La posta del direttore

Comprare italiano A proposito del Comprare italiano raccolgo l’invito a dire le mie ragioni: sono possessore di due scooter uno made in Japan ed uno italiano. Ho iniziato con quello giapponese facendo l’esperienza di un mezzo affidabile e ben curato, sempre pronto e parco nei consumi. Alcuni anni dopo, dovendo comperare uno scooter di cilindrata maggiore, ho fatto attenzione a prendere un prodotto italiano. La nostra tradizione non ha nulla da invidiare a quella giapponese e la scelta è caduta su un Atlantic 200cc Aprilia. La prima bella sorpresa è stata di verificare un prezzo inferiore. Passando poi alla guidabilità ed alle prestazioni l’entusiasmo è cresciuto. Il motore Piaggio eroga una potenza più che adeguata con notevoli soddisfazioni nella guida: nel traffico si apprezza lo scatto, la ripresa, la tenuta e la stabilità. Sembrava così che dovessi ritenermi davvero soddisfatto quando è uscito fuori qualche piccolo neo: la sella ha iniziato a chiudersi con difficoltà; gli specchietti retrovisori si allentano e non mantengono la posizione. Una sera però il caro Atlantic si è fermato: si trattava solo delle viti che sostengono il carburatore. Adesso tutto sembra perfetto, salvo aver preso l’abitudine di viaggiare sempre con in tasca un cacciavite ed una chiave a stella. Per comperare italiano non basta la buona volontà dei consumatori, ma è necessario riscoprire la passione per la qualità del prodotto e la soddisfazione dei clienti. Domenico Mancinelli – Roma La nostra responsabilità A proposito dell’articolo sulla Fiat pubblicato qualche tempo fa ho notato che a più riprese veniva demandata ai dirigenti Fiat tutta la responsabilità sul cattivo funzionamento di quello o quell’altro aspetto della società. Certamente i dirigenti hanno accumulato ritardi e perso occasioni importanti, ma mi sembra un po’ riduttivo limitarsi a ciò. A parte i sindacati, che a mio parere di semplice lavoratore fanno più gli interessi della classe politica che quelli dei lavoratori, c’è un grande escluso in quell’articolo: il cittadino italiano… Sì perché i dirigenti e la Fiat nel suo complesso di persone possono fare tutti gli sforzi del mondo, ma se poi ciascuno di noi preferisce comprare un’auto che parla giapponese, o tedesco o francese… La responsabilità di noi cittadini è ancor più da evidenziare quanto più gli italiani hanno un innato senso di esterofilia, che li porta a vedere il bello esclusivamente fuori confine. Che non mi si venga a dire che tecnologicamente le estere sono più avanzate… il JTD lo abbiamo inventato in Italia…. Massimo Cardaci La concorrenza è salutare Ho una Saxo. Comprata nel 2000. Perché avrei dovuto comprare la Punto? Il pomello del finestrino ti rimane in mano così come rimane in mano quello del cambio (mia sorella ha avuto un grave incidente a causa di questo) così come d’estate si apre lo sportellino del cruscotto perché col caldo qualcosa si dilata. Ora c’è la nuova Punto.Ma visto che quando guido la Saxo mi sembra di avere una piuma in mano e quando ho una Punto mi sembra di guidare un carroarmato, e vista la cattiva nomea che aveva cinque anni fa la Punto, quando devo cambiare la macchina chi me lo farà fare a lasciare la Citroen per la Fiat? Una vicina di casa, interpellata sul problema, mi dice: i jeans li compro al mercato, 6 euro (chiaramente cinesi). Perché andare al negozio dove me ne chiedono 100 quando il servizio è lo stesso? L’altra settimana sono andato a Torino. Con Airone esattamente metà prezzo che con la compagnia di bandiera. Stesso orario, stesso servizio… Quando devo fare un viaggio in Europa o intercontinentale come può venirmi in mente di volare Alitalia? Infatti giro per il mondo, ma sempre con altre compagnie, sempre più economiche. Fabio Ciardi – Frascati Ho riunito queste lettere concernenti lo stesso argomento, in parte perché si rispondono a vicenda, e in parte per sottolineare il grande interesse destato da quell’articolo. Ovviamente c’è un po’, o un bel po’, di ragione in ciò che dice ciascuno, perché si parla di fatti e non di opinioni. Posso