rimasti in quell’aria “alta” che ci ha permesso di vivere nella pace il momento in cui il malato ha incontrato Gesù. Ma lo “sdegno” rimaneva; solo quando mi sono vista partecipe degli errori e della confusione altrui-mia, ho visto la grazia ricevuta anche tramite Città Nuova».

Clara Grisolia

 

«Volevo ringraziare per l’articolo “L’eredità del sangue”. È facile essere presa dalla “rete dello sdegno”, anche per fatti molto meno efferati. Ma, leggendo l’articolo, molto duro, ho capito che anch’io potrei essere un carnefice, che siamo tutti solidali anche nel male. Penso che solo l’amore infinito di Gesù che muore in croce, e l’amore dei fratelli ci possano convertire.

«Ultimamente, mi sono sentita vittima di una scortesia di una collega, ho cercato di mettermi nei suoi panni e non giudicarla. Il giorno dopo, lei mi ha chiesto un favore e io ho potuto farglielo, perché mi sentivo libera nei suoi confronti. Città Nuova mi aiuta a vivere il mio essere cristiana».

Rossella Bettini – Bologna

 

L’onda s’allarga, ne siamo felici.

 

Amo le donne

 

«Capisco la difficoltà di pronunciarsi al riguardo e apprezzo l’averlo fatto con l’articolo web “Amo le donne e la vita”, ma lasciatemi esprimere questo pensiero che spero essere in una linea evangelica…

«“Amo le donne e la vita, non cambio il mio stile”. Quali donne e quale vita? Dire donna nella testa di alcuni signori è dire velina e escort. E grazie a certa subcultura televisiva purtroppo questo sinonimo si è diffuso. Come donna sono indignata e offesa: è molto più grave della mercificazione del corpo della donna, molto più grave della donna accanto all’ultimo modello di auto, più grave della tratta, più grave delle forme di vecchie e nuove schiavitù. È più grave per il ruolo istituzionale che la persona ricopre. E se c’è una responsabilità personale, quindi anche delle donne che stanno a questo sporco gioco, vorrei ricordare che la prostituzione è una forma di sfruttamento. Che c’è quindi chi lucra su questo mercato e chi ne trae piaceri (a pagamento, non sempre).

«E quale vita? Da “grande fratello”? Da immagine tv? Un tenore di vita che offende la fatica e il dolore di migliaia di famiglie? Che offende chi ha perso il lavoro o chi sta curando in casa un caro per assenza di servizi?».

Maria Bencivenni
– Catania

 

Rai nella bufera

 

«Sull’articolo “Codice Masi” (n. 20), l’argomento trattato da Claudia Di Lorenzi merita un esame più ampio che vada ben oltre i “tempi di utenza, di notizia e di parola”. In realtà la Rai è diventata la ribalta di un giornalismo spregiudicato che sta cavalcando le forme più devastanti di lotta politica. Forse questo genere di giornalisti dovrebbero fare come Giuliano Ferrara, che ha fondato Il Foglio, sul quale può scrivere quello che vuole, persino del rispetto della vita umana fin dal concepimento, senza essere lapidato.

«Quanto al direttore Mauro Masi, secondo me, più che voler imporre il bavaglio, è un uomo solo in balia di una bufera, e cerca di stabilire un minimo di moderazione, districandosi goffamente come può».

Angelo Guzzon – Lecco

 

Soldati in Afghanistan

 

«La vostra risposta alla lettera del sig. Linguelli sul n. 19 della rivista non mi trova del tutto d’accordo. Forse una visione più “serena” degli interventi effettuati dai militari in quelle zone di guerra vi avrebbe fatto rimarcare anche la realizzazione di varie opere sociali e di ricostruzione effettuate dai militari di tutte le nazioni, italiani compresi, in Iraq e in Afghanistan.

«Sono un vecchio abbonato e da qualche tempo vedo la rivista abbastanza schierata su certe posizioni politiche che non sempre corrispondono con la realtà dei fatti. Comprendo che un giornalista debba avere le sue idee, però credo che analizzare con maggior distacco gli eventi, alla luce degli insegnamenti della Chiesa, porti il lettore a una migliore comprensione degli stessi».

Fausto Scaldaferri – Sapri (Sa)

 

Nessuno mai ha negato su queste colonne tutto il bene che i nostri soldati stanno facendo nelle missioni in giro per il mondo. Anzi, per riconoscimento unanime, si può dire che i nostri soldati svolgono il loro lavoro con una competenza e una dedizione apprezzata in primo luogo dalle popolazioni locali.

Ma bisogna anche alzare lo sguardo e capire se certe operazioni belliche (o di sicurezza) siano state lungimiranti o, al contrario, di dubbia eticità ed efficacia politico-militare. Nel Primo Piano di questo numero affrontiamo ad esempio il “nodo” iracheno, che non cessa di avere conseguenze nefaste, in particolare per i cristiani locali.

