La posta del direttore
ESSERE PIÙ OBIETTIVI IN POLITICA? A proposito della lettera Consensi e dissensi, e pertanto sulla questione della posizione politica del giornale, non posso fare a meno di dire la mia. Leggo Città nuova da tempo e l’apprezzo per il messaggio di unità e di ideale cristiano che porta avanti. Non trovo affatto che sia schierato a sinistra come sostengono alcuni, ma lo trovo piuttosto obiettivo in particolar modo quando affronta le questioni di politica. Apprezzo in particolare la coerenza e l’autenticità con cui il giornale si sforza di essere in sintonia con lo spirito e le idee che professa e questo lo si evince anche dal tipo di pubblicità che in esso si trova. Una pubblicità pulita e coerente con lo spirito cristiano, ben lungi dalle solite pubblicità commerciali e molto spinte di oggi. Pertanto auguro che il giornale continui sempre su questa linea perché mi sembra autentica ed è per tutti noi un veicolo di unità. Luciano lacono – Ragusa È ovvio che il giornale apparirà collocato a destra o a sinistra a seconda della posizione assunta da chi lo legge. Per questo accettiamo le critiche dei nostri lettori sia che provengano da destra che da sinistra. Come pure di non censurare chi scrive anche se talvolta vengono espressi giudizi pesanti che non condividiamo. Tenendo conto però che la linea del giornale non è quella di schierarsi partiticamente, ma di rispettare i fatti. Accettando, quando serva, anche di correggerci. Politica sì, allora, senza scendere nell’agone partitico. PERCHÉ NON AMO IL TELEFONINO Anche se mi vergogno un po’ a dirlo, pur ritenendomi una persona normale (sono moglie di uno statale e madre di due ragazzi), non amo il telefonino. Appartengo a quella esigua minoranza di cittadini che per fare una telefonata vorrebbe ancora usare il telefono pubblico. Alcune amiche mi dicono che il mio è un atteggiamento da snob. Ma io non credo di essere così raffinata. La ragione per la quale non amo il cellulare è molto più semplice: non mi piace. Il telefonino squilla a scuola, al cinema, al supermercato, al bar, a teatro, in chiesa. Squilla al ristorante e tutti i clienti, simultaneamente, sfoderano il proprio cellulare. E invece, è quello del cameriere. Il telefonino squilla in volo e l’aereo rischia la catastrofe. La gente, oramai, arriva anche a dormire con il telefonino vicino il cuscino, come fa, del resto, il mio primogenito Gabriele. L’unico vizio che il telefonino non asseconda è l’avarizia. Perché ci fa spendere molto di più di quanto spendevamo prima, usando il vecchio telefono. Ma è dal punto di vista macro-economico che il telefonino diventa un vero danno sociale. Infatti da quando ci sono i telefonini, si studia poco, si lavora distrattamente e si produce sicuramente di meno. Perché siamo sempre al telefono per dire, molto spesso, parole inutili. Non dimentichiamoci poi, che, mentre conversiamo, veniamo ascoltati da poliziotti, giudici, agenti segreti, radioamatori e semplici impiccioni, che vivono con l’orecchio incollato ai loro apparecchi d’intercettazione . Simonetta D’Ippoliti – Lido di Ostia La lettera continua nello spietato elenco, ma già così basta e avanza per convincere delle sue buone ragioni. Forse siamo in molti a pensare queste cose senza però agire di conseguenza. A pensarci bene, anche il telefono di casa, quando divenne di uso comune, da un lato ci agevolò nel disbrigo di tante mansioni, ma al tempo stesso condizionò il nostro quieto vivere. Lo stesso si può dire dell’automobile. Impiegavamo meno tempo quando andavamo al lavoro in bicicletta. Per non parlare degli estenuanti incolonnamenti per il rientro domenicale che ci fanno rimpiangere di non aver rinunciato alla scampagnata. Però, a pensarci bene, a qualcosa potremmo rinunciare con un po’ di autodisciplina limitando l’abuso di quei mezzi oggi divenuti indispensabili.Allora ne apprezzeremo di più anche l’uso corretto per il quale sono stati pensati. IL BISOGNO DI UN PADRE Guardo le immagini diffuse in tutto il mondo in questi giorni dai media per la morte del nostro papa. Sapendo quanto le sue parole non siano sempre state ascoltate, capite, e quante critiche, anche pesanti abbiano sollevato, mi viene da pensare che pure lui, come Cristo nella sua ultima ora tutti ha attirato a sé. Ma cosa leggere nei volti delle persone giunte a Roma per l’ultimo incontro o riunitesi in preghiera nelle chiese di tutto il mondo? Al di là dell’emozione credo di cogliere il bisogno dell’uomo, di ogni uomo, credente o no, di andare oltre gli schemi della ragione alla ricerca del suo vero essere, e Giovanni Paolo II ha evidenziato che l’uomo di oggi ha uno struggente bisogno di un padre, del Padre. Cristina Ala -Torino LA SPERIMENTAZIONE SUGLI EMBRIONI Uno dei punti più contestati sulla legge della fecondazione