La Posta di Città Nuova
SULLA MORTE DI ELUANA Partecipi della tragica vicenda della Englaro, molti lettori ci hanno scritto per condividere stati d’animo e valutazioni etiche. Riserviamo perciò all’argomento l’intero spazio della corrispondenza. Inevitabile la selezione, pur salvaguardando la varietà delle sensibilità e delle posizioni dei lettori. Quanta solitudine intorno a chi soffre In uno spirito di famiglia, il dolore viene accettato, condiviso, trasformato in amore, dedizione, forza. Ma quanta solitudine intorno a noi moltiplicata per tutti gli altri 2500 o 3000 stati vegetativi! Che poca attenzione verso chi vuole vivere! Penso a questi anni, al tamtam di morte continuo di papà Englaro. Uno strazio infinito in tutte le tv, in tutti i giornali, e per noi silenzio! Lasciati soli con i nostri cari e tutta una vita sconosciuta. Vogliamo gridare ancora più forte che vogliamo vivere: è possibile, è bello! Quanto dolore per Eluana. Dov’erano papà e mamma? Dov’erano i medici volontari? Che modo è questo di concepire l’assistenza al malato? Eluana lasciata morire da sola. È tutto così assurdo, incomprensibile, disumano, crudele. Questa è l’eutanasia che si vuole. Contrastiamola con tutte le nostre forze!. Maria Adduci – Bari La sua morte, una battaglia ideologica Credo che in questi ultimi giorni molti italiani si siano ricreduti sul caso Eluana Englaro, poiché sono emersi fatti nuovi al suo riguardo. Abbiamo appreso che non era attaccata a nessuna macchina, e che era una persona per tanti aspetti viva e in salute. Ciò di cui necessitava era la sola nutrizione. Farla morire per disidratazione l’ho trovato sconvolgente. Se Beppino Englaro ha accettato o voluto che sua figlia diventasse un simbolo per una battaglia ideologica, ora non può pretendere il silenzio. Credo che a pensarla così siano in tanti, al di là delle convinzioni religiose o politiche. K. F. Omicidio procedurale Se quello alla vita è il primo e più importante diritto inviolabile dell’uomo, tutelato dall’art. 2 della Costituzione; se l’omicidio del consenziente è altrettanto vietato dall’art. 579 del Codice penale, a maggior ragione quando l’interessata non sia consapevole di essere stata resa consenziente; se per ammissione dello stesso padre, come risulta dall’intervento di Pietro Crisafulli, la scelta di sopprimere Eluana è frutto di stanchezza protratta (umanamente comprensibilissima); se tutti i fautori e gli esecutori della soppressione di Eluana si fanno scudo della sentenza della Corte di Cassazione, emessa all’interno di uno stato di diritto secondo le procedure da questo previsto per la sua emissione; se quella in cui viviamo è una democrazia procedurale, in cui non ha importanza il contenuto delle decisioni e i valori ad esse sottese, ma il fatto che siano prese nel rispetto delle procedure previste. Allora siamo davanti a un omicidio procedurale. don Paolo La Terra Domanda senza risposta Mi sembra che alla notizia della morte di Eluana si sia steso un velo di tristezza su tutta l’Italia. Una tristezza strana, priva di parole ma ricca di punti interrogativi. La domanda principale è: chi ci spiegherà con chiarezza cosa è successo e perché? Il guaio è che non sappiamo nemmeno a chi rivolgerci per avere risposta. Sarà suffi- ciente una legge (o più) o forse dobbiamo prima capire chi è l’uomo, cosa sono vita e morte?. Flavia Cerino – Catania Perché sono con Beppino Al di là del gran baccano dei giornali e dei politici, se torniamo al nocciolo della vicenda di Eluana, mi sembra – come uomo e come medico – che si debba condividere la scelta di Beppino Englaro. E della Corte di Cassazione. Mi rimane qualche dubbio sulla reale volontà di Eluana, così come espressa dal padre, ma ritengo che l’alimentazione forzata possa essere considerata una forzatura del corso delle vicende