La posta del direttore
Sicilia imprenditorialità giovanile Ho letto con interesse il servizio sulla Sicilia riportato sullo scorso numero di Città nuova. Il titolo – Restare o partire? – pone un dilemma esistenziale per i giovani isolani il cui responso parrebbe dipendere solo da una fatalistica rassegnazione. Giovanni Paolo II, incontrando i giovani siciliani a Caltanissetta li invitò ad affrancarsi dalla cultura della dipendenza. In realtà, un contributo significativo per far pendere la bilancia dalla parte del restare, può venire dalla scuola, che già da molti anni utilizza gli strumenti della formazione ad una mentalità imprenditoriale, quali gli stage e i tirocini aziendali, le imprese formative simulate, i corsi post-diploma di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (I.F.T.S.), in partenariato con le università, le agenzie accreditate per la formazione professionale e le imprese di settore. Nella mia scuola, ad esempio, a conclusione dei cicli formativi curricolari, abbiamo promosso (con l’ausilio di fondi Cipe) la costituzione di cooperative di lavoro fra gli studenti neo-diplomati: la scuola, per un triennio, funge da incubatore di impresa (offrendo i locali, le attrezzature e l’assistenza tutoriale); poi queste cooperative hanno spiccato il volo, recidendo il cordone ombelicale con la scuola ed entrando nel mercato. Credo sia anche questo un modo concreto per incentivare l’imprenditorialità giovanile e aiutare i giovani a crearsi opportunità di lavoro nella propria terra. Marco Fatuzzo, dirigente scolastico – Siracusa Sicilia come restare, perché partire Ho molto apprezzato l’articolo dedicato dal giornale alla realtà siciliana. Ma proprio per questo e per il contenuto dell’articolo mi pare che il titolo scelto Restare o partire? non esprima correttamente o, meglio, compiutamente, la domanda cui i siciliani sono chiamati a rispondere. Restare o partire è un dilemma che, certamente, ha attanagliato la gente e la cultura siciliana in determinare fasi storiche in cui il fenomeno migratorio è stato generato da necessità vitali primarie. Oggi, non più. Il punto di domanda, a me pare, sia piuttosto quello di come restare e perché partire. L’andare e il venire della sua gente e di altri popoli sono stati e sono ancora oggi la ricchezza culturale di questa terra e tra le sue peculiarità più caratterizzanti. Anzi, è stato – a mio avviso – l’eccessivo peso dato al restare che ha condotto a degenerazioni del vivere sociale, politico ed economico e, di conseguenza, culturale. Peraltro, lo stesso articolo e le belle interviste che lo corredano mettono in evidenza che i più apprezzabili frutti derivano da persone che si sono aperte verso realtà più ampie e universali, spesso lasciando l’isola e poi tornando in essa, arricchendola di idee e risorse e, soprattutto, immettendola in un circuito di comunicazione e di interazione che ha portato ossigeno culturale e vitalità sociale. Per questo auspico che da questo articolo e da tutto quello che il Movimento dei focolari già esprime in Sicilia scaturisca un dialogo e una riflessione propositiva per l’oggi ed il domani della cultura e della gente siciliana. Nino Gentile – Scicli (Ragusa) Il servizio giornalistico cui i due lettori fanno riferimento non aveva la pretesa, ovviamente, di compiere un bilancio esaustivo sulla complessa situazione della Sicilia. Il proposito era più modesto: offrire, attraverso un’ampia analisi e le tante voci di siciliani riportate, un primo contributo ai convegni culturali tenutisi a Palermo e a Catania il 23 e il 25 aprile. La presenza nutrita di un pubblico partecipe e gli apporti di chi opera nei diversi ambiti di frontiera hanno arricchito la riflessione e aperto significative prospettive d’impegno per come restare e in quale logica partire per il bene della Sicilia. Siamo contenti che questo dialogo e la ricerca di nuovi percorsi approdino anche sulle pagine della nostra rivista. È una delle sue ragion d’essere. Ancora sulle stragi dimenticate In riferimento alla lettera del signor Palombi circa le stragi dimenticate, apparsa sul n. 5, è possibile che non si sia ancora capito il perché ci ammanniscono da mane a sera la shoà nazista e le retate fasciste e chiudono gli occhi sulle stragi comuniste, simili se non peggiori. Ma è semplicissimo. Il nazismo il fascismo sono morti e sepolti da più di 60 anni ed è