La posta di Città nuova
Incontriamoci a “città nuova”, la nostra città
Una bella vendemmiata
È nota ai lettori la genesi delle Mariapoli, convivenze temporanee promosse dal Movimento dei focolari a Fiera di Primiero sulle Dolomiti negli anni Cinquanta. Qui nacque anche la rivista “Città nuova” e, più tardi, l’esigenza di costruire cittadelle permanenti a partire da quella di Loppiano, nel Valdarno, primogenita di 35 cittadelle sorte nei cinque continenti.
Ci è sembrata intonata a questa rubrica, che invita all’incontro con la “città nuova” disseminata nel mondo, questa corrispondenza che parla di un soggiorno di lavoro a Loppiano per partecipare alla vendemmia. E non solo.
«È con estrema gioia e un po’ di rimpianto che ricordo la settimana di vendemmia presso la Cooperativa Prima di Loppiano.
«Eravamo una quarantina circa arrivati da ogni parte d’Italia. Da subito ho trovato un’attenzione alla persona e un’accoglienza straordinaria. Anche con me, che non conoscevo nessuno: visi cordiali e sorridenti; e l’amicizia è nata spontanea.
«Ogni mattina, al risveglio, sembrava un giorno di festa per l’allegria che “prorompeva” e che ci contaminava sul piazzale mentre aspettavamo i trattori che ci avrebbero accompagnati in vigna; e per la cordialità, il modo di salutarci, per il solo fatto di essere lì…
«Alle 19,00 si poteva assistere alla S. Messa alla quale tutti partecipavamo. Ed era un’altra festa; con una partecipazione viva e gioiosa nella quale ci ringraziavamo l’un l’altro per il dono reciproco di quelle ore passate assieme. E c’era sempre e immancabilmente una preghiera di ringraziamento al Padre anche per i frutti della terra.
«Ogni sera venivano a trovarci e a tenerci compagnia giovani e meno giovani abitanti di Loppiano. Ho conosciuto ragazzi veramente unici. La loro gioia nella condivisione e nell’amore senza riserve ci faceva sentire davvero bene. Era la conclusione ideale della nostra giornata.
«Da tantissimo tempo non conoscevo momenti così intensi sotto l’aspetto umano e spirituale. Non vedevo l’ora che arrivassero le 19,00 per ritrovarmi ancora con quel meraviglioso gruppo di persone che facevano della bellezza dello stare insieme la naturale conseguenza del loro vivere.
«Avevo la sensazione di conoscerle da sempre quelle persone e ognuno di loro a spronarmi e a darmi la forza di credere che anche a casa, al paese, avrei potuto portare quella gioia, quel donarsi l’un l’altro. In una parola sola: amare!
«Voglio ringraziare di cuore tutta la struttura e le persone della cooperativa che mi hanno fatto comprendere che questo nuovo mondo è veramente possibile».
Ambrogio Panzeri – Cornate D’Adda (Mi)
rete@cittanuova.it
Virtuale
«Ho 39 anni, sono educatore e catechista, abbonato da tempo a questa splendida rivista. Vorrei raccontarvi un fatto che mi ha sconvolto. Alcuni giorni fa, navigando su Internet, mi è capitato di entrare, per curiosità, in una chat molto frequentata. Non avrei mai immaginato di trovarvi quello che ho trovato: tante ragazze comuni che si offrono per esibirsi sessualmente in chat con la webcam, tanti ragazzi che fanno altrettanto o cercano ragazze compiacenti con cui “fare sesso in modo virtuale” e spersonalizzato. Ho scoperto anche che moltissimi di loro sono minorenni. Sono milioni i ragazzi e i giovani che frequentano queste chat: che tipo di esempi potranno ricevere? Come possono difendersi, data la loro giovane età, da questa infamia che sta dilagando sempre più e senza alcun controllo?».
