La posta del direttore
Scelte energetiche e bene comune Ancora una volta una crisi internazionale (mi riferisco alla querelle tra Russia ed Ucraina) ha fatto tornare prepotentemente alla ribalta l’estrema vulnerabilità dell’Italia per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico. Può un paese tra i più industrializzati al mondo far coincidere la propria programmazione energetica con gli acquisti dall’estero di gas e petrolio? Il fatto triste è che se ne parla solo in occasione di aumenti al di fuori della norma del prezzo del greggio o, come in questo caso, per il verificarsi di situazioni di crisi, salvo poi – risolto momentaneamente l’empasse – dimenticarsene e vivere spensieratamente (cittadini comuni e governanti) come se la questione non ci riguardasse. Al nucleare abbiamo rinunciato: scelta opinabile ma pur sempre una scelta; il grave è che l’energia elettrica prodotta dal nucleare la compriamo dall’estero ed abbiamo inoltre non poche centrali nucleari vicine al territorio nazionale (Francia, Slovenia) tanto che un malaugurato incidente espanderebbe i suoi effetti anche da noi: verrebbe da dire il danno e le beffe! Il prezzo del barile di petrolio è destinato comunque a salire nei prossimi anni, ma gli esperti ci dicono che l’uso delle fonti energetiche rinnovabili (eolico, solare, ecc.) non è conveniente: come mai all’estero se ne fa un uso sempre maggiore? Non credo che gli altri buttino i soldi fuori dalla finestra e solo noi italiani siamo attenti ai calcoli economici (purtroppo qualche volta verrebbe da pensare l’esatto contrario). Sembra quasi che le scelte energetiche in Italia siano operate sulla base di motivazioni che poco hanno da spartire con il bene comune. MARIO RAVALICO – TRIESTE Fino a poco tempo fa era impossibile dissentire da quelle che erano state le scelte di politica energetica fatte nel nostro paese, senza essere presi a male parole. Ora cominciamo a ricrederci perché di quelle scelte paghiamo il fio. La situazione è quella che lei descrive, né si può rimediare a breve termine. Anche Prodi ha detto che per rimettere in campo il nucleare ci vorranno vent’anni. Purtroppo in Italia nessuno vuole rischiare l’impopolarità per soluzioni a così lunga scadenza, per cui lo scaricabarile, come è avvenuto anche per la Tav, resta il gioco più praticato. Ma si dovrà pur cominciare a ragionare freddamente sui fatti. Ne parleremo in un prossimo articolo. Quel bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto Leggo su Il secolo XIX del 29/12/2005 la proposta di un’agenzia per la sicurezza Fs. Subito mi è venuto in mente, che in questi ultimi tempi, sono state privatizzate tante attività dello stato, dei comuni e di altri enti pubblici. Le motivazioni principali erano: nel privato funziona meglio e si risparmia. Alla luce dei fatti, a me sembra il contrario. Un tempo, non tanto remoto, esisteva il personale addetto alla sicurezza, poi per ragioni di risparmio e di tagli ( i famosi rami secchi ), è stato eliminato, ora si ripropongono con l’agenzia…, non capisco queste manovre. Così come si sente dire non andiamo a mettere le mani in tasca agli italiani, poi nascono ed aumentano le tariffe da tutte le parti; so bene che le tariffe sono tasse locali, tuttavia per dare servizi agli italiano, ci vogliono dei contributi. Scusate questo mio sfogo, io sono per il bicchiere mezzo pieno e per l’euro, a me non sembra che le cose andassero così catastroficamente come si vuol far credere. Certo, forse qualche ritocco ci voleva, però mi sembra che adesso andiamo all’estremo opposto. PIETRO OLMO – RAPALLO Un tempo le Ferrovie dello stato rappresentavano uno dei fiori all’occhiello del sistema Italia. I suoi tecnici, le sue strutture, le sue maestranze avevano fama internaziona- le. I suoi standard costruttivi erano i migliori in assoluto. Chi ci lavorava lo faceva con orgoglio che spesso tramandava ai figli. D’altra parte si poteva allargare questo giudizio a molti altri servizi dello stato, compreso il sistema scolastico. Poi sono venuti gli anni della grande corruzione: in alto gli arricchimenti illeciti e alla base un malinteso corporativismo sindacale. Si è finito per pensare che solo il privato potesse funzionare e, in parte, ciò è stato vero. Tuttavia solo in parte: l’economia di mercato e il liberismo senza correttivi non sono la soluzione a tutti i problemi. Ma senza una radicale moralizzazione delle coscienze, continueremo a camminare a ritroso. Dipende