La Posta di Città Nuova

Letture

Incontriamoci a “Città Nuova”, la nostra città

 

Cara redazione ti scrivo perché…

 

Che bella sorpresa trovare una mattina, nella posta elettronica, un’analisi puntuale collegata alla vita e alla riflessione quotidiana di una nostra lettrice. Lettere come questa aiutano la redazione a cogliere più in profondità il valore di ciò che viene pubblicato.

 

Mi sono particolarmente piaciuti alcuni articoli del primo numero di giugno. Li passo in rassegna.

“Dono e perdono”: ci sono passaggi che mi hanno aperto l’anima, la mente e il cuore ad un valore completamente nuovo del perdono. «Ti perdono, pronto a perdonarti domani se dovessi ferirmi ancora». È un perdono terapeutico, dice Bruni. È un articolo che voglio fotocopiare per altri e tenerne delle copie a portata di mano.

“Venti panini e poi…” mi ha acceso l’anima, mi fa guardare ai poveri del centro d’ascolto dove presto il mio servizio come volontaria a Verona, con un amore diverso. Anche mia sorella, che lavora con me, è stata meravigliata e grata per queste notizie positive che arrivano da altre città.

"Fare un salto nel buio" mi ha fatto letteralmente sobbalzare. Ho capito che devo compiere un salto di qualità: Pasquale Foresi mi ha tracciato la strada maestra, anche se non è certo asfaltata.

"Ignoranza ed erudizione": mi è piaciuto perchè mi ha fatto entrare nel labirinto della cultura vera, ma anche nella pseudo-cultura. Forse è un articolo forte, ma occorre parlare chiaro per poter poi dialogare con maggiore competenza.

"La scommessa educativa": la vivo sulla mia pelle perché sono una catechista che lavora con i ragazzi delle scuole medie.

"Spacciatore di speranza": ho letto L’uomo d’onore non paga il pizzo e l’ho fatto leggere ad altri. Ora, quando sento le notizie del giornale radio che riportano questa vita nuova che sta nascendo in Sicilia, la abbino a Roberto e alle persone che lavorano con lui. È un modo diverso di conoscere la nostra patria e fa crescere la stima reciproca.

Paola Farenzena – Verona

 

rete@cittanuova.it

 

 

Perché mi riabbono

 

«Faccio seguito alla vostra lettera di sollecito di cui vi ringrazio per comunicarvi che domani provvederò all’invio della quota di abbonamento a mezzo conto corrente postale. Chiedo scusa per il ritardo dovuto a dimenticanza.

«Per quanto riguarda le tariffe agevolate, io direi che sarebbe ora che nessuno avesse più favoritismi, perchè non mi sembra giusto far pagare all’intera collettività (quindi anche a chi fosse eventualmente contrario) contributi a favore di editoria comunque di opinione. Se ciò può causare difficoltà a riviste come la “nostra”, credo che l’unico appello onesto possibile sia quello rivolto ai lettori chiedendo loro un piccolo sacrificio, ritoccando il canone di abbonamento.

«Dia Città Nuova il buon esempio non andando ad elemosinare i soliti italici particolari benefici. Chiedo scusa per questo mio sfogo ma da Città Nuova “pretendo” che la fraternità universale sia rivolta anche a chi ci governa, altrimenti basterebbe farsi fare il lavaggio del cervello da Travaglio».

Anita Calcagno

 

Cara lettrice, grazie di cuore per la sua generosità che, unita a quella di centinaia di altri nostri lettori, sta aiutandoci ad uscire dalle secche dell’improvvisa emergenza dell’annullamento delle tariffe postali agevolate.

Sì, bisogna marciare con le proprie gambe. Infatti, Città Nuova ha sempre vissuto sugli abbonamenti dei suoi lettori, usando le tariffe che erano oramai diventate una prassi corrente, da decenni. Anche all’estero, le tariffe per la stampa sono agevolate.