Gianluca Perugini
Che su Internet si trovi di tutto, ogni bene e ogni male, non è una novità. Quindi non mi stupisce che le sia capitato di fare simili “incontri”. Mi stupisce invece l’affermazione: «So che il 99 per cento delle chat sono così». Stia tranquillo: le chat in cui si arriva a questi estremi non sono poi così tante. Oltretutto, esistono dei filtri che consentono di ridurre notevolmente gli incontri sgraditi. Il virtuale non è solo questo: si potrebbe fare una lunga lista di siti “formativi” e utili. Dispiace che, per colpa della devianza di alcuni, venga demonizzato questo straordinario canale di comunicazione. Che rimane, appunto, un canale. A questo proposito, un giro di vite sulla Rete serve a poco, se non si interviene a monte sulla concezione del proprio corpo e della sessualità. Prima della politica, sono chiamati a fare qualcosa gli educatori e le famiglie: non solo con l’educazione affettiva e sessuale, ma anche con quella ad un corretto utilizzo dei mezzi informatici. Che non devono mai diventare un sostituto del contatto personale, almeno quando è possibile. Se chiacchiero in chat con l’amico che abita a pochi isolati invece di andarlo a trovare, sarà più facile arrivare a concepire qualsiasi genere di rapporto come qualcosa di confinato alla Rete. Sfera sessuale compresa, con gli eccessi che ne derivano.
Man Ray o Duchamp?
«Nel n.14 della vostra rivista, a pag. 6 ho trovato un errore: nel fumetto l’opera d’arte che viene attribuita a Marcel Duchamp è invece di Man Ray. Sottolineo inoltre che è inopportuno porre sullo stesso livello un ready-made, opera del dadaismo, con un estintore! Questo potrebbe creare problemi ulteriori per la comprensione di un’arte che già in pochi capiscono e che spesso, come voi avete fatto, viene denigrata perché non compresa nella sua essenza».
Federica Stucchi
Risponde Vittorio Sedini: «Il ferro da stiro con i chiodi effettivamente è di Man Ray e non di Duchamp. La vignetta voleva far sorridere sulla moda di andar per mostre senza gli opportuni strumenti per comprendere l’arte sia di Man Ray che di Michelangelo. L’errore del vignettista ne è una dimostrazione!».
Un testamento cristiano
«Vi sottopongo una proposta: nel fare testamento, e per tempo, oltre a far bene le cose con giustizia e, per quanto dipende da noi, evitando l’insorgere di litigi fra coloro che ci succederanno, perché non pensare anche alla propria anim, lasciando per iscritto che si preghi e si dicano delle messe per sé stessi? E soprattutto lasciando una parte pur piccola in beneficenza? I Padri della Chiesa non hanno forse detto e ribadito che saranno i poveri da noi beneficati ad aprirci le porte del Paradiso? Per quanto mi riguarda mi son regolato così. E chissà che sulla mia tomba si possa scrivere con verità: “Sono nato, vissuto e cresciuto povero. Accoglimi tra i tuoi poveri, Signore”».
Giovanni Fustaino omi
Superenalotto galeotto
«Vorrei chiedere un aiuto per decodificare il contenuto di un messaggio che ha indignato mio figlio di quindici anni: durante il telegiornale: mentre scorrevano immagini di vari eventi drammatici commentati dalla voce dei cronisti, rimaneva visibile, in sovraimpressione sulla parte inferiore dello schermo, la serie vincente di una estrazione del Superenalotto. Che cosa, come destinatari ultimi dell’informazione, avremmo dovuto apprendere e probabilmente non abbiamo capito?»
Nando Battaglia – Roma
La comunicazione televisiva attuale è un tritacarne nel quale vengono messi insieme ingredienti di varia natura, senza preoccuparsi, si direbbe, di quel che viene fuori. In qualche modo l’esempio che lei ci presenta è la riprova più chiara del relativismo etico imperante. Il dio denaro non guarda in faccia nemmeno i morti. Salvo poi, con Totò, capire che alla fine c’è… “a livella”!
Sono rimasto a bocca aperta
«Credevo che Città nuova questa estate non mi fosse arrivata, ma poi dopo quasi due mesi, l’ho trovata sotto altre cose al ritorno dalle vacanze… Così l’ho aperta e, dopo il “sassologo” Vittorio Sedini, mi è venuto incontro l’articolo “In montagna ti rapirò”. Sono rimasto a bocca aperta… E dire che il 22 agosto c’ero anch’io nell’auditorio di Fiera per ricordare le prime mariapoli… e poi lunedì, prima di incontrarmi con gli altri ho riaperto l’articolo ed ho visto “il patto”. Così abbiamo letto assieme la storia di come tutto ciò fosse nato. Grazie a voi tutti ed in particolare a Oreste Paliotti, autore dell’articolo. Sarebbe bello continuare a trovare articoli del genere».
Giovanni Bottai
Le occasioni non mancheranno per riproporre momenti così alti della storia del movimento.