La posta del direttore
Se non vivo la storia che passa non sono cristiano Sono un consigliere comunale uscente di Trieste e per scelta non rientrerò col nuovo prossimo mandato, avendo svolto tale compito per una decina d’anni e quindi pronto al giusto ricambio. Alla fine di questa esperienza di rappresentanza politica mi sento di ringraziare quanti mi avevano incoraggiato a non aver paura e ad impegnarmi. Spinto da una formazione cristiana e stimolato nella direzione di una politica di comunione, ho vissuto esperienze dure, faticose, ma di grande maturazione umana e cristiana. L’idea attualmente assai diffusa nelle comunità cattoliche di tenersi fuori persino dalla formazione alla minima partecipazione al servizio della cosa pubblica è profondamente sbagliata e fuorviante, ci chiude il cuore ed impedisce una comprensione più sapiente del divenire umano. Mantenendo relazioni collaborative con tutti, pur nella distinzione di alcune posizioni, si possono raggiungere risultati apprezzabili, che fanno crescere tutta la comunità cittadina. L’aver ottenuto ad esempio una misura di alleggerimento per le famiglie numerose col consenso unanime e l’aver raggiunto, pur tra iniziali rifiuti e qualche contrasto, la nascita di una Consulta per gli immigrati votata alla fine da tutti i gruppi del Consiglio, dicono della positività di un metodo di dialogo, che non prescinde dalla fatica del rapporto umano con chi non la pensa come te, ma che riesce a sbloccare tante tensioni. Leggo spesso affermazioni di sola denigrazione del mondo politico e le capisco benissimo, avendolo conosciuto dall’interno quel mondo, ma credetemi: non è così che si fa crescere un comunità, non è con il pensare di starsene a parte e di formare un mondo perfetto fuori dal mondo reale che si serve una causa. Se mi apparto – scriveva Don Mazzolari – non sono cristiano, se non soffro insieme a tutti, non sono cristiano, se non vivo la storia che passa, non sono cristiano. Silvano Magnelli – Trieste Coll’approssimarsi del confronto elettorale che si preannuncia con una campagna dura, senza esclusione di colpi, mi sembrano quanto mai opportune e condivisibili le considerazioni offerte da questo nostro amico di vecchia data che ringraziamo per la testimonianza offertaci e per l’impegno con cui ha svolto questa sua missione. Diritti del nascituro A volte seguo in tv, o leggo sui giornali, dibattiti ed opinioni, dove l’argomento sono i figli. Oggi va di moda ( partorire o adottare) il figlio per persone singole, con le più svariate argomentazioni. Io mi chiedo: dei diritti del nascituro, o dell’adottato, non tiene conto nessuno? Questa persona non ha forse diritto di avere padre e madre? I figli non sono cose che si posseggono, sono persone (fin dal momento del concepimento), che hanno tutti i diritti come tutti gli adulti. Pietro Olmo – Rapallo Le adozioni un rimedio all’aborto Siamo idonei all’adozione sia nazionale che internazionale. per la prima non c’è alcuna speranza, possibilità prossime allo zero visto i bambini adottabili o in condizioni similari, per cui rimane quella oltre confine ma i suoi costi non ci permetterebbero di realizzare in toto il nostro desiderio di due bimbi. In questi giorni i tamburi mediatici non fanno altro che parlarci dell’ aborto. Volontari nei consultori, assegni per coloro che decidono di dare una chance a quella vita che hanno nel grembo. Sono soluzioni, a mio modesto parere, che non porterebbero ad alcunché. Non è regalando 250-300 euro (una vita tanto vale?) ad una donna che questa ritorna sui suoi passi. Perché invece non utilizzare gli strumenti che già ci sono ma che per lo più sono sconosciuti e disattesi? Perché non potenziare il servizio di informazione che viene svolto nei centri circa le possibilità di portare avanti la gravidanza per poi non riconoscere il bambino? Aiutiamo la donna, accogliendola in qualche struttura, aiutiamola in questa fase, garantiamole che nulla le accadrà se dovesse decidere di non riconoscere il figlio. Quella nuova vita farà felice sicuramente colei che