dalla volontà delle persone che nel pubblico o nel privato sono condotte dall’ossessionante martellamento mediatico ad anteporre il tornaconto personale al bene comune. Ma questa moralizzazione non la si può ottenere a compartimenti stagni. Nonostante tutto, però, ci sono ancora persone come lei che, mentre denunciano il proprio forte disagio, non cessano di definirsi per il bicchiere mezzo pieno. Per ricominciare bisogna pur credere in qualcosa. Io spero in chi ha questa fede. Preghiera e dialogo Ho letto la sua risposta al lettore che criticava la linea della rivista volta sempre al dialogo anche nei confronti del terrorismo islamico, ma in generale, aggiungo io, di tutto il Movimento dei focolari. Ebbene la sua risposta che il dialogo è l’arma migliore, non mi convince proprio perché è un’arma troppo umana. La Madonna in tutte le sue apparizioni contemporanee ha detto sempre che la preghiera è la realtà più importante. In particolar modo a Medjugorje la Regina della Pace ha affermato che solo con la preghiera e il digiuno si possono fermare le guerre per quanto violente esse siano. Questa affermazione ricorda quella di Gesù che afferma che un tipo particolare di demoni si potevano cacciare solo con la preghiera e il digiuno. Dico questo perché alla radice di ogni guerra e dietro le motivazioni socio-politiche c’è un solo personaggio: è cioè satana che incentiva l’odio. Dispiace che molti cristiani analizzino i fatti solo con riferimenti umani e non soprannaturali. Spero che un giorno tutto il Movimento dei focolari capisca che il dialogo è solo uno strumento umano che di per sé non porta necessariamente alla pace, ma alla vera pace si arriva esclusivamente tramite la conversione a Cristo. PIETRO – ASCOLI PICENO Come non convenire con lei sull’importanza della preghiera per fermare le guerre e la violenza? Tuttavia, senza stancarci di pregare, siamo tenuti, come cristiani ad andare verso chi fa il male con un atteggiamento di perdono e, per quanto possibile, ad instaurare un dialogo. Non con i terroristi che non lo vogliono, ma con tutti coloro che hanno buona volontà. Il Movimento dei focolari, così facendo, segue la linea della chiesa. Mi pare che fra le tante, anche l’iniziativa di cui parla la lettera che pubblico di seguito, rappresenti un lodevole tentativo di dialogo. Buon lavoro alla Consulta islamica! Il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, nel tentativo di individuare elementi concreti per la soluzione dei problemi dell’integrazione delle Comunità musulmane nella società nazionale, in un ottica più ampia di lotta generale contro i fenomeni fondamentalisti, convocherà, a giorni, per la prima volta, la Consulta islamica presso il proprio ministero, quale organismo di carattere rigorosamente consultivo composto da membri, scelti tra le realtà più significative della multiforme comunità islamica italiana. Tale convocazione avrà lo scopo di elaborare un ordine del giorno relativo ai passi da intraprendere sulla strada tortuosa dell’integrazione, in un quadro di contrasto indiretto dell’estremismo e della violenza politica. Un programma ambizioso, che vedrà riuniti intorno ad un tavolo i rappresentanti delle diverse espressioni della società civile, dai giovani e alle donne, anche di differente cittadinanza. Un percorso, dunque, costellato di insidie e difficoltà, ma che ritengo coraggioso e necessario, in quanto unico modo per stabilire una forma appropriata di dialogo con quella grande fetta di immigrati (35 per cento) che fanno riferimento all’Islam, ormai seconda religione in Italia. Ma, allo stesso modo, è una soluzione per meglio conoscere le diverse sfumature di questa religione e, nel contempo, di far uscire allo scoperto eventuali moderati che, negli ultimi anni, non hanno avuto il coraggio di esporsi condannando in modo inequivocabile le varie forme di intolleranza e violenza celate dietro l’ideologia religiosa. CLAUDIO BRAGAGLIA Preciso solamente che ci auguriamo che la Consulta sappia da una parte essere vera rappresentanza delle diverse anime musulmane presenti in Italia, e dall’altra sappia agire efficacemente nelle comunità islamiche, direttamente e non per media interposti. ERRATA CORRIGE: Diversamente da quanto scritto nella didascalia dell’articolo Cieli rossi, in Città nuova n. 1/2006, Franco Gallelli non è docente di filosofia a Catanzaro. Per maggiori informazioni rinviamo al sito www.gallelli.it. Ci scusiamo con l’autore e con i lettori.