estremamente improbabile che resuscitino; quindi se ne può parlar male, e giustamente, quanto e quando si vuole: non c’è nessun pericolo! Il comunismo invece è vivo e vegeto e attivo, domina ancora su miliardi di uomini, Cina Cuba Corea (ma non solo lì: lo immagini se se ne parlasse male un po’ troppo in Italia?); e pertanto fa ancora paura. E allora bisogna essere prudenti! Bisogna cercare di ignorare, e se proprio non è possibile, dire e non dire, e se proprio costretti, minimizzare, alzando contemporaneamente la voce sulla shoà. E naturalmente tutti si adeguano, Città nuova compresa. Abbiamo tutti famiglia. E non possiamo correre il pericolo di essere emarginati intellettualmente dagli ambienti che contano! Ci son voluti ben 60 anni per avere il coraggio di poter finalmente parlare delle stragi comuniste delle foibe, sempre sprezzantemente negate. Così va il mondo. Giovanni Capone Nocera Inferiore (Sa) Insieme ad altre lettere di questo tenore, ne ricevo di tenore opposto. Spesso ho risposto. Non sempre, per non ripetermi troppo. In tutte c’è un po’ di verità e tanta polemica. Non metto in dubbio la buona fede. Città nuova ha sempre parlato anche delle stragi compiute dal comunismo, dai tempi dell’invasione dell’Ungheria a quella della Cecoslovacchia fino ai giorni nostri. C’è chi vede il mostro solo da una parte e chi solo dall’altra. Purtroppo i mostri sono stati e sono ancora tanti e non si esorcizzano a vicenda con una somma algebrica. Città nuova in televisione Leggo con molto piacere la vostra rivista. Mi chiedo come mai non pensate di intervenire in trasmissioni (Rai o Mediaset) della domenica pomeriggio a parlare dei temi che affrontate sul giornale e riempire spazi che ormai vengono dedicati a gente che passa messaggi fuorvianti e diseducativi per tutti. Quello che di voi mi piace è il modo garbato che avete di parlare anche a chi la pensa in maniera diversa. Cosa ormai in via di estinzione. Anna Non capita molto spesso che i palinsesti Rai o Mediaset invitino i giornalisti di Città nuova ad esprimere le loro opinioni nel grande calderone della domenica pomeriggio. Più frequentemente alcuni nostri redattori o collaboratori partecipano, in altri orari, a trasmissioni di approfondimento. Segnalo pure che, una volta al mese, la Radio Vaticana propone ai suoi radioascoltatori gli ultimi numeri della nostra rivista intervistando i nostri redattori. Convegni culturali per il 50° di Città nuova Il mese di aprile si è chiuso con ? alcuni appuntamenti di particolare rilievo e interesse. Pinerolo, in provincia di Torino, ha ospitato il 23 aprile una tavola rotonda, cui hanno partecipato esponenti politici dei due schieramenti attenti alla proposta della fraternità e intenzionati a coniugarla con il dopo Olimpiadi. Coordinatore del confronto, Michele Genisio, collaboratore delle pagine culturali di Città nuova. Poi, la palla è passata al Mezzogiorno. Il 23 e il 25 aprile si sono svolti i convegni di Palermo, con il titolo Io-l’altro: noi nella città, e di Catania, sul tema La città, luogo di fraternità. Molto apprezzate le relazioni del filosofo e teologo Giuseppe Zanghì e della politologa Daniela Ropelato, collaboratori della nostra rivista. Il capoluogo partenopeo ha ospitato, il giorno 29, un incontro su Napoli: partecipazione e cittadinanza. Una cultura di fraternità per la città. Tra gli esperti, la sociologa brasiliana Vera Araújo, editorialista di Città nuova. Anche in queste occasioni, per l’apporto di redattori della rivista intervenuti agli appuntamenti, la nostra testata è risultata in modo significativo come strumento di diffusione della cultura che nasce dal carisma dell’unità. Nel mese in corso, ecco gli appuntamenti in calendario: 6 maggio:Padova. Sala dei Carraresi. Fiera di Padova nell’ambito di Civitas. Ore 16.30. Media e dialogo. Info: Associazione I Ponti onlus 333.3623631 7 maggio: Montecchio Maggiore (Vi). Palasportivo. Ore 15.00. Quale futuro? I giovani del mondo rispondono…. II incontro multietnico,multiculturale e multireligioso. Info: adrianobillato1@tin.it 21 maggio: Ancona. Auditorium Fiera della Pesca. Ore 16.30. Famiglia: scommessa di valore. Info: focfancona@libero.it focm.ancona@mercurio.it 21 maggio: Scandicci (Fi) Centro Mariapoli.Ore 10-18. Il lavoro e il sindacato: le ragioni di una presenza. Info: angela.giuliani@aliceposta.it Centro Mariapoli 055/7309050