La posta del direttore
SCIENZIATI E SEMPLICI CITTADINI Volevo fare alcune brevi considerazioni sull’articolo del signor Baggio presentato su Città nuova n.10 del 25/5/2005. La prima riguarda il fatto che se non è qualificato a spiegare contenuti della legge 40/2004 ed il relativo referendum un premio nobel, che quindi dovrebbe essere il massimo esperto, non vedo cosa renda, in questo ambito, le opinioni ed il giudizio del signor Baggio più corrette e pertinenti. La seconda cosa è che se c’è confusione fra chi vorrebbe votare sì al referendum, c’è anche per il partito dei no o di chi chiede l’astensione. Un ovulo fecondato non è un essere umano, ma solo un progetto di persona, perché le possibilità che da esso si sviluppi una persona sono molto basse, come è bassa, mediamente in natura, la percentuale per una coppia che soffra d’infertilità di diventare genitori. Diego Poli Siamo tutti grati ai premi Nobel e agli scienziati che hanno dato un contributo all’umanità attraverso i loro studi; e siamo pronti a conferire loro una certa autorità quando parlano di cose attinenti il loro specifico campo di competenza. Ma i referendum ci chiedevano una scelta politica, nella quale interviene la nostra competenza di cittadini. Certamente gli argomenti dei referendum richiedevano anche una informazione scientifica; ma proprio qui nascevano i problemi: rimanendo nel campo strettamente scientifico, gli scienziati sono d’accordo nel ritenere che, dal momento del concepimento a quello della morte, a 90 anni, di quello stesso concepito, assistiamo al processo continuo di crescita di un essere umano, che passa attraverso varie fasi, da quella embrionale alla vecchiaia; quando decidiamo che un uomo è un uomo? Al quindicesimo giorno della gestazione, quando compaiono i primi elementi di quello che diventerà il sistema nervoso? Dopo alcuni anni, quando il bambino comincia a ragionare? Dopo i 70 anni, quando finiscono di saldarsi le ossa del cranio? Non esiste alcun dato scientifico per stabilire che questo essere, dal concepimento alla morte, non sia un essere umano; se uno studente di medicina, all’esame di embriologia, nega che l’embrione sia un essere umano, viene bocciato. E nessuno dubita che l’embrione di un topo sia un topo, che l’embrione di un cane sia un cane: dubiteremmo che l’embrione di un uomo sia un uomo, se non avessimo scoperto che è possibile utilizzarlo? È a questo punto che anche le opinioni degli scienziati hanno cominciato a divergere, cioè sull’opportunità o meno di utilizzare gli embrioni: ma questa non è più una questione scientifica, è questione di scelta morale e politica, sulla quale il parere di ogni cittadino vale quanto quello di uno scienziato. MI PIACE CONFRONTARMI Sono abbonato a Città nuova da anni, simpatizzante del movimento a cui si ispira nonostante io sia di convinzioni diverse. Leggo sempre Città nuova con piacere, soprattutto l’angolo della posta, e mi piace confrontarmi con idee dissimili dalle mie.Vorrei esprimere un mio parere circa i referendum. Io personalmente andrò a votare e voterò quattro sì. La Legge 40 è a mio avviso una legge incivile e incostituzionale e sarebbe opportuno riscriverla da capo tralasciando i fondamentalismi ideologici e religiosi da entrambe le parti. La scelta di astenersi è stata un grave errore, anche se i quesiti non passeranno, comunque la legge sarà modificata nel senso proposto dai referendum perché è illogico che nello stesso ordinamento giuridico si dia all’embrione più diritti del feto stesso! Credo che chi avrebbe voluto davvero difendere la legge avrebbe dovuto fare una massiccia campagna per il No perché sarebbe stato l’unico modo per blindare davvero la legge. Non a caso questa è stata la proposta iniziale del giurista di curia della Cei card. Pompedda. Credo che la battaglia di fondo vada oltre i contenuti di questo dibattito e coinvolga direttamente l’annoso confronto fra stato laico e potere temporale della chiesa. Questo è un altro buon motivo per votare e votare quattro sì, per l’emancipazione del nostro paese e per il bene stesso della chiesa affinché cresca. Andrea Carosino – Taranto Pubblichiamo, anche se con ritardo, la sua lettera perché rispettiamo la sua posizione, anche se il nostro giornale ha svolto una riflessione che ha portato a conclusioni opposte alle sue. Pure a noi piace confrontarci civilmente. Grazie per la sua franchezza. CHIEDO UN PO’ DI COERENZA Negli ultimi anni ho sempre disertato i referendum per salvare il principio che le leggi si fanno e si modificano in parlamento.Altrimenti che senso ha eleggere i parlamentari? A maggior ragione mi asterrò dal prossimo referendum che vorrebbe praticamente annullare una legge sulla fecondazione assistita che, ricordiamolo bene, fu votata da una forte maggioranza trasversale. Io credo che ci siano dei valori al di sopra dei princìpi religiosi e politici che tutti dovremmo rispettare, Ma come giustamente dice uno dei più noti scienziati