Tuttavia, me lo lasci dire, signora Calcagno, riteniamo che nel “bene comune” che il governo, ogni governo, è chiamato a tutelare, rientri anche l’arte e la cultura. Cosa sarebbero l’Italia e l’Europa senza di esse, che sono beni difficilmente monetizzabili?

Certo, negli anni passati certe congreghe politiche hanno approfittato dei sussidi a pioggia, e questi sprechi o questi favoritismi vanno cancellati, senza dubbio. Ma coi tagli attuali si rischia di tagliare l’erba buona assieme alla zizzania. E poi non si annuncia un taglio del genere (il 10 per cento del nostro fatturato!) all’indomani di un appuntamento elettorale e senza nessun preavviso!

 

Perché non mi riabbono

 

«Gentile direttore, rispondo al suo invito di manifestare i motivi del dissenso sul rinnovo dell’abbonamento: è più generatrice di violenza nell’avvio di una campagna elettorale l’aggressione inqualificabile di uno squilibrato al presidente del Consiglio oppure l’offesa della dignità intellettuale e personale della Bindi, vice presidente della Camera, fatta dal presidente del Consiglio nel pieno delle sue funzioni mentali e istituzionali attraverso la pubblica televisione?

«E perché non usate parole forti per qualificare come iniqua una manovra finanziaria che grava esclusivamente sui lavoratori e non toglie un euro al grande patrimonio di Berlusconi e a quello dei grandi ricchi?

«Perché, infine, non protestate con forza sulla vostra rivista contro l’ultima vessazione della tassa implicita conseguente all’abrogazione delle tariffe postali, che colpisce tutte le piccole pubblicazioni e, in particolare, i giornali diocesani e la loro indipendenza?

«Per i motivi che ho esposto, sento, dopo trent’anni di abbonamento, come mio dovere non collaborare con una rivista, che, pur rinnovata nella veste grafica, mi pare abbia perso un po’ di quel profilo profetico in difesa dei poveri e della giustizia e contro quella dissacrazione dei costumi familiari e pubblici, amplificata dalle televisioni e ispirata anche da comportamenti personali non consoni con le nostre tradizioni più genuine. Scusi la mia franchezza».

Giuseppe Carraro

 

Caro signor Carraro, grazie di aver risposto alla mia lettera di sollecito. Certo, la lettura della sua mi ha lasciato addolorato, non solo perché stiamo così perdendo un fedele lettore, ma anche perché mi sembra che le sue critiche non siano completamente accettabili. Certamente evitiamo di attaccare personalmente chicchessia, fa parte dello stile della rivista, ma cerchiamo di entrare nel merito delle grandi questioni nazionali e internazionali. La nostra linea è da sempre la stessa: niente preconcetti e analisi delle singole misure. Se avesse letto, ad esempio, l’ultimo numero, il 12/2010, si sarebbe accorto che nel Punto abbiamo manifestato il nostro dissenso per alcuni provvedimenti governativi, come quello sulle intercettazioni o la riduzione dei contributi italiani per i Paesi più poveri. Il Primo Piano era interamente dedicato alla questione dell’annullamento delle tariffe agevolate. E, a p. 16, un articolo esaminava i guai che sta vivendo la scuola pubblica… A p. 20, denunciavamo, poi, l’iniquità di certe misure presenti nella finanziaria.

Insomma, signor Carraro, spero che lei legga questa lettera e che rifletta ancora un po’ sulla sua decisione. Anche perché ritengo non sia questo – me lo lasci dire! – il modo di combattere l’ingiustizia che tanti guai sta creando nella nostra Italia.

