La Posta di Città Nuova

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Incontriamoci a Città Nuova, la nostra città

 

Promozione, che passione!

 

“Promozione”, chissà perché, è una parola che suscita un po’ di fastidio, quasi fosse qualcosa da cui dobbiamo difenderci, studiata per farci acquistare quel tal prodotto o a sposare quella tale idea. Ragionavamo così, recentemente, in redazione, per sottolineare, invece, quanto Luca Gentile con la sua lettera “Caro studente liceale” (primo numero di settembre), avesse centrato la questione.

In quell’articolo scriveva di cultura e ne offriva una definizione esaustiva: la parola, che viene dal latino colere, non significa solo “coltivare” o “far crescere”, ma anche “prendersi cura” e perfino “rendere felice”. Di più: una tale concezione ci prende per mano con delicatezza e ci avvicina l’uno all’altro.

Ma, allora, se quel che afferma Gentile è vero, cosa mai dovrebbe essere la promozione di una cultura del genere? Di promozioni, di propagande, di lanci pubblicitari siamo bombardati, tempestati, quasi soffocati… Ma di qualcuno che ci prenda per mano e ci aiuti a incontrare (e capire) chi abbiamo vicino sentiamo la necessità. Urgente.

A questo punto entrate in gioco voi, cari lettori, che leggete gli articoli della rivista e del sito e le trasmettete ad altri. Non siamo in edicola. La nostra forza e la nostra libertà (non abbiamo finanziamenti occulti) sono quei 47 euro che ciascun lettore ci invia per abbonarsi per un anno.

Vi proponiamo di farlo sapere ad altri: agli amici, ai famigliari, ai conoscenti. Tra l’altro, se vi abbonate o rinnovate il vostro abbonamento alla rivista Città Nuova entro il 31 dicembre 2010, vi regaleremo una piccola, inedita biografia – scritta da due nostri giovani giornalisti, Mariagrazia Baroni e Jacopo Lubich – di Chiara Luce Badano, la neo-beata, testo che troverete allegato al primo numero di febbraio. Abbiamo infatti constatato che produce di più un “passaparola” fatto bene che tante campagne pubblicitarie.

 

Altra novità: se avete poco tempo per leggere ma avete un indirizzo email, nascerà una “newsletter” che ogni 15 giorni vi segnalerà articoli e approfondimenti di stretta attualità corredati dall’indicazione di libri di Città Nuova, l’articolo più letto della settimana e un argomento “caldo” di cui tanti parlano ma di cui si conosce poco, eventi culturali di rilievo e novità editoriali. Il tutto con tanti link da cliccare per collegarsi direttamente sul sito e da condividere con chi volete. Inviate perciò il vostro indirizzo email a rete@cittanuova.it e potrete collegarvi con noi.

Marta Chierico

rete@cittanuova.it

 

I monaci di Thibirine

 

«Ho visto il bellissimo film di Xavier Beauvois, titolato Uomini di Dio, che racconta la vicenda dei sette monaci uccisi in Algeria 15 anni fa. Mi ha colpito, al di là delle diatribe su chi siano stati i veri assassini – l’esercito o i terroristi del Gia? –, la straordinaria e ordinaria solidarietà dei monaci con il popolo algerino minacciato dall’eversione».

Paolo Rossi – Arezzo

 

Nelle tante note scritte per l’occasione, pochi hanno sottolineato un aspetto: i monaci trappisti assassinati avevano spontaneamente elaborato una forte solidarietà umana e spirituale con i tanti fedeli musulmani da loro conosciuti. Senza alcun sincretismo, avevano nella preghiera e nel silenzio, ma anche nell’inderogabile accoglienza dei vicini, avviato un vero dialogo tra fedeli di religioni diverse. Va ricordato come il vero dialogo interreligioso “stile Vaticano II” sia nato innanzitutto dai grandi carismi del monachesimo, ai quali ora si affiancano con rinnovata efficacia alcuni nuovi carismi.

