La posta del direttore
Un dialogo sincero Questa estate nella moschea di Poggetto, una piccola località in provincia di Bologna, si è svolto un incontro particolare, tra alcuni cristiani e musulmani. La piccola sala in cui si è svolto nella sua semplicità, era stata preparata con cura: due tavoli con l’occorrente per scrivere, e bevande fresche. Ci siamo sentiti accolti, e liberi di donare ciò che avevamo nel cuore, cioè la necessità del dialogo tra le religioni per realizzare la fratellanza universale, obiettivo possibile se ciascuno mette in pratica la regola d’oro, presente in tutte le religioni. Siamo convinti che ciò che è impossibile a persone isolate e divise è possibile a persone unite dall’amore. Lasciandoci, noi abbiamo donato due copie di Città nuova che riportavano iniziative di dialogo (Finalmente, un giornale che mette in luce il positivo!, è stato il commento) e abbiamo ricevuto una copia del Corano, un libro sui detti del Profeta Muhammad e un dizionario arabo- italiano con la trascrizione in caratteri latini. Dopo i gravi attentati di Londra, ci è stata data l’occasione di vivere un momento di dialogo che, siamo certi, si svilupperà e si consoliderà sempre di più. Un gruppo di cristiani e musulmani Mi pare molto costruttivo il rapporto avviato a Poggetto fra cristiani e musulmani: un’esperienza cioè che può svilupparsi ed essere imitata.Va detto anche che un dialogo sincero è stato iniziato da molte parti, a testimoniare che non esistono solo fenomeni di intolleranza. E penso che proprio questi rapporti basati sulla stima reciproca permetteranno anche di chiedere a questi nostri amici sinceri un sussulto di coraggio per farsi interpreti, anche nel mondo musulmano, dell’importanza fondamentale del dialogo e condannare apertamente chiunque semina odio. Ma certamente già lo hanno fatto. Tv spazzatura e minori coinvolti Sono mamma di tre figli, quattro volte nonna.A questo punto mi sento autorizzata a parlare di problemi riguardanti i bambini. Ho visto in televisione l’Isola dei famosi e non trovo giusto l’uso dei bambini fatto nella discussione tra Al Bano e Loredana Lecciso. Al di là di ogni sospetto di calcolo, è comunque negativo che siano i piccoli i veri protagonisti della rissa televisiva, usata abilmente per fare ascolto. Quanti giovanissimi hanno patito la pena di separazioni ferocemente aggressive! Fare di questo ricatto un gioco è perfidia sottile, considerato che la televisione entra direttamente nelle case, senza nessun filtro. Io ritengo che anche in televisione si dovrebbe seguire la regola che impone il rispetto per i bambini in un contesto di spettacolo. Se non li proteggono i genitori, che almeno le regole servano a difenderli. E.A. Pulimanti – Roma Condivido pienamente la sua preoccupazione e l’indignazione di molti che hanno sottolineato queste basse strumentalizzazioni di alcuni programmi televisivi e di molta stampa, senza alcun rispetto per i minori coinvolti, e, direi, del buon gusto di chiunque si trovi a intercettare questo genere di intrattenimenti. Ne approfitto per sottolineare che anche il Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione tv e minori ha espresso in proposito preoccupazione, rilevando l’enfasi martellante, spesso fuori misura conferita a vicende come quelle riguardanti il consumo di droga, con risvolti di drammatica delicatezza e rischi di contagiosa suggestione (vedi vicenda di Lapo Elkann n.d.r.). Nonché spettacolarizzazione riguardo conflitti di coppie coinvolgenti figli nei primi anni di età, ed esibiti senza alcun rispetto per la sfera privata. Europa: una deriva anticristiana Da più parti (anche nella vostra rivista) si descrive entusiasticamente la Costituzione della nuova Unione europea; alcuni politici nostrani ne fanno persino un punto di riferimento fondamentale. Non voglio sminuire i meriti che tale organizzazione ha avuto in ambiti diversi, ma allo stesso tempo mi domando perché non si fa mai menzione del fatto che: 1) In sede di Commissione esecutiva europea esiste un Comitato per il dialogo interculturale euro-mediterraneo che ha deliberatamente scelto di escludere gli uomini di religione perché la religione renderebbe più difficile il dialogo (!!!!). 2) Buttiglione è stato bocciato in Europa perché cattolico e perciò ritenuto un ostacolo alle politiche delle grandi multinazionali farmaceutiche che hanno investito enormi risorse nella ricerca sulla clonazione, sulle cellule staminali embrionali e sulla vasta gamma di prodotti contraccettivi, abortivi e di sterilizzazione. 