di bioetica Angelo Vescovi (ateo dichiarato) c’è troppa gente che si è arricchita con la fecondazione assistita. E pur di difendere i loro interessi usano tutti i mezzi possibili per ingannare le persone. A chi rimprovera ai cattolici l’invito all’astensione dal prossimo referendum dovremmo ricordare che in altre occasioni l’invito alla diserzione veniva proprio da loro. Grato per un po’ di spazio su Città nuova. Simone Rossi LA SCELTA DEL MALE MINORE Sono un cattolico 55enne, impiegato statale, conosco Città nuova, ho letto al n° 10 l’articolo di Antonio Maria Baggio sul referendum sulla fecondazione assistita. Spiace che anche qui si parla di legge condivisibile, ecc., come anche in molti pieghevoli affissi davanti alle nostre parrocchie, da parte di Scienza e Vita, quando la fecondazione assistita è totalmente contraria alla morale cristiana, non può imitare la fecondazione naturale, il 95 per cento degli embrioni così prodotti muoiono, fra il 5 per cento dei bambini che riescono a nascere la percentuale di loro affetti da menomazioni è molto più alta rispetto ai concepiti in modo naturale. Francesco Agasso – Moncalieri La legge 40/2004 è condivisibile nei princìpi ispiratori, che intendono tutelare tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito; ma non è eticamente condivisibile in tutti i suoi contenuti. In alcuni punti essenziali non coincide con la dottrina cattolica, e quello ricordato dal sig. Agasso è il più importante: la vera tutela del concepito si ha, infatti, rinunciando alle tecniche di procreazione artificiale che lo mettono in pericolo. La scelta di difendere la legge viene dalla considerazione che non è stato possibile ottenerne una migliore; i cattolici che l’hanno votata o sostenuta si sono mossi nell’ottica di ridurre il danno maggiore che una legge diversa – o l’assenza di legge – avrebbe comportato. ANCORA SUL NON VOTO La scelta di non votare, adottata dal comitato Scienza & Vita, e condivisa da Città nuova, ha subìto l’accusa di essere una scelta dettata dalla furbizia; in questo senso si sono espressi anche alcuni nostri lettori, ai quali rispondiamo come segue.All’inizio della campagna, alcuni esperti nella formazione dell’opinione pubblica e del marketing politico avevano consigliato al Comitato Scienza & Vita di scegliere il non voto, a condizione di non fare una campagna: state zitti, era il consiglio, e non raggiungeranno il quorum. Il difetto di questo consiglio era, appunto, proprio quello di essere furbo. Purtroppo, tutti noi che abbiamo lavorato alla campagna, siamo gente che ha una faccia sola, che dobbiamo usare anche il giorno dopo i referendum, e sappiamo anche che la furbizia non basta per attraversare l’esistenza. È stata fatta la scelta meno facile: quella di non votare – con tutte le difficoltà che comportava spiegarlo – e di condurre una campagna intensa di informazione: l’esatto contrario della furbizia perché, in questo modo, abbiamo fatto interessare alla questione e abbiamo fatto venire la voglia di votare anche a cittadini che, senza di noi, si sarebbero disinteressati dell’argomento. Inoltre, è vero che la scelta di non votare, da una parte, è vantaggiosa perché si avvale di tutti quelli che abitualmente non votano; ma, dall’altra, è rischiosa perché, se il quorum fosse stato raggiunto, avrebbero sicuramente vinto i sì, anche se sono una minoranza sul totale dei cittadini, proprio perché la stragrande maggioranza dei difensori della legge 40/2004 avevano optato per non votare.Abbiamo compiuto la scelta che ci è sembrata politicamente più coerente con la posizione di chi vuole mantenere la legge attuale, lasciando ai suoi avversari l’onere di dimostrare che nel paese esiste una maggioranza diversa: maggioranza che non esiste, come i risultati hanno reso chiaro a tutti. E, in realtà, la scelta del non voto, proprio per la necessità di venire spiegata e motivata, per la necessità di dover comprendere meglio gli strumenti della democrazia e il loro uso più adeguato, ha determinato un approfondimento della conoscenze democratiche e una crescita della coscienza politica. Sono convinto che la linea del non voto ha vinto quando migliaia di cittadini sono scesi in strada con i loro banchetti e volantini, e hanno parlato con i passanti, con i vicini di casa, con chi andava a fare la spesa: hanno messo la loro faccia, la loro storia e la stima di cui godono presso i loro concittadini, al servizio di questa causa; hanno messo a disposizione ben più dei dieci minuti dati da coloro che sono andati a votare. DOPO IL REFERENDUM Com’era prevedibile, la vicenda referendaria appena conclusa, che ha visto la chiara posizione presa in proposito da Città nuova, ha dato esca ad una vivace corrispondenza da parte dei nostri lettori. Così numerosa che non può certo essere contenuta in questa rubrica. Tuttavia abbiamo cercato di offrire all’argomento più spazio possibile dedicandogli per intero le due pagine di questo numero.