 

Manga che perdonano

 

«Ho 23 anni e a casa mia Città Nuova non manca mai. Scorrendo le pagine della rivista appena arrivata (n. 20), ho letto l’articolo a pag. 20 sui supereroi di Gianni Bianco. Mi è piaciuto molto. È però facile dire che non esistono più i supereroi di una volta, o meglio, che non esistono nell’emisfero occidentale. In realtà, se li si cerca dall’altra parte del mondo, i supereroi esistono eccome! E stranamente parlano di ideali “cattolici” come la casa, la famiglia, l’amicizia, i legami. Ma soprattutto del perdonare i propri nemici. Mi riferisco in particolare al manga Naruto, in Italia presentato e tradotto alla buona, ma che va in onda da ormai tre anni in Giappone. Ha superato ogni mia aspettativa. Si è arrivati allo scontro che tutti attendevano da anni: Naruto cresciuto affronta Pain, il cattivo dei cattivi. Prima dello scontro, Pain uccide il maestro di Naruto, poi si dirige verso il suo amato villaggio e lo distrugge; arriva Naruto, ovviamente lo sconfigge e accade ciò che non mi sarei mai aspettato: gli chiede di ascoltare la sua storia, dopo di che lo perdona. A Naruto viene più volte chiesto come superare l’odio e far cessare le guerre nel mondo (che è il sogno che il suo maestro gli ha lasciato in eredità). La sua risposta è il perdono, questa luce, questa speranza convince il cattivo a tornare dalla parte del bene e a resuscitare coloro che ha ucciso nella battaglia.

«È mai possibile che nella civiltà giapponese, in cui il cristianesimo e i suoi valori non credo siano molto noti, si dedichi così tanto tempo a parlare di ideali che nella nostra cultura occidentale diamo per scontati? Non dovremmo essere noi quelli pieni di princìpi? Possibile che nei nostri programmi tv e cartoni animati sappiamo solo parlare di odio? E per trovare dei valori bisogna cercare così lontano da noi?».

Gaetano Di Costanzo

 

Tutto concorre al bene!

 

Quadro promettente?

 

«Con riferimento al commento di Iole Mucciconi sulla politica italiana nel n. 18, sono rimasto sorpreso dalle conclusioni ottimistiche dell’articolo: “Un quadro promettente, finalmente, che si offre ad un rinnovato impegno dei cittadini”. Questo ottimismo sembra originato dalla nascita del nuovo partito “Futuro e libertà”. A me sembra, invece, che questo sia un colpo basso allo spirito di unità, alla semplificazione politica, alla stabilità e alla governabilità di cui c’è estremo bisogno. Mentre si amplifica la frammentazione e la contrapposizione, la follia del fronte mediatico e il disorientamento della gente. In caso di elezioni è prevista un’astensione del 25 per cento».

Angelo Guzzon – Lecco

 

Gentile signor Guzzon, ogni commento politico è un tentativo di comprendere la realtà, e quindi di per sé non può essere esaustivo e privo di imperfezioni. Questo vale, ovviamente, anche per la nostra rivista. Tuttavia mi permetta di ricordarle e ricordarci come – pur concordando con lei sul fatto che la frammentazione è un male endemico della politica italiana – l’attuale progressiva implosione delle due più grandi formazioni politiche necessiti di una via d’uscita. La fluidità del panorama parlamentare – esemplificata non solo dalla nascita del partito di Fini, ma anche da altri sommovimenti, a destra e a sinistra – può far sperare che nascano inedite configurazioni e alleanze politiche atte ad assicurare una migliore governabilità del Paese, anche se si dovesse ricorrere alle elezioni anticipate. Nella grave crisi che il mondo intero sta passando, con l’Europa e l’Italia in primo piano, si avverte l’urgenza di un governo che governi realmente. Se l’attuale maggioranza, pur così estesa all’origine, non riesce nell’intento, bisogna auspicare un rinnovamento del quadro politico. L’attuale immobilità parlamentare non può essere, al riguardo, che un indice assai inquietante di una paralisi da superare.

 

Di chi è Chiara Luce?

 

«Sono stata a Roma per la beatificazione di Chiaretta Badano. Davvero lei è luce ed esempio per ognuno di noi, e ci spinge a vivere intensamente ogni giorno, a offrire tutto, a prendere in mano la vita e spenderla al meglio per servire Gesù nei fratelli. In tutta questa luce, questo desiderio di santità che si respira quando si parla di Chiaretta, questa unità tra tutti nell’aspirazione di diventare santi insieme, c’è solo una cosa che stona e che non capisco: la volontà di appropriarsi di Chiaretta. Mi spiego meglio: ogni gruppo (focolarini, Chiesa locale, nuove associazioni…) sembra voglia pretendere di dire “Chiara è mia” ed è santa perché fa parte del mio gruppo. Non basta dire che Chiara è una cristiana vera che ha scoperto l’amore di Dio, attraverso lo strumento dei focolarini, della sua Chiesa e della sua famiglia, senza tante lotte interne?».