mediche, nel caso in cui il paziente abbia chiaramente manifestato la sua intenzione di non essere sottoposto a trattamenti eccessivi. Per questo aspetto una buona legge sul testamento biologico. A.D. – Sardegna Dalla solidarietà la cultura della vita Dovremmo uscire dal nostro piccolo mondo, dal nostro guscio e invadere la società di solidarietà, amore, comprensione, altruismo per condividere situazioni simili a quella della famiglia di Eluana, che spesso fanno piombare le persone interessate nel più totale isolamento. Tante sono le storie di famiglie che trovano nell’unità con gli altri, nella solidarietà espressa e condivisa, la forza di andare avanti e di scegliere la cultura della vita sempre e comunque. Grazia Maria Spatola È dei genitori dare la vita, non toglierla Vorremmo esprimere il nostro dolore per la morte programmata di Eluana. La libertà non può essere scambiata per libertinaggio. Nel rispetto del dolore di un genitore non è giustificata la decisione di morte di una figlia. Nella storia dell’uomo, i genitori hanno dato sempre la vita ai figli e mai l’hanno tolta. Eluana è morta legalmente, ma la legge non può appagare le coscienze, in quanto la vita è un bene al di sopra di tutto e anche di qualsiasi dolore. Giovanni e Letizia Minuta? Contraddizioni Cari amici, voi che siete così credenti in Dio Padre che è amore, onnipotente ed intelligente, come giudicate la vicenda della povera Eluana Englaro? Se Dio è amore, perché ha permesso che Eluana soffrisse tanto? Come fate voi a conciliare simili contraddizioni? Lo so, sono domande difficili, ma ineludibili per chiunque voglia annunciare al mondo che Dio c’è. Vincenzo Caputo Eversiva la sentenza della Cassazione Lo scontro tra contrapposti ambienti amanti delle crociate e tra poteri (media inclusi) esploso sul caso di Eluana, mi è, da cittadino e da giurista, intollerabile. All’origine vi è una sentenza della Cassazione Civile del 4 ottobre 2007. Si tratta di una sentenza eversiva di un principio costituzionale cardine circa la libertà personale, principio che impedisce a chiunque (anche ai parenti stretti e anche al giudice) di sostituirsi al diretto interessato nella dichiarazione o nell’accertamento della sua volontà attuale di non essere mantenuto in vita. Tutelare il diritto del cittadino di rifiutare le cure non equivale al diritto – o, addirittura, al dovere – della collettività di rifiutargliele quando si trovi nel pericolo di vita e nell’impossibilità di manifestare la volontà. La sentenza criticata e le successive polemiche istituzionali pongono il vero problema che è quello dello strapotere del Giudice sulla legge. Il Parlamento, nel frattempo, e i partiti del bipartitismo, specialmente a sinistra, balbettano. L’unico che mi sembra voler far qualcosa di coerente mi pare essere il governo. Ma anche per lui, forse, vale il detto che bisogna campà!. P. Schutzmann – Grottaferrata Uno scandaloso uso politico Il caso Englaro si divide ormai in due aspetti: quello bioetico riguardo al quale ritengo condivisibili, da cristiano, le posizioni che avete espresso e che fondamentalmente la Chiesa esprime; dall’altro c’è il suo scandaloso uso politico che purtroppo è cominciato non dai partiti cosiddetti laici e della sinistra, ma dai partiti del clericalismo ateo che ci governano. Credo sia necessario esprimere e proporre una posizione chiara sull’incredibile atteggiamento del governo italiano che esprime comunque un disprezzo per la Costituzione, per il Parlamento, per lo Stato democratico e la legge italiana. E mi addolora profondamente anche che una parte della Chiesa istituzionale si lasci usare da un potere ateo devoto ogni qual volta ci sia da usare il peso morale della Chiesa per i propri tornaconti di potere. Vivo con grande, grande sofferenza queste incongruenze. Antonio Zimarino