3) In precedenza esisteva una Commissione per la parità uomo-donna. Attualmente è stata sostituita dalla Commissione per la parità dei diritti e dei generi. La Commissione ha usato in questo ambito il termine di salute riproduttiva che nel vocabolario diplomatico in- ternazionale (a cominciare dall’Onu) significa diritto all’aborto, eugenetica, programmi di contraccezione e di sterilizzazione. 4) Molti politici cattolici italiani hanno giustificato il Trattato costituzionale adducendo il fatto che il testo sarebbe impregnato di riferimenti a valori cristiani come la pace, la solidarietà, la giustizia, la dignità umana, la libertà. Questi cristiani si sono però dimenticati di dire che ad esempio non c’è la difesa della vita umana e la sua promozione, né della famiglia naturale (queste non sono riportate nella Costituzione!!). Di fronte a tali contraddizioni come si può ancora parlare di Unione europea equa, solidale, vicina ai valori cristiani?. Stefano Martinolli – Trieste Non mi pare che su queste pagine si sia inneggiato alla Costituzione europea, che anzi fu fortemente criticata, anche dal sottoscritto, per l’omissione di ogni riferimento alle radici cristiane della cultura europea. Tuttavia si ritenne che accettarla, pur così carente e confusa, fosse il minor male. Purtroppo i rilievi che lei fa sono in gran parte condivisibili. E tuttavia non mi sento di convenire con la sua conclusione perché quei valori di pace, solidarietà e giustizia su cui l’Unione è sorta sono veri e tuttora validi. Non lo è la deriva anticristiana che si è prodotta da un po’ di tempo a questa parte, né lo sono le strumentalizzazioni e le appropriazioni indebite di chi si ammanta della bandiera europea per scopi elettorali. Il traffico, i disagi e la pazienza dei romani Le esercitazioni tenute a Roma in questi giorni per simulare alcuni attentati e i relativi interventi di soccorso hanno prodotto una serie impressionante di ingorghi e disservizi, costringendo moltissimi cittadini a percorrere a piedi diversi chilometri per raggiungere il lavoro o, comunque, per sbrigare le proprie faccende. Viene da chiedersi se era davvero necessario questo enorme e costosissimo perditempo. Un abbonato impaziente Mi pare che proprio il grande trambusto e i disagi verificatisi in questo frangente abbiano dimostrato che questa esercitazione era tanto più necessaria quanti più disservizi ha prodotto, evidenziando l’esigenza di interventi strutturali sul traffico che a Roma è perennemente congestionato.Tutti ci auguriamo evidentemente di non dover vivere in questa città i drammi di Madrid e di Londra, ma verificare le nostre inefficienze è quanto mai opportuno non solo per premunirsi in caso di emergenze estreme, ma anche per venire incontro alle emergenze quotidiane che vedono i servizi pubblici e le stesse ambulanze ritardati oltre ogni ammissibile tolleranza. Ma per tornare a quell’emergenza simulata, mi pare che, a parte gli inevitabili brontolii, la cittadinanza abbia risposto molto civilmente e con pazienza ai disagi. LO RICONOBBERO ALLO SPEZZARE DEL PANE Mi riferisco all’articolo di don Pasquale Foresi apparso sul numero di agosto, intitolato La testimonianza del popolo. Mi interessa avere, se possibile, un commento anche breve su Lc 24,33, che mi pare attinente all’argomento trattato. Glauco Traverso – Cogoleto (Genova) Risponde don Mario Bodega. Il versetto citato così dice: E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro. È un versetto molto significativo che va però ricondotto al contesto precedente: si tratta dei due discepoli di Emmaus che hanno riconosciuto Gesù risorto allo spezzare del pane e dopo che Gesù in persona ha spiegato loro attraverso le Scritture tutto quanto era previsto che accadesse al Messia, cioè la sua morte in croce: Stolti e tardi di cuore a credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui (Lc 24,25-27). Si tratta di una delle apparizioni di Gesù risorto ai suoi discepoli dove si nota il passaggio dallo scoraggiamento a una fede più consapevole, fino al riconoscere Gesù e al bisogno di testimoniare con gioia che lui è risorto. È per questo che subito ritornano a Gerusalemme senza indugiare un momento. Possiamo concludere che la testimonianza nasce dall’incontro con Gesù nella sua parola che dona e rinnova la fede e dall’incontro con Gesù nella frazione del pane, cioè nell’Eucaristia. Auguro a lei e anche a tutti di Ripartire da Emmaus come indicava con sapienza il cardinale Martini in una sua lettera pastorale. Che questo anno dell’Eucaristia che si è appena concluso ci regali il dono di rinnovare nella nostra vita l’esperienza dei due discepoli di Emmaus. Per ulteriori approfondimenti può essere di grande aiuto il testo Il vangelo di Luca di Gérard Rossé – commento esegetico e teologico- Editrice Città Nuova.