 

Un nuovo abbonato

 

«Oggi ho chiamato un mio collega di lavoro che aveva disdetto l’abbonamento alla rivista, proponendogli di ripensarci. Gli ho spiegato che col recente decreto taglia finanziamenti alle riviste, si spegneva la voce di tanti che vogliono diffondere valori cristiani e di pluralità di informazione. Lui ha subito accettato di rinnovare l’abbonamento consapevole che anche la sua adesione serve alla democrazia e alla diffusione del pensiero e della testimonianza cristiana. Per me è stata una sfida con me stesso: ho vinto la mia ritrosia a chiedere, ma sono contento di averlo fatto. Apprezzo molto la nuova grafica. Cari saluti da un lettore affezionato».

Roberto Paoloni

 

L’imam e la morte del vescovo

 

«La morte di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia, brutalmente assassinato a Iskenderun, in Turchia, il 3 giugno scorso, nonostante la gravità dell’accaduto è passata quasi in sordina e non ha avuto la dovuta attenzione e condanna dai musulmani d’Italia. Nei giorni scorsi i musulmani erano (lo sono ancora, a dire la verità!) molto preoccupati per la fine sanguinosa della spedizione umanitaria diretta a Gaza e l’estrema e inaudita violenza con la quale i volontari di questa flottiglia erano stati accolti.

«La rabbia, l’indignazione e la forte onda emotiva dinanzi a quella carneficina hanno fatto sì che molti imam e responsabili delle comunità islamiche d’Italia non abbiano dedicato il doveroso spazio alla tragica notizia della morte del vescovo Padovese. Per questo motivo, esprimo ai familiari di mons. Luigi Padovese, agli amici e alla comunità dei cattolici del Veneto le mie condoglianze più sincere, la mia rabbia e la mia condanna totale di questo crimine.

«Il profilo umano e spirituale di mons. Padovese, la sua lunga testimonianza e il suo impegno per il dialogo interreligioso rendono questa perdita ancora più grande e dolorosa. Nella battaglia per la difesa della sacralità della vita i cristiani e i musulmani sono e devono essere fermamente uniti e devono dire con chiarezza che “chi uccide una sola persona uccide l’umanità intera”.

«Possa Dio, il Clemente e il Misericordioso, illuminare musulmani e cristiani affinché trovino in questa triste vicenda la forza della ragione per consolidare i legami di fratellanza riaffermati a Cipro da papa Benedetto XVI e costruire assieme un futuro di pace e di concordia».

Imam Kamel Layachi

Comunità islamica del Veneto

 

Marea nera

 

«Siamo chiamati con urgenza a preoccuparci di ciò che sta succedendo nelle acque del Golfo del Messico. Se da settimane milioni di barili di petrolio stanno riversandosi direttamente in mare, non hanno più alcun significato le parole ecologia, raccolte differenziate, bandiera blu delle spiagge, qualità della vita, di fronte a una tragedia ambientale di queste dimensioni causata dall’attività dell’uomo? C’è bisogno che gli europarlamentari si attivino perché l’Unione europea si affianchi agli Stati Uniti nel trovare quelle soluzioni tecniche urgenti per fermare questa catastrofe annunciata».

Isidoro Zuliani – Campoformido (Ud)

 

È un’esigenza giusta, anche se sappiamo che contatti già sono stati attivati, ma con risultati per ora assai scarsi. Certo, bisogna che il semplice cittadino non smetta di fare la raccolta differenziata o risparmi l’acqua del rubinetto, evitando accuratamente la scusa che un atto di sobrietà quotidiana è nulla rispetto a quanto accade nei mari della Louisiana. Perché, ogni atto, per quanto piccolo, è un contributo insostituibile alla vita del pianeta.

 

Le tasche nostre

 

«Berlusconi dice che non ha messo le mani nelle tasche degli italiani. Ma che ce le metta: non vi troverà nulla. La sobrietà già la stiamo vivendo, almeno noi pensionati. Con 700 euro non posso vivere. In questo mese solo una volta ho potuto comprarmi due fette di prosciutto! Ho un’invalidità al cento per cento ed ero beneficiaria di accompagno. Ora me l’hanno tolto… Cento per cento d’invalidità, mica 70 o 80! Che debbo fare?».

M. R. – Calabria

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