In balia di un’etica relativistica Credo che il caso umano Eluana sia stato utilizzato per uno scontro tra due concezioni opposte: la prima, che conferisce un valore assoluto all’individuo e alla sua libertà, e la seconda, che cerca di conciliare una libertà che, per essere in armonia con l’essere sociale della persona, considera la libertà della persona stessa un valore relativo e non assoluto. A questo si aggiunge la pretesa di una certa concezione della politica (la cosiddetta biopolitica) di definire la vita, la morte, la malattia ecc. per via giuridica (esattamente ciò che la giustizia italiana ha fatto nel caso di Eluana), in base a delle certezze scientifiche, che non sono né certe, né tantomeno scientifiche. Penso che la deriva di un’etica relativistica, che ha vinto in questa come in altre occasioni, non si fermerà qui, in quanto si ammanta di una visione progressista di liberazione dell’uomo, che naturalmente non accetta di essere catalogata co- me cultura di morte, pur avendo nei fatti determinato l’eliminazione fisica di Eluana, motivata, oltretutto, solo da una volontà presunta del suo voler morire. Roberto Greco – Napoli Serve una cultura nuova Dolore e sconcerto. Di tutto si fa politica, dei sentimenti e della vita altrui! Se i media fossero più discreti e ci raccontassero il dolore accettato e offerto di tanti papà e mamme, invece di mettere in evidenza solo chi preferisce un dolore più grande da accettare una volta per tutte! Quante parole e affermazioni inutili! Che pena le discussioni in Parlamento! E i nostri giovani non credono più a niente e a nessuno… Dobbiamo assolutamente lavorare per una cultura che formi uomini nuovi!. Franca Livoti Due visioni della vita Il caos. Le tenebre. La presunzione di risolvere in un modo o in un altro. Non ci si rende conto che di fatto non esiste un terreno su cui dibattere per pervenire ad una soluzione condivisa. Mi sembra tutto falso. Infatti, queste problematiche fondano il loro stesso esistere su due visioni della vita completamente diverse: o pensare alla vita come un dono di Dio, trasparenza essa stessa dell’amore di Dio, o pensarla solo in termini di efficienza o di possesso, per cui si può gestire come meglio si crede. È il peccato delle origini che sta sempre accovacciato: essere come Dio e disporre della vita e della morte, del bene e del male, fare al posto di Dio. Maria Aliano Quella nuova vicina di casa Era sempre stato il caso Englaro ma, da quando si è incominciato a parlare di Udine come mèta del suo ultimo viaggio, il caso è diventato una persona: Eluana. Sarebbe diventata una nostra nuova e speciale vicina di casa. La casa di cura La Quiete, a pochi passi dalla casa di Raffaella, anche lei in stato vegetativo da 20 anni e accudita a casa con grande amore. L’arrivo di Eluana ci ha scossi tutti, facendoci riflettere sulle realtà più vere della vita e della dignità della persona. Era veramente sconvolgente passare davanti a La Quiete e sapere che lì dentro veniva portata avanti la scelta di non dare più da mangiare e da bere ad una persona viva, amata e voluta da una comunità di suore e di personale sanitario che la curavano e l’aiutavano a vivere questa sua vita, diversa senza dubbio dalla precedente, ma pur sempre vita. L’angoscia e l’incredulità poi crescevano pensando che la decisione veniva da un pugno di magistrati e non da un Parlamento di un Paese democratico. Poi la notizia della sua partenza e lo sgomento: perché siamo arrivati a questo? Non c’era in lei accanimento terapeutico. La morte di Eluana non è stata morte naturale, ma morte provocata. Eluana non può essere morta invano: la sua vicenda ha risvolti sociali e politici enormi. C’è da augurarsi che la risonanza mediatica della sua storia abbia reso tutti più coscienti del valore della vita. M. A. Anzil – Udine