La posta del direttore
CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE A proposito del non facile dialogo con l’Islam, mi permetto di inviarvi questi pensieri suggeritimi dalla lettura della rivista Popoli. Da diversi anni l’attenzione dei media sul Medio Oriente ha messo a fuoco il conflitto israelopalestinese, i diversi episodi di violenza provocati dagli integralisti islamici e, da ultimo, soprattutto la guerra in Iraq, trascurando di parlare delle enormi tragedie umane riguardanti le diverse comunità cristiane o di altre minoranze la cui sopravvivenza è gravemente compromessa. Basti pensare ai copti dell’Egitto, ai maroniti del Libano, ai caldei dell’Iraq, ai melchiti della Siria, ma anche, andando più indietro nel passato, agli armeni della Turchia. Pochi sanno che il maggior numero di rifugiati provenienti dal Medio Oriente non è costituito dai palestinesi e neppure dagli ebrei provenienti dai paesi arabi dell’Iran, ma dai cristiani di cultura araba, aramaica, armena o greca costretti dagli eventi ad un esodo forzato. Si tratta infatti di quasi dieci milioni di persone costrette – dalla Prima guerra mondiale ad oggi – ad abbandonare le loro case e ad emigrare. Ancora oggi i palestinesi cristiani di Betlemme conoscono un esodo silenzioso che dura da più di mezzo secolo, cacciati dalla guerra e dalla pressione dell’Islam. A.B. – Gorizia Purtroppo, la drammatica situazione dei cristiani delle varie denominazioni in Medio Oriente è poco nota. Di loro si parla solo di quando in quando con un interesse quasi esclusivamente storico-letterario, mentre la loro decimazione è ancora in atto, anzi ha conosciuto di recente un aggravamento. Soprattutto, delle minoranze cristiane sembra non si tenga alcun conto quando drammatici avvenimenti, come l’attuale conflitto in Iraq, rischiano di compromettere irrimediabilmente la loro sopravvivenza anche là dove coabitavano pacificamente con i musulmani. Nello stesso tempo mi sembra utile sottolineare come il piccolo- grande eroismo di tanti cristiani tenga accesa la speranza di una coabitazione pacifica tra fedeli di religioni diverse, così essenziale per poter tendere ad un mondo meno conflittuale. È un segno di profezia la presenza nel mondo musulmano di questo piccolo resto di cristiani, e perciò va sostenuta con ogni sforzo da tutti gli altri seguaci di Gesù Cristo nel mondo. IL MARTIRIO DEL FUMO PASSIVO Non volendo assolutamente polemizzare e, anzi, divertito dalla verve ironica dell’articolista sul pro-fumo di santità, non posso tuttavia tacere alcuni pensieri che ha stimolato in me. Sono nato in una famiglia col papà fumatore (pipa e sigarette) e ciò fin da piccolo ha sviluppato in me un senso innato di repulsione al fumo. Papà non mi ha mai chiesto se la cosa mi desse fastidio e, tanto si fosse in casa quanto in automobile, il fumo riempiva i nostri momenti insieme. A 11 anni ho la mia prima crisi asmatica e nonostante ciò intorno a me l’aria continua ad essere inquinata dal fumo. Anni del liceo: mi assale con angoscia il ricordo dei servizi igienici della scuola: vere camere a gas. Fortuna che in quegli anni praticavo la pesca subacquea e in quegli ambienti saturi di fumo praticavo l’apnea. Gli anni dell’università mi riportano a mente il pendolarismo ferroviario e gli inevitabili vagoni non fumatori affumicatissimi. Si arriva agli anni dell’ingresso nel mondo del lavoro e qui si ricomincia con la nebbia, visto che il mio capo ufficio e buona parte dei colleghi, non chiedendomi certo se la cosa mi dia fastidio, fumano senza ritegno. Dieci anni dopo il mio capo ufficio, al quale ho voluto bene come ad un secondo papà, morirà per una serie di aneurismi dell’aorta. Pare che il fumo, e lui fumava oltre un pacchetto al giorno, gli abbia dato una bella spintarella. Oggi ho 42 anni, sono felicemente sposato, ho tre figli, da 4 anni ho scoperto di avere la sclerosi multipla (di cui non si conosce la causa e per cui nulla, quindi, può essere escluso ) e continuo, nonostante la legge, a vive- re in un ufficio pubblico dove tanti colleghi fumano senza preoccuparsi. Ho approfondito nel frattempo qualche elemento di ascetica ma, per ciò che mi riguarda, la mia esperienza continua ad avere il pro-fumo del martirio. Antonio Piangiolino Acquaviva delle Fonti (Ba) LE DODICI STELLE DELLA BANDIERA EUROPEA Desidererei sapere se fonte ispiratrice della bandiera europea voluta dai tre grandi statisti cattolici Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi sia stata la simbologia mariana che propone la Madonna coronata da dodici stelle. Valeriano Poloni – Crema Personalmente ritengo che le 12 stelle rappresentate al centro del vessillo europeo e quelle del diadema mariano siano frutto non tanto di un preciso pensiero maturato dai grandi statisti cattolici che tanto hanno fatto per varare l’Unione europea, quanto di una più o meno intenzionale opera del grafico che disegnò la bandiera. Comunque