Lettera firmata

 

Mi sembra che la risposta migliore a queste piccole meschinità, che sono sempre da attribuire ai singoli che le manifestano (molto pochi a quanto mi risulta!), sia quella di non preoccuparsene più di tanto, ribadendo piuttosto che la santità è per sua essenza, per sua natura direi, “data a tutti”, da qualunque parte essa provenga, qualunque sia stata la formazione di chi è salito agli altari. Diceva l’Abbé Pierre: «I santi non si limitano a un catalogo», intendendo con ciò affermare proprio la universalità irriducibile di ogni santità. Non ho altro da aggiungere.

 

Uno schiaffo alla miseria

 

«Lo spreco alimentare in Italia, stando alle recentissime elaborazioni Last Minute Market, emanazione della facoltà dell’Università di Bologna, ha raggiunto dimensioni preoccupanti: sui nostri campi vengono “bruciati” 18 milioni di tonnellate di frutta e verdura: è la quantità che l’Italia consuma ogni anno. In casa la situazione è ancora più critica: nella spazzatura finisce il 39 per cento dei prodotti freschi acquistati e, mediamente, il 10 per cento della spesa mensile. Il valore economico dello spreco equivale a 37 miliardi di euro e le persone che potrebbero sfamarsi per un anno intero sono circa 44 milioni.

«Il mio pensiero corre subito a quel miliardo e passa di persone nel mondo che sono condannate alla fame e alla sofferenza. E poi non dobbiamo dimenticare che i poveri in Italia sono 8 milioni e aumentano a ritmo frenetico. Personalmente vedo spesso tanti “poveri cristi” che lottano per avere un cibo quotidiano, costretti a volte a frugare nei cassonetti dell’immondizia per recuperarlo. C’è bisogno, rebus sic stantibus, di un aumento della consapevolezza dei cittadini e dell’educazione al risparmio, ma soprattutto di quella cultura necessaria per evitare il più possibile gli sprechi. Diversamente, il nostro comportamento non è solo incosciente, ma anche lesivo nei confronti di coloro che hanno realmente bisogno di vivere-sopravvivere». 

Franco Petraglia – Cervinara (Av)

 

Tariffe postali

 

«Seguo su Avvenire l’evolversi della vicenda sull’abolizione delle agevolazioni postali. Al di là di quello che potrà accadere, ritengo che una rivista come Città Nuova non debba e non possa essere messa in difficoltà dall’aumento delle tariffe postali. Suggerisco pertanto di valutare queste due ipotesi: 1) istituire una quota abbonamento di importo più elevato a cui potranno aderire liberamente gli abbonati vecchi e nuovi. Praticamente un “abbonato sostenitore”. Tali abbonati dovranno sopportare, in misura percentualmente maggiore, anche eventuali futuri aumenti della quota abbonamento; 2) approntare un piano di emergenza per la distribuzione della rivista al di fuori del canale postale: una volta predisposto il piano, non è detto che debba essere utilizzato ma in caso di necessità avere un piano di emergenza è molto importante ed utile».

Walter Barelli – Porlezza (Co)

 

Approfittiamo della lettera del lettore Barelli per comunicarvi che qualcosa sembra si stia effettivamente muovendo dal lato delle tariffe postali: forse si arriverà a una lieve riduzione delle spese postali, anche se non si può ancora affermarlo con certezza. Tempi duri!

 

Legge elettorale

 

«Grazie per il nuovo sito Internet di Città Nuova dove posso leggere tutti i giorni il vostro-nostro modo di vedere i problemi.

«A proposito di uno degli ultimi editoriali sulla politica, che trattava della legge elettorale, credo di poter dire che in questo momento non sia uno dei grandi problemi politici dell’Italia. Personalmente, ho sempre scelto le persone per cui votare, cosa che nella mia città e altrove fa una minoranza, mentre la maggioranza vota per l’amico o gli amici… Avevo perciò visto in questa ultima legge elettorale l’opportunità di eliminare il clientelismo, in quanto i partiti avrebbero potuto verificare e individuare sul territorio, con un minireferendum, gli uomini più stimati e metterli in lista e gli elettori avrebbero così potuto scegliere tra questo e quello.

«Mi sembra invece che tutti i partiti, forse ad eccezione della Lega, abbiano usato tale legge per mettere gli amici o i fedeli della linea politica di chi in quel momento gestiva il potere nel partito o aveva più clienti che portavano voti».

Mario Damiano

 

La sua stessa analisi, caro Damiano, sembra confermare una nostra convinzione: che tante attuali storture della politica italiana (ovviamente non tutte!) vengano proprio da una legge elettorale che impedisce di scegliere i candidati da inviare in Parlamento tra le forze oneste e creative del nostro Paese. Per questo continueremo a caldeggiare una riforma della legge elettorale.

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