assistita è il divieto di sperimentazione sugli embrioni. Solo a campagna referendaria terminata ho avuto modo di leggere una intervista al prof.Vescovi (esperto di bioetica,agnostico e non certo talebano) il quale dice: In molti paesi la sperimentazione scientifica sulle cellule staminali embrionali va avanti da più di 10 anni, ma di risultati concreti per ora non ce ne sono. Quindi è falso che la legge in vigore in Italia proibisce un possibile e straordinario successo medico, cioè la cura di malattie incurabili. Ci sono invece delle valide alternative molto più promettenti. Allora perché sottrarre risorse alle tecniche che funzionano per inseguire una chimera? Lo spiega il prof.Vescovi: …Le tecniche di clonazione ed estrazione delle staminali embrionali sono tutte coperte da brevetti che diventerebbero carta straccia se le alternative, come il processo ideato da Trouson, diventassero realtà terapeutica…. Insomma – business is business – altro che il bene dell’umanità e il progresso della scienza!. Ciro Rossi Condivido quanto lei scrive. È significativo che uno scienziato di valore qual è il prof.Vescovi, che si definisce agnostico, sostenga le idee che lei riporta. È una ulteriore dimostrazione che la campagna attualmente condotta dal comitato Scienza & Vita non è basata solo su princìpi di fede, ma anche su un rispetto della verità cui può giungere anche chi si lascia condurre da una retta ragione. NON ABBIATE PAURA La grande piazza bianca è ancora gremita di gente./ Aspettano,/ si sentono orfani abbandonati./ Nelle vie lo cercano con infinito amore,/ i volti tristi si scontrano/ con la dolcezza che lui ha donato senza riserve./ Intorno si posa il silenzio,/ una lacrima scende lasciando spazio al dolore/ che invade il cuore ma non ferisce./ E ancora una volta/ la sua benedizione scende sopra il mondo come una carezza,/ la sua voce risuona nei nostri cuori/ Non abbiate paura. Spalancate le porte a Cristo!. Sono parole nate dal cuore e sarebbe mio desiderio poterle comunicare. Credo possano essere condivise ed appartenere a tutti. Giancarlo Turato CI SARÀ MAI UNA POLITICA DI VERA SOLIDARIETÀ? Sono abbonato da molti anni alla vostra rivista che trovo istruttiva, e soprattutto imparziale.Tenendo presente tutto questo, mi è venuta la voglia di chiedere se è giusto che in Italia ci sia chi prende una pensione di 420 euro al mese, e chi invece 20 volte tanto. Perché tanta sperequazione? Sia chiaro che non pretendo che la pensione sia uguale per tutti. Gli onorevoli, ultimamente, mi pare si siano aumentato lo stipendio di 1350 euro, come se gli euro fossero noccioline. Invece di aumentarselo, non potevano ridurselo un po’, vista la crisi che c’è? Avrebbero con ciò dato un buon esempio di solidarietà a chi di sacrifici ne ha fatti per tutta la vita. Questo vuole essere solo uno sfogo, perché ormai è chiaro che tutti i governi di qualsiasi colore non pensano alla gente, ma solo a sé stessi, al partito e ai vari gruppi industriali; cioè chiunque ci governa fa solo e soltanto quello che le varie lobbies comandano. Non c’è e non ci sarà mai una politica di solidarietà. Di una cosa sono certo: io lavoro dall’età di 12 anni, ora ne ho 72 e continuo a lavorare e devo ancora lavorare altrimenti con la pensione non si campa. Dimenticavo di dire che sono un ex coltivatore diretto. Pasquale Lauriola – Manfredonia L’intestazione della nostra rivista porta impressa l’esigenza di una Città nuova già intravista in cui, come il canto delle prime Mariapoli intonava, speziali e deputati son già parificati. Non si tratta, dunque, di sminuire la realtà delle cose perché l’ineguaglianza è evidente a tutti, è il segnale più eloquente di un sistema che rischia l’involuzione. Basti pensare alle liquidazioni milionarie del top management di aziende notoriamente in crisi. A proposito dei parlamentari, bisogna riconoscere che la pratica politica ha un costo così alto che solo i più abbienti potrebbero sostenere. Per tale motivo il compenso degli eletti dovrebbe dare ai rappresentanti del popolo uno status che garantisca autonomia da poteri esterni. Una scelta di giustizia può nascere in politici autentici che non possono pretendere di legiferare senza, ad esempio, prendere i mezzi pubblici o stare in lista di attesa presso una Asl o rendere conto dell’uso dei soldi ricevuti per esercitare un servizio al bene comune. Questo per evitare di rimanere ostaggi di un meccanismo senza controllo che produce caste ed élites, assieme tuttavia a facile consenso. La fraternità come esperienza vissuta diventa il termine di paragone capace di sostenere il principio di uguaglianza senza svilire la libertà. Non è un gioco di equilibrio. È la sfida che vogliamo documentare con questo giornale perché lo abbiamo visto accadere e continuamente riaccadere.