questa coincidenza è stata notata e sottolineata da molti, persuasi, come del resto lo sono io stesso, che in tutto ciò che accade non è vietato leggere un significato che va al di là della prima contingenza; e in questo caso che, oltre al patrocinio dei santi patroni assegnatole dalla chiesa (Cirillo e Metodio, Benedetto e Caterina da Siena), l’Europa, che ha dedicato a Maria i suoi templi più belli, possa ben sentirsi sotto la protezione della Madre di Dio, cui anche questo papa l’ha affidata. L’augurio è che ne sappiamo trarre profitto, visto che i suoi statisti attuali sembrano orientati assai diversamente dai grandi fondatori dell’Unione. CON CITTÀ NUOVA RESPIRO MEGLIO Questa settimana sono a letto con l’influenza. Mi sembra che le giornate siano lentissime, e non sempre riesco a riempirle in modo proficuo. Mi sono accorta di quanto è facile inquinarsi l’anima indugiando pigramente davanti alla tv o sfogliando giornali di moda e pettegolezzi… Per fortuna ho rimediato recuperando i numeri dei mesi scorsi di Città nuova che non avevo letto. Che balsamo rigenerante! Volete ridere? Con il naso chiuso per il raffreddore, Città nuova produce un effetto fumenti. Sapete perché? Perché man mano che leggo certi articoli mi commuovo e di conseguenza gli occhi lacrimano e pure il naso, liberandomi il respiro. Meglio del Vicks! Solo che questo libera anche l’anima! Ok, vi abbraccio tutti. Una giovanissima lettrice di Milano UCRAINA FRA EST E OVEST A proposito delle vicende elettorali dell’Ucraina, credo che fosse senz’altro necessario sottolineare la volontà popolare di condurre pacificamente un paese nell’alveo di una democrazia più autentica. Credo però che le vostre analisi pecchino spesso di ottimismo non giustificato che non facilita l’identificazione di quelli che possono considerarsi veramente come segni positivi. Cominciamo dalla figura di Viktor Yuschenko, accusato mentre era presidente della Banca Nazionale ucraina di deviare centinaia di milioni di dollari a favore di amici e parenti, dollari lavati poi all’estero grazie alla rete bancaria segreta ereditata dal regime sovietico (vedi comunicato stampa del FMI del 4.5.00 e molti altri autorevoli riscontri). In merito all’appoggio occidentale e statunitense al processo elettorale ucraniano, in parte dovuto senz’altro al desiderio di consolidare il processo democratico di questo paese, credo però che non possiamo evitare di segnalare anche quanto accade dal punto di vista geopolitico in questo scacchiere: e cioè l’obiettivo strategico di sottrarre al dominio petrolifero russo un punto di passaggio, quale è l’Ucraina, per gli oleodotti provenienti dal Caspio che puntano verso ovest (Odessa). Fin dal 1998, per ammissione del governo statunitense, è in atto una strategia che cerca di eliminare il monopolio russo che domina il trasporto di grezzo prodotto nella regione. Inoltre, l’Ucrania fornisce le basi alla metà della flotta russa nel Mar Nero; averla dalla parte occidentale non è male, in questioni di politica militare. Ovviamente, niente prova un legame diretto tra la questione elettorale ucraniana e le questioni geopolitiche accennate, ma stiamo parlando del paese che ha invaso l’Iraq facendosi beffe della comunità internazionale anche e soprattutto per assicurarsi il controllo del petrolio in una regione-chiave come il Medio Oriente. E la regione Caspio-Mar Nero è la seconda zona-chiave a livello planetario in merito all’approvvigionamento energetico. Alberto Barlocci – Buenos Aires Nessuno ha mai messo in dubbio che gli interessi legati al petrolio abbiano giocato un ruolo preponderante nella guerra in Iraq, anzi lo abbiamo detto senza riguardi. E certamente avere l’Ucraina meno legata al carro di Mosca farà piacere agli Stati Uniti che si saranno dati da fare non poco per aiutare Yuschenko.Aggiungo pure che il passato del nuovo leader ucraino non è per nulla adamantino. E anche di questo si è parlato nell’articolo. È anche vero però che dall’altra parte si è brigato ancora di più, come dimostrano i brogli delle prime elezioni e il tentato avvelenamento di Yuschenko. Si capisce bene come la Russia abbia mal digerito lo spostamento dell’asse preferenziale dell’Ucraina verso l’Unione europea. Tanto è vero che Yuschenko, pur dichiarandosi aperto verso l’Europa, si è affrettato a tranquillizzare Mosca, cui è legato per le forniture energetiche, e soprattutto perché tanti russi vivono in Ucraina. Il positivo delle elezioni in Ucraina mi pare comunque consista nel fatto che in quel paese ed in Europa esistono, oggi più di prima, mani tese fra est e ovest. E ciò dovrebbe ammorbidire, anziché acuire la concorrenza e la diffidenza fra Russia e Stati Uniti. Col tempo, naturalmente, soprattutto se l’Europa diventerà l’interlocutore privilegiato dei suoi vicini slavi. In questa prospettiva vedo positivamente il ruolo dell’Ucraina. Peccherò di ingenuità, ma preferisco restare ottimista.