La posta del direttore

Giornate della memoria Cara Città nuova, ti leggo da pochi anni ma ti apprezzo da sempre, pur se da posizioni di sinistra e da cattolico errante. Sono dell’idea che i ripetuti ricorsi a Giornate del ricordo e chissà quant’altro verrà prodotto, non favoriscano affatto l’impegno morale e civile degli italiani verso le terribili tematiche che quelle date sollecitano. Tutt’altro. Il clima da curva sud che fa da sfondo alle discussioni e agli approfondimenti su questi temi non fa che fagocitare gli istinti più bassi degli italiani, tra i quali intellettuali, storici e giornalisti. Credo che la Giornata della memoria basti e avanzi, perché indicativa di un avvenimento di portata quasi planetaria che ha (s)travolto la Storia, che ha portato l’umanità ai livelli più bassi mai toccati in età moderna. Da sola, quella Giornata basterebbe a condensare le atrocità che gli uomini possono commettere ai danni dei loro simili, riunendo significativamente con ciò oltre alla Shoah i drammi delle foibe, del Rwanda, dell’Algeria, dei popoli palestinesi, curdi e armeni e quant’altro sappiamo. C’è bisogno, piuttosto, di conoscere, studiare e approfondire la storia intesa come complemento autentico della nostra vicenda personale. E in questo la scuola – ma penso anche alle biblioteche pubbliche del paese e i mass media – dovrebbe seriamente investire di più, coinvolgendo i cittadini italiani sin dall’infanzia innestando nel Dna di ognuno cellule di verità che, con la crescita, facciano seriamente attecchire valori di pace, tolleranza, cooperazione. Che ne pensate?. Maurizio De Tullio – Foggia Sono sostanzialmente d’accordo con lei, anche se in una precedente risposta a chi sollecitava più attenzione per tutti i genocidi di cui l’umanità s’è macchiata, ho ricordato che l’argomento non viene trascurato da Città nuova, e non certo con toni da curva sud. Quanto al ricordo delle foibe, dove finirono anche, e spesso per primi, comunisti italiani, il cui torto era principalmente quello di essere italiani, penso abbia un valore riparatorio per il lungo silenzio che ipocritamente avvolse questi fatti. Onorare la verità, in questo caso non vuol dire più incitare all’odio, perché la realtà è oggi di un superamento di esso. Quindi convengo con la sua proposta di approfondire la storia. Cosa che, sia pur timidamente, sta avvenendo. Impostazione anticristiana del Parlamento europeo Mercoledì 18 gennaio 2006 con 468 voti a favore, 149 contrari e 41 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione che invita i paesi membri ad equiparare le coppie omosessuali a quelle tra uomo e donna e condanna come omofobici gli stati e le nazioni che si oppongano al riconoscimento delle coppie gay. Seppure non abbia valore vincolante, tale Risoluzione ha suscitato molte perplessità. Infatti, dopo la bocciatura, nello stesso documento, della nozione di libertà religiosa identificata tout court come fonte di discriminazione, si è passati a numerose critiche, da parte di diversi europarlamentari, nei confronti del papa Benedetto XVI e dell’onorevole Rocco Buttiglione, rei di aver difeso la famiglia naturale. Si tratta chiaramente di un documento ideologico che ha dichiarato guerra alla Chiesa cattolica. Inoltre, il 17 gennaio 2006 alcuni esponenti della politica, della società civile e della chiesa (on. Mauro, padre Bernardo Cervellera – direttore di AsiaNews – e Attilio Tamburrini – direttore della sezione italiana di Aiuto alla chiesa che soffre) hanno denunciato i silenzi del Parlamento europeo di fronte alle gravi violazioni della libertà religiosa nel mondo. Lo dicono i numeri: negli ultimi 10 anni per ben 30 volte la Santa Sede è stata denunciata per ingerenza e violazione dei diritti umani, mentre Cuba e la Cina sono state condannate in media solo 15 volte. Di fronte a questi fatti reali i cattolici dovrebbero prendere ancora più coscienza della propria identità e, nel rispetto degli altri, affermare con chiarezza la verità della fede. Non si può creare il dialogo se siamo privi di un nostro profilo, di una nostra carta d’identità. Capisco che, nella risposta che avete dato alla mia lettera di ottobre, c’è sempre il tentativo di non creare fratture o lacerazioni, ma dovete tener presente che le persone attorno a noi ci possono stimare ed essere aperte al dialogo solo se noi saremo veramente cristiani, senza ambiguità e senza doppiogiochismi . S. M. – Trieste Purtroppo la sua lettera espone fatti noti che non possono essere smentiti. Personalmente condivido anche la risposta che lei dà. Il cieco e il pubblicitario… Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: Sono cieco, aiutatemi per favore. Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete, poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un’altra frase. Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente, notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli chiese se non fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto. Il pubblicitario rispose: Niente che non fosse vero – ho solo riscritto il tuo in maniera diversa, sorrise e andò via. Il non vedente non seppe mai che sul suo cartello c’era scritto: Oggi è primavera… ed io non la posso vedere. Cambia la tua strategia quando le cose non vanno bene e vedrai che sarà per il meglio. Se non invierai questa mail ad altre persone non ti succederà proprio niente, manda invece questa storia a tutte le persone che, secondo te,meritano di vedere la primavera, anche se a volte è dura… A tutte le persone che vorresti vedere sorridere sempre, perché con il loro sorriso rendono migliore il mondo. Un pubblicitario Bene le vignette all’inizio! Cara redazione, complimenti per la nuova veste della rivista. Con la pagina umoristica messa davanti mi avete costretto a leggere Città nuova all’occidentale; prima la leggevo dal fondo. È un cambio di abitudine che non mi ha scombinato tanto. Ma poi dà il sorriso a tutto quello che viene e mi sento più disposto ad accogliere i problemi, specialmente quelli politici!. Don Paolo Baldiserotto HO CONOSCIUTO DON ANDREA Carissimi di Città nuova, voglio raccontarvi del mio incontro con don Andrea Santoro a Trabzon lo scorso giugno. Dopo un anno di master in mediazione interculturale a Beirut, prima di rientrare in Italia ho fatto un breve viaggio in Turchia. Sono arrivata in pullman a Trabzon, curiosa di visitare la famosa Trebisonda che i mercanti occidentali trovavano sempre a fatica; era domenica, e mi sono chiesta se in quel punto del Mar Nero avrei mai trovato una messa… Dopo qualche ricerca suono al cancello della chiesa di Santa Maria e mi apre lui, don Andrea: mi accoglie con uno sguardo sereno, radioso: mi sembra lì per me! Durante la messa ho l’impressione di essere in una comunità dei primi tempi del cristianesimo: siamo meno di dieci, e la straordinaria novità di essere cristiani risuona lì in modo mai provato. Mi commuovo. Don Andrea parla in turco e traduce in italiano; invita ognuno a dire cosa ci ha colpito delle letture, intona canti. Anche se non ci capiamo per la lingua, turchi, georgiani, italiani e libanesi ci sentiamo fratelli. Ho visto don Andrea per un paio d’ore, ma per me è stata un incontro indelebile: una trasparenza per un incontro profondo con Dio, una ri-scelta di essere cristiana che mai nella vita avevo fatto con tale coscienza. Quando ho visto alla tv la notizia del suo assassinio, una certezza: don Andrea non ha improvvisato il suo martirio. Quel giorno aveva dato la sua vita per me, così come per tanti altri…. Maria Rezzonico – Como Aggiungo una mail che mi ha scritto a luglio: Carissima Maria, certo che ci ricordiamo di te! Abbiamo gradito e apprezzato anche noi la tua presenza e quella della tua amica libanese. Anche per noi siete state un dono di Dio. E un esempio per l’intento che persegui. Anche noi cerchiamo di essere e di aprire una finestra tra mondi, culture e religioni. Tutt’altro che facile, ma è questo il sogno il Dio: che tutti i suoi figli siano una cosa sola, pur nelle diversità, come Dio è Uno e nello stesso tempo Padre Figlio e Spirito Santo, un’unità cioè di amore e non di solitudine o di appiattimento. Che il Signore ti benedica e ti sostenga e ti dia chiarezza di fede, saldezza di amore per lui e per gli altri, perseveranza nel bene, nella speranza, nella testimonianza cristiana e nella saldezza del cuore. La nostra casa è anche tua, in questo vasto-piccolo Medio Oriente. Goditi una bella vacanza per ritemprare anima e corpo e prepararti al nuovo salto postestivo. Ti salutiamo e ti abbracciamo e ti portiamo nella preghiera. Don Andrea.

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