La Posta di Città nuova
Quella festa sul confine abbattuto Ho letto con interesse sul numero 5 di Città nuova le corrisponenze dei due lettori triestini relative all’apertura dei confini con la Slovenia e al mutato clima che oggi si respira nella nostra regione. È tutto vero, e non c’è che da rallegrarsene, anche se costato con disappunto che certe rievocazioni del passato iniziano sempre dal momento in cui furono gli italiani a subire le ritorsioni degli jugoslavi ignorando ciò che la minoranza slava subì in precedenza da parte dei fascisti. Un abbonato sloveno È vero quanto lei afferma, ma non è tutto. Dopo la guerra, infatti, si è parlato poco delle colpe dei fascisti nella campagna di Jugoslavia, colpe che tuttavia non sono state negate. Ma si è parlato e fatto ancora meno per rendere giustizia alla memoria di quanti, con il solo torto di essere italiani, hanno subìto gli orrori della pulizia etnica voluta da Tito (foibe e non solo quelle). Ma c’è di più, per decenni, infatti i profughi italiani dell’Istria e dalla Dalmazia sono vissuti nella dimenticanza e addirittura nella negazione dei fatti accaduti; e ciò è tanto più grave in quanto quasi solo loro hanno pagato per tutti. Oggi appare tanto più meritorio il fatto che questo riconoscimento sia avvenuto da parte di un presidente che non ha esitato a recitare il mea culpa per questo ritardo. Ciò, ripeto, nulla toglie al rispetto per il pianto degli innocenti che si è levato sull’altro versante da parte delle vittime del fascismo. La festa sul confine abbattuto di cui abbiamo parlato è anche un atto di riconciliazione. Basta con la gerontocrazia? Chi ha un briciolo di memoria sa che nelle democrazie più serie e consolidate, gli uomini politici sono stati e sono al servizio degli elettori per 15-20 anni, al massimo, e poi chiudono con la politica: vedi le dimissioni del primo ministro inglese, Tony Blair, quasi cinquantacinquenne, che ha lasciato l’incarico dopo 10 anni. Prima di lui l’americano Clinton si è ritirato alla stessa età. La medesima cosa farà G.W. Bush a meno di 60 anni. Non poche volte mi domando: perché in questo Paese di Bengodi ciò non succede mai? La risposta di Veltroni all’on. De Mita mi pare giusta e dovrebbe essere di esempio per tanti altri politici attempati. Franco Petraglia Cervinara (Av) Mi pare che lo svecchiamento della classe politica – di cui tutti avvertiamo l’urgenza – sia iniziato proprio con questa campagna elettorale. Renderemo onore al merito di chi avrà avuto il coraggio di condurla fino in fondo, senza cedere alle lusinghe di chi non vuole mollare la poltrona. Non è detto, del resto, che ciò costringerà a rinunciare alla saggezza dei vecchi che potranno farsi ascoltare comunque in altro modo. Esperienze che fanno meditare Da alcuni mesi, attraverso un collega che mi ha fatto conoscere Città nuova, seguo i racconti di Tanino Minuta. Ora sono abbonato alla rivista e anche mia moglie e i figli la leggono. Nei fatti che racconta, Minuta esce in un certo senso dal giardino sicuro delle certezze scontate e imbocca talvolta strade pericolose. Questo, all’inizio, mi aveva messo all’erta, ora però mi rendo conto che, senza saperlo, ho operato una specie di pulizia nella mia mente che mi ha riportato al Vangelo. Soltanto la fede nel Vangelo permette infatti di guardare il mondo con occhi aperti a 360 gradi. Penso che ciò faccia del bene soprattutto a quanti si sono allon- tanati dalla fede perché hanno ricevuto soltanto esempi negativi. Un lettore delle Marche Sono vostra abbonata da tempo, fedele lettrice, insieme a mio marito, soprattutto degli articoli che invitano alla meditazione. Da un po’ di tempo trovo sulla rivista, con molta gioia, le esperienze di Tanino Minuta, scritte con vivacità e intelligenza. Fra le mie tante amicizie e fra gli abbonati in genere, questi articoli suscitano un coro di approvazioni . Virginia – Prato Posso confermare, con piacere, che da più parti ci arriva il gradimento dei lettori per questi articoli. Penso che anche l’autore sarà soddisfatto di questa