Infine, mi lasci dire che qui da noi l’equilibrismo è attività assai nota! Proprio perché vogliamo essere fedeli al grande ideale che ci anima, cerchiamo quel che costruisce la società, quel che unisce, più di quel che divide. Fedeli alla più autentica dottrina sociale della Chiesa. E proprio perché cerchiamo di essere fedeli al Vangelo, talvolta dobbiamo parlare, quando i valori umani e cristiani a cui crediamo ci sembrano messi da parte. Grazie comunque della sua critica. Cercheremo di essere ancor più equilibrati, se possibile.

 

Panikkar

 

«Grazie per aver reso, sul n. 18, un omaggio a Raimon Panikkar. L’ho conosciuto nel ’69, attraverso una fitta corrispondenza, lavorando ad una tesi di laurea su di lui. Allora solo due suoi libri e qualche articolo erano stati tradotti in italiano, per cui la possibilità di conoscere il suo pensiero era piuttosto limitata. Alla fine del mio lavoro mi ha scritto così: “Per Annalisa che, malgrado ‘la lettera uccide’, ha saputo trovare ‘vita’ nelle mie righe”.

«Sì, ricordo quanto mi avesse colpito e sentissi nuovo il suo pensiero sul dialogo e come, attraverso di lui, vedessi realizzabile la traduzione in vita dei documenti conciliari. Dicevo a mia mamma: “Forse tra 20 anni la Chiesa sarà così”. Poi ho conosciuto Chiara Lubich e ho visto che quanto avevo studiato in Panikkar, in Chiara era già vitale e possibile. Anch’io mi sono incamminata con lei».

Annalisa Loss

 

Ladro di polvere

 

«Ladro di polvere. Ho scoperto di esserlo improvvisamente dopo tre anni di pensione, una mattina, meditando sulla mia vita. Avevo lavorato per quasi quarant’anni sotto la stessa ditta ma, come “quasi” tutti, facevo il figlio: così come a casa avevo bisogno di un bicchiere di vino e lo prendevo, al lavoro se mi serviva una fotocopia o un lapis, li prendevo, sicché tutte quelle piccole necessità quotidiane venivano soddisfatte senza alcuna spesa. Ma neanche lontanamente avevo pensato di rubare; il concetto di furto si fermava ai rapinatori di banca o di case.

«Questa valutazione mi ha reso cieco per una vita. Dal giorno del mio risveglio, andando indietro nel tempo mi sono reso conto di aver macchiato la mia coscienza e quelle di altri con atti mai pesati con il Vangelo. Questo fare molto diffuso non è edificante e ci paragona a chi ha preso molto, anche alla luce del “chi è fedele nel poco lo è anche nel molto”».

Roberto

 

Grazie, caro Roberto. Con gente come lei l’Italia degli onesti non morirà.

 

Passaparola

 

«Vi comunico che ricevo molti complimenti per la collana “Passaparola” per gli argomenti e per come sono sviluppati».

Gian Luigi Manighetti

 

A gennaio riprendiamo! E con un’offerta speciale per i lettori che si abboneranno ai 12 libretti del 2011 prima della fine dell’anno: un libretto in omaggio, scritto da giovani per i giovani e dedicato a Chiara Luce Badano, di recente beatificata (vedi la pubblicità a pag. 50). Grazie, signor Manighetti.

 

Avetrana non è solo la vicenda di Sarah

 

«Da quando ho conosciuto Lucio, mio marito, trascorro ad Avetrana le vacanze, dove abitano i suoceri. Ero ancora lì quando Sarah è sparita. Al di laà di quello che è realmente accaduto, che gli investigatori speriamo appureranno, probabilmente un atto non premeditato, una lite andata al di là delle intenzioni su una base di gelosie verso una bimba trattata fino a poco prima come una Barbie… considero grave e mostruoso l’occultamento delle verità, il lasciare nell’angoscia dei familiari, con cui si vive gomito a gomito, la spettacolarizzazione di una tragedia, un macabro reality show. Ritengo preoccupante l’infierire dei media su certi fatti di cronaca che scatenano emozioni morbose, e non servono a far venire fuori la verità e la giustizia.

«Mi sono chiesta cosa potevamo fare noi per cogliere il disagio della gente del paese. Con Lucio abbiamo cercato di restare solidali con gli amici di Avetrana che vivono attivamente nella parrocchia, perché non si sentissero psicologicamente schiacciati, in spirito di accoglienza. Ci ha fatto piacere che Tv2000 abbia mandato in onda una trasmissione che raccoglieva il positivo nella realtà del paese di Avetrana. E mi vengono in mente le parole della canzone del Gen Rosso, C’è bisogno di… Sì, c’è proprio bisogno di… Lui. Ed intorno non manca».

Cristina Ala

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