aggiungere, da parte mia, che da qualche tempo a questa parte anche le vetture italiane sono più curate. La Punto che uso da sei anni è perfetta, tanto da farmi pensare che il modello di cui si lamenta il lettore di Frascati sia ancora uno dei primi. Comunque la concorrenza è sempre stimolante per i costruttori, e giova alle tasche degli acquirenti, ai quali consiglierei soltanto di guardare più alla qualità e alla sicurezza che agli orpelli. Pena di morte Complimenti, America (e tutti gli altri paesi del mondo che praticano la pena capitale)! Ancora una volta hai ucciso uno dei tuoi figli. Scusate questo mio sfogo. Sarà perché sono per il ravvedimento della persona, quindi il recupero della stessa. Sarà perché sono per il dialogo ad ogni costo, e non per la guerra. Credo nella fratellanza universale. Pietro Olmo – Rapallo Non c’è bisogno di ripetere che siamo d’accordo con lei, perché chi legge Città nuova già lo sa. Purtroppo questa battaglia per abolire la pena di morte è meno condivisa dalla gente di quanto si creda, anche se va diminuendo il numero dei suoi sostenitori. Certo, desta scalpore che essa venga ancora adottata negli Stati Uniti. Comunque è combattendo ogni forma di violenza che si arriverà a cancellare questo arbitrio che l’uomo ancora si arroga. Paradossi e realtà Un mio conoscente musulmano europeo moderato integrato mi ha detto in confidenza che sarebbe ora che i 25 milioni di musulmani europei cominciassero a fare pellegrinaggi alla moschea di Roma e a fare un baffo numerico a giubilei e Gmg messe assieme. Inoltre non capisce perché l’Europa e la chiesa seguano questa politica di autodistruzione sia culturale che etnica, cosa che al suo paese sarebbe impensabile. Ha aggiunto che con i nuovi nati musulmani, i futuri immigrati e l’adesione della Turchia finalmente l’Europa cristiana si aprirà e si convertirà all’Islam (Atocha, Londra e Scuola di via Quaranta sono incidenti di percorso) e che i prodromi di ciò li abbiamo già visti quando Giovanni Paolo II è entrato in una moschea, ha preso il Corano in mano e l’ha baciato. Da parte mia gli ho dato ragione sperando che ciò avvenga al più presto in modo che la chiesa paghi in prima persona 1’avallo morale a politiche di stampo negriero e colonialista, raccontandoci le menzogne dell’armamentario ideologico arcobalenista. Luca Colli Ci vuole una bella fantasia per mettere insieme l’armamentario ideologico che lei esibisce in questa lettera. Non nego che ci sia materia per dubitare delle capacità dell’Europa di oggi di arginare l’Islam, ma forse perché cristiana non è più. Neanche questo, però, è vero del tutto, perché proprio quel tanto di cristianesimo che in Europa ancora si vive non ha certo scelto di arginare l’Islam con la spada, ma di dialogare con esso. Del resto non è la prima volta che l’Europa viene percorsa da popoli non cristiani, i quali tuttavia ne hanno assimilato la cultura e spesso anche la religione. I tempi della storia non si consumano nell’arco di una sola vita. D’altra parte, personalmente, penso che l’Islam troverà in sé stesso le ragioni per evolversi in forme non invasive e più dialoganti, nella reciprocità. Il biglietto di auguri giunto in redazione proprio in questi giorni, sembra confermarlo. Gli auguri di Natale di un musulmano Benedetto sia il Natale di Gesù, Verbo e Spirito di Dio/ Egli è Colui che ha spartito il pane della luce e del sale/ tra chi ha fame di conoscenza e sete di giustizia./ Affinché non pesci, ma la conchiglia dell’amore, /l’azzurro del mare/ la musica delle onde/ siano il raccolto dei pazienti pescatori/ del mare dell’esistenza e del tempo./ Ed Egli è con noi nei secoli e con noi sempre sarà./ E con tutti coloro che amano la dolcezza e l’amore cristiano./ Sempre e in ogni luogo dirà:/ Beati i miti, perché erediteranno la terra/ Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia…/ Beati i puri di cuore…/ Beati gli operatori di pace… Mohammad Javad Faridzadeh Ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso la Santa Sede

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