eco, e che ne trarrà motivo per continuare la sua apprezzatissima collaborazione. Perché non annettere il Kosovo all’Albania? Non sempre l’indipendenza è l’unica possibile risposta alla domanda di libertà. Il Kosovo è una regione geograficamente albanese. La sua popolazione, 2 milioni di abitanti, è attualmente albanese al 95 per cento. La minoranza serba (3 per cento) si trova, nella quasi totalità, in località confinanti con la Serbia. Stando così le cose, c’è da chiedersi come mai non si sia pensato ad una razionale ed equa ripartizione del territorio kosovaro tra Serbia e Albania, una volta attuate tutte le condizioni necessarie per realizzarla pacificamente. Perché i politici si limitano a schierarsi pro o contro l’indipendenza e non fanno, invece, proposte costruttive, accettabili dagli interessati?. Filippo Zanoner Valdagno (Vicenza) L’eventuale spartizione del Kosovo fra Serbia e Albania è stata a suo tempo rifiutata proprio dai serbi, innanzitutto perché li avrebbe lasciati col classico pugno di mosche in mano; e poi avrebbero comunque consegnato agli albanesi i sacrari della loro storia, cioè gli antichi monasteri che sorgono quasi tutti a ridosso delle alpi albanesi. D’altra parte i kosovari stessi nella stragrande maggioranza non hanno chiesto l’annessione all’Albania, ma hanno preteso l’indipendenza. E neppure gli albanesi hanno chiesto l’annessione del Kosovo. Purtroppo stiamo vivendo in tutta Europa un periodo che ha portato a creare organismi sovranazionali per gestire soprattutto i problemi economici del Vecchio continente, mentre si sono accentuate le tendenze alla frantumazione di molte nazioni per motivi etnici. Proprio il timore che l’esempio del Kosovo si propagasse altrove, diversi Paesi, dalla Spagna alla Russia, si sono opposti alla sua indipendenza. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città APPUNTAMENTI DI FEBBRAIO Bra (Cn), Bellaria (Rn), Torino, Loppiano (Fi) e Frontignano (Bs): questa volta diamo notizia di cinque appuntamenti fra i più recenti, ai quali è stata invitata Città nuova per dare un contributo alla riflessione dei partecipanti. Ottocento circa le persone incontrate. Sono stati momenti di calda partecipazione: si è parlato del senso del giornale e di quale sia la cultura che veicola. Qualificato il pubblico, formato da persone attivamente impegnate nel sociale e nella vita professionale. A Bra, presso il Centro Mariapoli Raggio di Luce, non finivano più le idee, le proposte, i suggerimenti; a Torino, un manipolo di ragazze che leggono il giornale e desiderano trovare nelle sue pagine argomenti per creare occasione di dialogo portando il messaggio della fraternità; a Bellaria un confronto attento e costruttivo in cui si è potuto accogliere e raccogliere il contributo di molti, anche problematico, ma denso di proposte per costruire Città nuova insieme, numero dopo numero; a Loppiano intensa e schietta la comunicazione, vivaci e dirette le richieste alla re redazione. Incalzante la domanda di parlare della nostra identità e della cultura della fraternità culminata in un avvincente momento di riflessione in comune; a Frontignano si sono vissute ore di comunione, dialogo, proposte e testimonianze sul campo. Le piste che si sono aperte sono molte per guardare insieme alla propria città e immettervi il lievito della fraternità. Anche con Città nuova. Ecco alcuni apprezzamenti, suggerimenti, proposte: Mi colpisce sempre l’impronta evangelica che illumina gli articoli; Apprezzo la lucidità delle analisi politiche, l’unitarietà del pensiero che ispira gli articoli, gli approfondimenti spirituali e culturali, l’immediatezza dei racconti di vita vissuta, il pensiero positivo che spesso riesce a trarre da situazioni difficili. Renderei più accessibili e accattivanti nella grafica (e meno lunghi) gli articoli di spiritualità, cultura, filosofia; Inserirei una pagina con le novità più importanti degli ultimi 15 giorni di ogni argomento (scuola, legislazione, scadenze, ecc.). Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it