non ha abortito ma anche una famiglia che è pronta ad accogliere nella sua unità il bimbo. Puntando in questa direzione potremmo seriamente ridurre i casi di aborto ma anche dare una speranza in più a quelle famiglie che sono in attesa di un’adozione nazionale. Davide Salentino – Corato (Bari) Non è vero che un sostegno economico in favore dei nuovi nati non porterebbe ad alcunché, come l’esempio della Francia insegna. È vero invece che quanto viene offerto in Italia è troppo poco. Ciò detto, convengo che un servizio di informazione e coscientizzazione sia ancora più importante e giovevole per le situazioni da lei prospettate. La grazia a Sofri, perché questo conflitto? Vorrei manifestare un pensiero dettato dalla mia coscienza, che è serena e scevra da qualsiasi influenza socio-politica. Non riesco a capacitarmi perché ci sia tanta problematica tra il presidente Ciampi ed il guardasigilli Castelli, e nella stessa opinione pubblica, per quanto concerne la concessione o no della grazia a Sofri. Per me, senza esprimere giudizi tecnici, non si possono usare due pesi e due misure. Sofri, con tutto il rispetto che gli porto come intellettuale, deve scontare fino in fondo la sua pena. È noto a tutti che nelle condizioni di Sofri, e forse peggio, ci sono tanti altri reclusi che dovrebbero beneficiare di questa clemenza. Si tratterebbe, diversamente, di perpetrare atti di violazione delle norme poste dall’ordinamento giuridico costituzionale dello stato e mancanza di rispetto nei confronti di altri detenuti. E poi, senza voler cavillare, Sofri deve considerarsi già un privilegiato: sta scontando il resto della sua pena come un uomo quasi in libertà. Pertanto, ritengo che il presidente Ciampi possa anche desistere dal concedere la grazia. Credo che la mia tesi trovi d’accordo anche i familiari del commissario Calabrese. Franco Petraglia Cervinara (AV) Certo il suo ragionamento è condiviso da molti. Tuttavia il provvedimento di grazia esiste ed è nella discrezione del capo dello stato concederlo. Ora abbiamo un presidente con una grandissima capacità di discernimento. Certo egli è consapevole degli aspetti che lei, come altri, evidenzia; tuttavia insiste per superare gli ostacoli frapposti alla concessione di questa grazia. Mi fiderei di lui. NON BABBO NATALE MA GESÙ BAMBINO Mons. Angelo Amati, segretario della Congregazione per la dottrina della fede, ha fatto pervenire questa lettera ai bambini del Movimento, i gen 4, in merito all’esperienza da loro fatta di riportare Gesù Bambino al centro del Natale (vedi Città nuova n. 23 del 10 dicembre scorso). I gen 4 ci hanno pregato di farla conoscere attraverso la rivista e mons. Amato ha consentito. Cari bambini, l’altro giorno, in una trasmissione radio di un’ora dedicata al gioco del tombolone riservata ai piccoli, il conduttore faceva continuamente questa domanda: Cosa ti ha portato Babbo Natale?. E i bambini rispondevano che Babbo Natale aveva portato questo o quel dono. In un’ora di trasmissione solo un bambino ebbe il coraggio di rispondere con semplicità e verità: Non Babbo Natale, ma Gesù Bambino mi ha portato i doni. Era per caso un gen 4? Forse sì. Comunque, vi ringrazio per la promozione che voi fate di Gesù Bambino e del Natale, come la grande festa della nascita di Gesù nostro fratello, amico e redentore. Invece, la propaganda cerca di sloggiare Gesù Bambino dal suo Natale per sostituirlo con un vecchietto di favola. No, i doni sono portati da Gesù Bambino, che apre il cuore dei genitori alla generosità e al dono verso i piccoli. Grazie per il vostro entusiasmo e per il vostro impegno missionario. Voi siete diventati come gli angioletti del Vangelo, che la notte santa dissero ai pastori: Non temete, vi annunziamo una grande gioia: oggi è nato Gesù, il salvatore del mondo. Agli adulti distratti, che hanno dimenticato o che ignorano il significato del Natale, voi ricordate che il Natale è la festa della nascita di Gesù Bambino. Continuate a diffondere tra la gente la gioia del Natale. Evviva i gen 4, apostoli di Gesù Bambino!.